Contro ogni previsione, la 73° edizione del Festival di Sanremo apre con una puntata che fila tutto sommato liscia e veloce. Poco spazio ai pipponi pseudo-socio-politici all’una di notte, alle inutili perdite di tempo con Fiorello che fa battute sull’autotune e a tutto ciò che non è canzoni in gara. Certo, Blanco ha dato due calci a dei fiori ed è stato trattato peggio di Matteo Messina Denaro, i Pooh hanno tirato giù il teatro riconfermandosi la migliore band italiana di tutti i tempi e Chiara Ferragni ha recitato un compendio di frasi fatte da caption su Instagram, per il resto tutto bene.
Amadeus e Gianni Morandi in forma smagliante e si parte, verso i Cugini di Campagna e oltre.
Anna Oxa – Sali
Se il primo cantante in gara fosse un auspicio per il resto del festival, Anna Oxa avrebbe avuto l’ingrato compito di aprire un Sanremo che fila liscio e sereno; e fin che la barca va, lascia andare Blanco e i suoi capricci. Lo fa con un brano non particolarmente forte, ma abbastanza annaoxante, tra registri assurdamente alti e uno strano misticismo universale che non si sa bene dove vada a parare.
Voto: 6 e premio Hare Krishna
gIANMARIA – Mostro
Assunto ad enfant prodige liricista e artista sensibile perché canta in registro parlato e si mangia le parole, il nostro Gianmaria con la g minuscola – che fa tanto Gen Z – sembra sempre che ti stia dicendo qualcosa di incredibilmente profondo. Ma proprio come i suoi capelli da idol coreano, niente è come sembra.
Voto: 7
Mr Rain – Supereroi
Siamo soltanto al terzo brano in gara e già ci siamo portati a casa la quota rapper che non rappa. Mr Rain ce la mette proprio tutta a fare le cose sbagliate e non contento ci piazza pure un coro di bambini. Dio ce ne scampi.
Voto: 4 e premio Zecchino D’Oro
Marco Mengoni – Due Vite
Ogni Sanremo si aspetta “la canzone di Sanremo” e quest’anno è arrivata presto, col podio servito su un piatto d’argento. Questa versione di Mengoni in pelle sadomaso non distoglie l’attenzione da un brano ben costruito ad hoc per puntare alla vittoria: dall’incipit in sordina piano e voce, all’apertura sul ritornello all’ottava sopra che chiama l’applauso a scena aperta.
Voto: 8
Ariete – Mare di guai
Sparire per anni e tornare tra le macerie dell’it-pop con un brano del genere è un po’ una coltellata nel cuore ai ventenni depressi di tutta Italia che aspettavano la venuta di Calcutta, che firma Mare di guai insieme ad Ariete. Tanto rumore per nulla: la canzone funziona e rimane in testa, ma non quanto avrebbe potuto. Passino gli archi languidi da Ariston, ma si sarebbe potuto azzardare qualcosa in più.
Voto: 7
Ultimo – Alba
Ultimo è così convinto di star facendo qualcosa di pazzesco che fa quasi tenerezza. Con queste premesse, inevitabile l’effetto Fabrizio Moro: cantare strofe in tonalità gravi e ritornelli inutilmente aggressivi e incazzati neri, non si capisce mai perché. Dopo aver fatto la figura dello sbruffone nel 2019, ci riprova con una canzone uguale a quella di prima, ma molto meno orecchiabile.
Voto: 5 e premio Valium
Coma Cose – L’Addio
È davvero difficile dire cose brutte sui Coma Cose, gli si vuole bene comunque. Eppure questo pezzo manca della solita vena che li ha tenuti in piedi fino ad oggi e che non avevano perso nemmeno al primo festival. Una scrittura ahimè un po’ banale e che di fiamme ne ha davvero poche, anche negli occhi.
Voto: 6-
Elodie – Due
I pezzi di Elodie funzionano sempre meglio in studio che dal vivo e questo rende complicati i giudizi a caldo dopo un’esibizione. Due non è forte come Andromeda, ma ha un groove che inevitabilmente trascina e un paio di hook che facilmente la rendono già una hit radiofonica fatta e finita. Niente di meno, niente di più di quello che ci si aspetta da una come Elodie.
Voto: 6 ½
Leo Gassman – Terzo Cuore
All’alba dell’1 di notte comincia a calare la palpebra e anche la soglia dell’attenzione. Ci pensa Leo Gassman a risvegliarci e a lasciarci perplessi con i suoi tre cuori, tipo i quattro stomaci delle mucche. Questo pezzo avrebbe potuto farlo anche Gianmaria e forse, con un po’ di impegno, pure Ultimo. Non un buon segno.
Voto: 4
Cugini di campagna – Lettera 22
Gli Abba che ci meritiamo, ma non quelli di cui abbiamo bisogno, i Cugini di Campagna in un colpo solo mandano a stendere i Måneskin e Achille Lauro sfoggiando tutine glitterate che brillano nella notte sanremese ed enormi stivali platform argentati. Lo zampino della Rappresentante di Lista è talmente evidente che ci si chiede perché, a sto punto, non l’abbiano cantata direttamente loro. Dopo Leo Gassman, una boccata d’aria fresca, il che è grave.
Voto: 6+
Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato
Un pianto, in tutti i sensi. Grignani punta su un brano assolutamente alla Grignani, che poteva aver scritto anche vent’anni fa e nessuno si sarebbe accorto di niente. Quando ci si presenta con un testo intimo e personale come questo, che rievoca la morte di un padre, si può solo finire in bellezza o in un disastro nucleare senza ritorno. Amadeus porge i fiori di Sanremo nella nube del fungo atomico.
Voto: 4 ½
Olly – Polvere
Con un nome del genere e un pezzo che sembra uscito da una cartella dimenticata sul pc del producer di una boy band k-pop, le battute sarebbero troppo semplici da fare. Autotune e unz-unz, un falsetto che lancia un ritornello con un plagio delle sviolinate di Viva la vida dei Coldplay e via verso l’oblio più totale in cui cadrà la canzone un minuto dopo averla ascoltata. Ora immaginatela cantata in coreano dai BTS e tutto assumerà un senso diverso.
Voto: 5 e premio Giorgio Vanni
Colla Zio – Non mi va
In cosplay della nuova collezione di evidenziatori Stabilo, i Colla Zio giocano a fare i Backstreet Boys del 2023, quando il ricordo delle boy band di giovani carini e coccolosi è ormai sbiadito in mezzo ai poster dei One Direction accartocciati in soffitta. Manco a farlo a posta, il sound strizza l’occhio proprio a quell’r’n’b poppettaro di fine anni ‘90.
Voto: 4
Mara Sattei – Duemilaminuti
A questo punto della serata i pezzi cominciando sempre tutti a mescolarsi tra di loro, anche quelli delle edizioni passate. Se al posto di Mara Sattei ci fosse stata Francesca Michielin sarebbe stata la stessa identica cosa: una bella ballad da Ariston cantata come si deve, col giusto pathos e i giusti giri di telecamera attorno all’artista.
Voto: 7-
A domani con la pagella della seconda serata e gli altri quattordici artisti in gara.
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