Robert De Niro by Nathan Congleton su licenza CC BY-NC-SA 2.0
Robert De Niro ha recitato almeno in uno dei vostri film preferiti. È quasi un dato di fatto, considerando che dagli anni Sessanta a oggi ha preso parte a oltre cento film, alcuni dei quali veri capolavori della storia del cinema. E non è un termine usato a sproposito, quando si parla di Taxi Driver, Toro Scatenato, Il Padrino, Il cacciatore…
Cinquant’anni di carriera di Robert De Niro
Figlio d’arte, padre e madre entrambi dediti a pittura e poesia, si dedica molto giovane alla recitazione, diventando uno degli allievi più noti di Lee Strasberg e Stella Adler. È quindi un attore del metodo Stanislavski, come spesso viene ricordato in occasione dei suoi ruoli più celebri: si immerge dentro le psicologie dei personaggi. Per Taxi Driver iniziò a parlare con marcato accento del Midwest e ottenne una vera licenza da tassista a New York. Per New York, New York, con Liza Minelli, imparò realmente a suonare il sassofono per apparire più credibile.
Ogni ruolo ha progressivamente arricchito l’immagine di Robert De Niro, nutrendosi al contempo della sua inconfondibile mimica, della sua gestualità, di un carattere innato e immutato. Da un certo punto di vista è impossibile separarlo dai grandi ruoli gangster pensati su misura per lui da Martin Scorsese. Da Jimmy di Quei bravi ragazzi all’ultimo Frank di The Irishman, passando attraverso, naturalmente, il ruolo del giovane Vito Corleone per Coppola o di Al Capone negli Intoccabili di De Palma. Eppure non è nemmeno difficile pensare De Niro in altri panni, dal comico al drammatico.
È così radicato nel nostro immaginario che a volte ci sorprende ritrovarlo in forme e modi inaspettati nel presente. È ciò che è successo a me, per esempio, guardando Joker di Todd Phillips. Il palese riferimento a Re per una notte o le numerosissime micro-citazioni di Taxi Driver mi sono esplose davanti agli occhi solo a film terminato, lasciandomi di fatto senza parole. Mi sono resa conto in quel momento, infatti, di come Travis Bickle si fosse trasformato nella mia mente in un archetipo, in cui avevo automaticamente (quindi senza rifletterci) incasellato anche il personaggio di Joaquin Phoenix.
Le prime volte di Robert De Niro
Mean Streets, il primo film di Scorsese in cui recita un Robert De Niro semi-sconosciuto è già il dodicesimo della sua carriera, nel 1973. Le prime apparizioni in assoluto – e di solito non accreditate – risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando l’attore era tra le comparse di Tre camere a Manhattan (1965) e I giovani lupi (1968) di Marcel Carné. E nonostante sia già particolare il fatto che un allievo dell’Actors’ Studio abbia esordito con un affermato regista francese, la storia del debutto di De Niro è ancora più complessa.
È infatti Oggi sposi di Brian De Palma il film che segna il suo ingresso su un set. Il film, però, fu girato nel 1963 e distribuito solo nel 1969, persino dopo Ciao America! (1968), in cui De Niro ottiene la prima parte da co-protagonista. Fu però grazie a Mean Streets e alla sua memorabile interpretazione, che ottenne subito dopo la parte ne Il padrino – Parte II, e il resto è storia.
Oltre la fama: teatro e regia
In cinquant’anni di carriera non si è dedicato, tuttavia, esclusivamente alla recitazione cinematografica. Pochi sanno, forse, che ha recitato a teatro per circa vent’anni, fino al 1986, senza raggiungere chiaramente la stessa fama ottenuta con i film. Come spesso accade nel mondo del cinema, ha inoltre provato a stare contemporaneamente davanti e dietro la macchina da presa, sperimentando la regia. La sua opera prima fu Bronx, nel 1993, un omaggio alle sue origini italoamericane e al filone gangster ad esse riconducibile. Il soggetto di questo crime drama, particolarmente apprezzato dalla critica, fu tratto da A Bronx Tale, celebre pièce teatrale di Chazz Palmintieri, che recita anche nel film con De Niro.
