Romeo and Juliet, Dire Straits - Credits: web

Bastano pochi secondi di ascolto per riuscire a immergersi nel mondo dei due innamorati più celebri della letteratura inglese (e non). Per vivere in poco più di sei minuti una storia d’amore reinterpretata in chiave moderna e anche ironica. Il nostro Romeo è infatti una figura goffa, “che si rende ridicola, perché quando una ragazza non ne vuole sapere non c’è niente da fare”.

La canzone di cui stiamo parlando è la colonna sonora di generazioni di ragazzi e ragazze. Da un lato rispecchiatisi nel disperato e malinconico Romeo, dall’altro nel cinismo e nella maturità di Juliet nell’oltrepassare un amore finito. Vi è però un background che vale la pena conoscere per capire come il brano, firmato Dire Straits, ad oggi rimanga indimenticabile e indimenticato.

Romeo and Juliet, background della celebre ballad

Romeo and Juliet è la seconda traccia di Making Movies, terzo album in studio della rock band britannica. Fu registrato nel giugno del 1980 ai Power Station di New York e prodotto dalla Vertigo Records. Il brano si prefigura come una classica ballad della letteratura inglese. Ne presenta le più importanti caratteristiche, come metrica regolare, classica struttura strofa-strofa-ritornello e presenza di una sorta di dialogo tra i due personaggi.

“An happy accident”: come è nato il riff iniziale

I always get people say ‘How did you do that?’ And It’s really just a kind of happy accident. Difficile da credere, ma uno dei riff più famosi della storia della musica è nato per caso. Dalle parole di Mark Knopfler stesso, è nato giocando su un giro country di FA, cercando il perfetto intro che potesse far da cornice al testo che già aveva preso forma. 

Risalta subito all’orecchio l’inconfondibile suono metallico e nasale della chitarra resofonica (una National Style O-14 Fret del 1937), strumento simbolo di Knopfler, utilizzata anche in successi come, per citarne alcuni, Telegraph Road, Wild West End, Portobello Belle e presente nella copertina degli album Brothers in Arms, Sultans of Swing: The Very Best of Dire Straits e Real Live Roadrunning.

Chitarra resofonica sulla cover di Brothers in Arms (1985) - Credits: web
Chitarra resofonica sulla cover di Brothers in Arms (1985) – Credits: web

Temi e struttura musicale del brano

Due sono i particolari che rendono ancor più interessante questo brano. Innanzitutto l’accordatura dello strumento in open G. Le sei corde della chitarra solitamente a vuoto suonano MI, SI, SOL, RE, LA, MI (e-B-G-D-A-E). Qui diventano invece D-B-G-D-G-D, in modo da ottenere, pizzicando le corde a vuoto, un accordo di Sol, o G nella nomenclatura anglosassone. La seconda peculiarità è la tecnica di fingerpicking classico con alternanza di bassi, tipico ad esempio di Merle Travis e Chet Atkins.

Il background in cui la canzone nasce è ben definito. Le riflessioni di carattere politico-sociale (tipiche degli ultimi Dire Straits) non hanno ancora preso il posto delle vicende autobiografiche raccontate nei primi album. Sembra infatti che la canzone sia stata ispirata dalla rottura tra Knopfler e la cantante Holly Vincent, leader della band Holly and the Italians.

Dopo il già citato arpeggio di resofonica, accompagnato nel secondo giro dall’ingresso simultaneo di batteria, piano e basso (oltre che chitarra ritmica), la calda e mai banale voce di Knopfler ci presenta il “lovestruck Romeo” intento a riconquistare, con una serenata, Juliet che dal balcone mostra distacco e coscienza del fatto che la loro storia sia ormai finita. Si può comprendere così la chiave moderna nella quale il brano deve essere interpretato: infatti, a differenza dell’opera shakespeariana, qui si parla di un amore perduto e non più corrisposto. Il nemico non è più la rivalità tra le famiglie ma il tempismo sbagliato (When you gonna realize It was just that the time was wrong?), che Romeo usa come pretesto per convincere Juliet a riprovarci.

Video ufficiale di Romeo and Juliet - Credits: web
Video ufficiale di Romeo and Juliet – Credits: web

La delicatezza strumentale delle strofe, resa egregiamente dal tocco di Knopfler, che sfiora con il pollice le corde in uno strumming molto minimal sugli accenti ritmici, lascia gradualmente spazio ad un più deciso ritornello pop-rock, che si addice perfettamente al grido malinconico di Romeo.

Dal ritornello in poi le dinamiche si ridimensionano. La serenata di Romeo si fa più nostalgica ripensando a tutti i momenti insieme a Juliet e prosegue con l’ammissione di non essere forse abbastanza per lei. 

I can’t do everything but I’d do anything for you
I can’t do anything except be in love with you

Una struttura circolare: la serenata di Romeo

Il brano si conclude come è iniziato, con Romeo che cerca “a convenient streetlight” per iniziare la sua serenata. Dimostrazione di come le sue parole non abbiano scalfito l’armatura d’orgoglio di Juliet.

Romeo and Juliet è uno di quei brani che rappresenta l’essenza dei Dire Straits. Brani capaci di catturarti con testi in cui è facile rispecchiarsi e la cui musica riempie e coinvolge con ricchezza armonica e ritmica invidiabili. Tanto da sembrare, la musica, la vera protagonista di molti pezzi della rock band, in cui il testo diventa quasi una cornice, riuscendo comunque a mantenere il suo spessore e in certi casi la sua profondità.

Vinile di Romeo and Juliet, Dire Straits - Credits: web
Vinile di Romeo and Juliet, Dire Straits – Credits: web

Romeo and Juliet è comunque, per quanto la si voglia modernizzare, una storia d’amore. Un amore ormai lontano, destinato a diventare gradualmente un ricordo che Romeo cerca di trattenere, trovandosi alla fine della canzone sotto la stessa finestra, illuminato dallo stesso lampione, pronto a riprovarci, fiducioso nel destino che in principio li ha voluti insieme, il destino su cui lui ha scommesso fin da quando you – Juliet – “exploded into my heart”.

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