Sanremo 2023, Rai.
Sanremo 2023, Rai.

La seconda serata del 73° Festival di Sanremo scorre come un sogno lucido davanti agli italiani tenuti in ostaggio da collegamenti con Fiorello per allungare il brodo e il monologo di Angelo Duro che ha raso al suolo qualsiasi speranza di risollevare la nottata.

Nel frattempo i Black Eyed Peas senza Fergie se la ridono un sacco e fanno saltare le dentiere delle prime file, già traballanti dopo gli acuti dell’invincibile trio-mostro finale del tremolato Massimo Ranieri, Al Bano e Gianni Morandi. Con grande fatica, abbiamo gli altri quattordici brani in gara.

Will – Stupido

Se chi ben comincia è a metà dell’opera, allora siamo proprio messi male. Will canta in corsivo come Sangiovanni e la combriccola dei pulcini in autotune amici di Maria. Più o meno fa pure le stesse canzoni: trap se le guardi col binocolo, it-pop se le ascolti con una cuffia sola, pop se ripeti per tre volte “Ultimo” davanti allo specchio.

Voto: 4

Modà – Lasciami

Le Vibrazioni sono a Sanremo anche quando non ci sono e se quest’anno pensavamo di essercene liberati una volta per tutte, scherzetto! I Modà emergono da quella sezione del cervello dove stanno le formule di matematica, i lucchetti di Moccia a Ponte Milvio e i tappeti di fragole. Ci mettono dieci anni, ma alla fine riescono a tirare fuori l’ennesima ballad rockettara in giro di Do.

Voto: 5 e premio “Immensamente Giulìa”

Sethu – Cause Perse

Il look da trappettaro brutto, cattivo ma anche sensibile e indifeso promette autotune a manetta e pop punk per chi era troppo piccolo per essere emo nel 2008. Ma poi niente. Con il compare chitarrista, un po’ Johnny Rotten, un po’ Boss Doms in saldo, tenta la mandrakata (e qui Mandrake è Achille Lauro) ma senza successo. Un Blanco moro di Savona, e ho detto tutto.

Voto: 6 e premio “Tipo Rolls Royce ma con la batteria anni ‘80”

Articolo 31 – Un bel viaggio

Se il sonno della ragione genera mostri, questi hanno sicuramente la forma degli Articolo 31, che vengono apposta fino a Sanremo per farci ricordare quanto si stava meglio quando si stava senza social, che belli gli anni ‘90 e qui una volta era tutta campagna. Un imbarazzante amarcord che si arrampica sugli specchi per tentare di piacere pure ai giovani. Quando sembra non poter peggiorare ancora, due scratch tirati a caso in chiusura, tanto per fare hip-hop.

Voto: 3

Lazza – Cenere

Dove mette le mani Dardust, c’è almeno la certezza di una produzione ben fatta. Poi quello che ci si canta sopra, è un’altra storia. Eppure Lazza, contro ogni aspettativa, anche se fa il rapper che non rappa, lo fa bene. La canzone funziona, ammicca a house e dance ed è cantabile. Hot rotation in radio praticamente assicurata.

Voto: 7

Giorgia – Parole dette male

Il pezzo è buono, guarda al soul e all’r’n’b, senza essere inutilmente nostalgico. Quello che ci si aspetta da Giorgia. Ma da cotanta interprete, a Sanremo, ci si aspetta la performance che mangia in faccia ai giovinastri ossigenati con l’autotune. E invece Giorgia non ce la fa: ha la voce strozzata, incerta, che maschera con melismi da professionista, ma che non bastano a distrarre dal tutto.

Voto: 6 ½

Colapesce e Dimartino – Splash

Riesumare il modello patchwork del post-modernismo anni ‘80 sembra tutto ciò che è rimasto nella mani dei poveri indie boys senza nessun Calcutta che li guidi. Splash parte e sembra un pezzo di Battisti, prosegue per un Ivano Fossati funkettone, gira a destra e c’è Battiato. Non contenti si autocitano, facendo una versione urbana nichilista di Musica leggerissima, che si può cantare comunque in spiaggia, pure con lo stesso giro di accordi.

Voto: 8

Shari – Egoista

Tutti rapper che non rappano e poi doveva arrivare Shari a fare quello che avrebbero voluto fare loro. Una bella produzione siglata da Salmo, con un chorus che rimane al primo ascolto e un discreto flow, rigorosamente in corsivo. Shari ha un bel timbro e l’outfit che nemmeno Elettra Lamborghini aveva osato. In mezzo alla desolazione sanremese, ci sta tutto.

Voto: 7 ½

Levante – Vivo

Questo pezzo ha solo tre ritornelli, ma sembrano almeno il doppio. Il tempo passa quando ci si diverte, un po’ meno con questa Levante innamorata che ha perso qualsiasi verve nella scrittura. Con la speranza che si tratti di un incidente di percorso, “la gioia del mio corpo è un atto magico”, fa tanto Azione Cattolica.

Voto: 5

Tananai – Tango

Gli ultimi saranno facilmente i primi se riusciranno a tirare fuori il compendio delle banalità da Sanremo degli ultimi cinque anni. E per sottolineare che ci si può davvero fidare, che stavolta si fa sul serio, mica è Sesso Occasionale, scompaiono stecche e occhiaie. Ahi, ahi Tananai.

Voto: 4 ½

Rosa Chemical – Made in Italy

Il giusto seguito della gloriosa saga di Polka: un A far l’amore comincia tu elettro swing con un Rosa in forma smagliante, corsetto nero e occhiali da sole, che al Fantasanremo sono tanti punti. Come tutti quei personaggi spuntati fuori dalla trap, che non si sa bene se ci fanno o ci sono, in fondo gli si vuole bene.

Voto: 7/8

LDA – Se poi domani

Uno ha la fortuna di essere il figlio di Gigi D’Alessio e di poter diventare l’erede al trono del neomelodico pop e invece niente. Al primo ascolto non rimane in testa mezza nota, al secondo, torna in mente Gianmaria. Tanto vale arrendersi.

Voto: 3

Paola e Chiara – Furore

Dagli anni ‘90 con furore, le T.a.t.u nostrane arrivano all’una e mezza del mattino con la tamarrata dance che aspettavamo dall’inizio del festival. Poi ci lamentiamo che i russi ci fanno le parodie di Capodanno.

Voto: 7

Qui la pagella della prima serata.

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Clarissa Missarelli
Da sempre affascinata e appassionata di cultura pop, sfrutto la mia laurea in DAMS e la mia formazione musicale per far accapponare la pelle a chi non vede l'evidente somiglianza tra Sfera Ebbasta e Fabrizio De André. Guardo, ascolto e leggo di giorno e scrivo di notte, se ho qualcosa da dire. Per conoscermi meglio, l'importante è tenere a mente due cose: la mia parte preferita della giornata è l'aperitivo e la settimana di Sanremo è più importante del mio compleanno.

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