Il secondo e per il momento ultimo esperimento dietro la macchina da presa fu poi nel 2006 con The Good Sheperd – L’ombra del potere. I protagonisti sono senza dubbio Matt Damon e Angelina Jolie, ma De Niro non a rinuncia una piccola parte. L’idea iniziale riguardo questo progetto era quella di una trilogia. Si è parlato a lungo di un possibile sequel, o persino di un ripensamento del format in serie tv. De Niro avrebbe dovuto dirigerne il pilot ma sono anni che comunque tutto tace su questo fronte. Sarebbe comunque interessante vederlo cimentarsi in un ulteriore ambito dell’industria dello spettacolo e “sfidare” il colosso della serialità televisiva.
Altre frontiere del cinema per De Niro
Si può dire infatti che finora Robert De Niro abbia davvero fatto di tutto, persino il doppiatore. I seguaci più appassionati sapranno già, infatti, che è stato uno dei personaggi animati di Shark Tale, accanto a Martin Scorsese e Will Smith. In veste di doppiatore, inoltre, è legato a uno dei più grandi artisti italiani: è la voce di Massimo Troisi nella versione statunitense di Il postino. E se non lo sapevate scommetto che ora siete curiosi di vedere (e ascoltare) questa strana combinazione.
Infatti, nonostante in Italia siamo abituati, purtroppo, a sentire su di lui la voce di Ferruccio Amendola (o più recente) di Stefano De Sando, la vocalità, il timbro e l’espressività di Robert De Niro sono inconfondibili, parte essenziale e irripetibile del suo stesso talento.
De Niro, interprete del suo presente
Negli ultimi anni Robert De Niro è stato spesso criticato per aver accettato di partecipare a film mediocri. I cinefili puristi spesso non gli perdonano le commedie grottesche o gli action movie in cui in qualche modo scimmiotta se stesso. Probabilmente le critiche più aspre sono arrivate dopo Nonno scatenato (2016), che in effetti è un film delirante e volutamente stupido. È però anche un’estrema dichiarazione di libertà da parte del grande attore. Una dichiarazione che non arriva nemmeno all’improvviso. Nel tempo De Niro ha infatti ricercato ruoli leggeri, come a voler sgretolare l’immagine ieratica di sé che i capolavori del passato gli avevano conferito.
Oggi i grandi film di cui è stato protagonista ci sembrano quasi dei monumenti, opere intoccabili e maestose, pensate per lasciare un segno nella storia del cinema. Ma non è propriamente così. De Niro nasce artisticamente insieme alla New Hollywood, insieme ai “movie brats”, i ragazzacci che rivoluzionano il cinema classico degli studios. De Palma, Scorsese e Coppola lo scelgono come volto del loro nuovo cinema, ricordandoci che De Niro ha sempre recitato nello spirito del (suo) presente, non in vista dell’immortalità. E ancora oggi fa lo stesso, anche se con il peso della sua grande carriera alle spalle.
Da Cape Fear a oggi
Dopo Cape Fear – Il promontorio della paura (1991) Robert De Niro fu quasi dimenticato dalla critica per vent’anni. Eppure ha continuato a recitare ininterrottamente. La sua carriera è stata in certo senso spezzata in due, per ragioni contingenti. Il talento di De Niro infatti rimane immutato, ciò che cambia sono solo i contesti e soprattutto i registi. Una nuova fase della sua carriera, almeno per la critica, si è aperta tra il 2012 e il 2013, con il ruolo di Pat Solitano Senior ne Il lato positivo di David O. Russell. Nelle vesti un po’ bizzarre di padre di famiglia De Niro ottiene infatti la prima (e ultima) nomination agli Oscar dopo ben ventun anni, se si esclude quella come produttore per The Irishman.
Conoscendo a fondo il mondo del cinema, infatti, De Niro nel tempo si è dedicato anche a progetti più impegnativi, dal punto di vista della produzione e del circuito dei festival. Negli anni è diventato sempre più prestigioso, per esempio, il TriBeCa Film Festival, da lui fondato dopo l’11 settembre 2001 per far rinascere la comunità intorno alle zone di Manhattan colpite dalla tragedia.
Dopo Amsterdam, sempre di David O. Russell e pochi altri titoli, una nuova grande occasione per vederlo sul grande e piccolo schermo è Killers of the Flower Moon, il film di Martin Scorsese presentato a Cannes lo scorso maggio 2023 e adesso disponibile in streaming su Apple TV+.