
Sono forse solo due i motivi per cui arrivare al termine delle due ore di Slumberland: i visual effects, che creano un bellissimo mondo onirico, e Jason Momoa. Sono sufficienti? Non proprio. Ma valgono almeno un tentativo.
Il film di Francis Lawrence (Hunger Games) è l’adattamento Netflix della striscia di fumetti Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay, pubblicata nelle tavole domenicali dello storico New York Herald dal 1905 al 1911. Un tentativo già fatto (e fallito) dall’omonimo film animato giapponese del 1989 di Masami Hata and William Hurtz.
Lawrence riesce forse nella cosa più difficile: dare i contorni di un mondo surreale in cui si viaggia all’interno dei sogni altrui. Scenografia, costumi, personaggi secondari – anche quelli fatti interamente di farfalle – sono a dir poco affascinanti. Un bel dettaglio da sottolineare, fra tutti, è la prima scena di ingresso a Slumberland, quando il letto di Nemo si anima prendendo una forma molto simile agli elefanti di Salvador Dalì. Elemento presente anche nel fumetto. Tuttavia la storia è piuttosto debole in confronto alla durata. Nemo, che in questa versione è una bambina (Marlow Barkley, con un ruolo anche in Spirited), non un bambino, scopre che nei sogni può incontrare di nuovo suo padre, guardiano del faro deceduto in mare all’inizio della storia. Per farlo deve attraversare appunto una serie di portali. La metafora delle porte e delle serrature è anche una chiave importante per capire il legame tra i personaggi principali, tra cui lo zio a cui Nemo è affidata, ma su cui non si insiste a sufficienza, lavorando piuttosto sulla superficie dei temi e delle vicende mostrate. Tutto sembra fin troppo semplificato, sia i sentimenti sia le relazioni.
Jason Momoa, che interpreta una creatura bloccata a Slumberland, ormai separata dal suo corrispettivo nel mondo della veglia, è un concentrato di ironia e sensualità del tutto sprecato in un film per bambini. Il suo personaggio appare quasi fuori posto, eppure divertente e piacevole. Uno specchietto per le allodole, in fondo, che può attirare un target diverso da quello per cui il film è pensato.
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