Roman Polański - The Tragedy of Macbeth
Roman Polański - The Tragedy of Macbeth

Silenzi pressanti, interrotti da grida forsennate sul campo di battaglia. Magia nera, efficace nella polvere e nel sangue, lavato via a forza da mani ormai macchiate fino all’eternità. L’oscurità dell’opera di Shakespeare si riversa nelle atmosfere cupe del Macbeth realizzato da Roman Polanski (1971).

Il circolo vizioso del potere che causa una serie di efferati omicidi per conquistare il trono trova forma attraverso il dramma personale della coppia di sovrani, sprofondati irreparabilmente in una prospettiva distruttiva senza possibilità di ritorno.

La verità sgranata e la pelle stanca

Macbeth (Jon Finch) e Lady Macbeth (Francesca Annis), per la prima volta “umani” e terreni in una rappresentazione cinematografica della celebre tragedia pubblicata nel 1623. In una storia proiettata nel futuro politico della Scozia, il passato magico e fantastico ha ancora il potere di manovrare gli animi e la mente di chi per la sete di potere potrebbe perdere la ragione (e non solo).

L’interpretazione di Polanski, reduce proprio in quel periodo dal più grande lutto personale della sua vita (anche lì il “magico” ha avuto un ruolo ben definito), è la più realistica e cruda mai apparsa sul grande schermo prima di quel momento. Attraverso il cambiamento, prima esteriore e poi interiore dei personaggi, il lungometraggio è ancora oggi una delle trasposizioni più efficaci e misteriose del testo originale. Inizialmente i due sposi sono giovani, innamorati; proseguendo con la visione i loro volti si trasformano, come se invece dei minuti passassero anni. Segnano il loro viso e la pelle diventa stanca, sbiadita. Invecchiano e marciscono sotto il peso delle loro scelte, annegando nel peccato.

La musica che sentiamo

Quale migliore colonna sonora se non un “tappeto” di progressive inglese? I Third Ear Band realizzano brani indimenticabili contaminando sonorità proprie della musica tradizionale scozzese, elementi di musica indiana e jazz. Come nella perfetta tradizione del genere musicale la diversità delle ispirazioni presenti confluisce in un risultato avvolgente ed ipnotico, lasciando che lo spettatore (ascoltatore) viaggi nel tempo e nello spazio.

La grana della pellicola vi assorbirà e dopo averlo visto, non penserete più alle vicende di Macbeth come distanti da voi, o dal vostro tempo.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.