Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano | Il saggio di Jude Ellison Sady Doyle
Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano | Il saggio di Jude Ellison Sady Doyle

Spezzate (2016) è l’eccezionale esordio di Judy Ellison Sady Doyle, autore de Il mostruoso femminile. Tradotto recentemente in italiano e pubblicato da Edizioni Tlon, è un libro che tocca nel profondo, rileggendo ed interpretando un modus operandi a cui appare impossibile rinunciare: godere del fallimento al femminile, senza pietà, senza remore.

Percorsi comuni

I’m miss world, watch me break and watch me burn
No one is listening, my friend
Now I’ve made my bed, I’ll lie in it
I’ve made my bed, I’ll die in it

Miss World (1994), Hole

She’s so lucky, she’s a star
But she cry, cry, cries in her lonely heart, thinking
If there’s nothing missing in my life
Then why do these tears come at night?

Lucky (2000), Britney Spears

Courtney Love cantava nel 1994 “Sono miss mondo, guardami mentre mi spezzo e guardami mentre brucio”. Britney Spears cantava nel 2000 “Lei è così fortunata, lei è una star, ma piange nel suo cuore solo pensando, se non manca niente nella mia vita perché queste lacrime nella notte?”. Cos’hanno in comune queste due donne? Cosa lega due artiste così distanti sia per l’estetica che per la musica prodotta negli anni di carriera?

Britney Spears, Courtney Love, e come loro Taylor Swift, Miley Cyrus, Hillary Clinton: cos’hanno in comune? La risposta è già sulla punta delle vostre labbra, ma fate fatica a farla uscire fuori. A legarle in un regime di perentorie asserzioni sulla loro vita (e su come dovrebbero viverla) è il nostro bisogno di storie che parlino di donne spezzate.

Jude Ellison Sady Doyle non si limita alle icone recenti, ma si muove indietro nel tempo, con Charlotte Brontë, Mary Wollstonecraft e molte altre, per darci un quadro orrorifico e “clinico” di una pratica in voga da molto tempo, un passatempo apparentemente innocente (giustificato dal gusto morboso per le vite degli altri), qui però concentrato su uno spettacolo tutto al femminile.

Mettere alla gogna personaggi pubblici per aver smentito l’idea che ci eravamo fatti di loro è una reazione spaventosamente spontanea. Nel caso in cui questi personaggi fossero donne, l’efferatezza con cui lo facciamo aumenta: ma perché ci piace guardare una donna crollare?

Sacrificare l’eroina caduta

Non me ne voglia l’autore, che cita nel suo libro una puntata di South Park di cui è difficile comprendere le intenzioni, prendo in considerazione un’altra puntata, che seppur atroce e spietata (ho continuato a pensarci per giorni) esplica perfettamente il concetto di “spezzare” l’immagine pubblica e la vita privata di donne sulla bocca di tutti.

L’episodio si intitola Britney’s New Look (2×12), e questo perché il nuovo look della cantante non è che il risultato di un incidente provocato dai suoi stessi fan, tutto per una foto con lei. Prima su un piedistallo e poi criticata e perseguitata, la povera Britney scappa. La folla di ammiratori e ammiratrici la scoverà, per “fotografarla a morte”. Britney diventa un vero e proprio sacrificio, una pratica medievale da brividi.

La serie animata di Trey Parker e Matt Stone trova la sua forza nel politicamente scorretto, e così non ha paura di rappresentare in modo grottesco il peggio del peggio, senza risparmiarsi.

Forse lo facciamo perché è una donna

A dominare l’epopea mediatica di tutte queste donne è la frantumazione del modello di “brava ragazza”: ad un cenno di sofferenza, dolore, umanità, quel modello cade in pezzi.

I tempi sono cambiati, eppure uno sguardo prettamente misogino ci condiziona da secoli, attuandosi non solo negli uomini. E la cantante di cui avevamo tutti i cd, l’attrice che adoravamo, diventano delle trasandate, ubriache, sregolate trainwreck, donne uscite dai binari, binari costruiti apposta per loro da qualcun altro.

E quella disattenzione nel rivelare un pezzetto di vulnerabilità sancisce un circolo vizioso: lo sguardo altrui vuole indagare oltre, avvicinarsi troppo, arrivare al contatto finale fino a spezzare la celebrità un tempo perfetta. E non sempre l’avidità di saperne di più si ferma alla rottura superficiale, a volte procede metodica fino ad uccidere la povera star (o a fare in modo che lo faccia con le sue mani). Ed è lì che si manifesta una nuova consacrazione.

Da sempre le donne che ottengono troppa visibilità sono punite in modo violento e mirato, per poi venir trasformate in uno spettacolo per chi guarda. E questo, ai miei occhi, è un tentativo, neanche troppo velato, di far tornare le donne al posto che abbiamo loro assegnato.

Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, Judy Ellison Sady Doyle

Gestire un’immagine/gestire un corpo

La voglia di conoscere il privato di una celebrità va di pari passo con quella di scoprirne il corpo, bramarne l’immagine pensando di avere il potere di “fagocitarlo”. Ma quando quel corpo viene svelato, magari dalla stessa star, decisa (o costretta) a mostrarsi, allora il desiderio scompare, e quel mettersi in mostra è volgare e da denunciare.

La sessualità resa pubblica è il pane quotidiano della stampa scandalistica e di moltissimi contenuti visti, condivisi, commentati, presenti ovunque. Quando però viene condivisa intenzionalmente, la star perseguitata da fotografi e giornalisti diventa squallida, corrotta.

Pura o predatrice, vergine incorrotta o sgualdrina tentatrice, angelo o Godzilla: queste sono le opzioni. Di questo sono fatte le trainwreck.

Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, Judy Ellison Sady Doyle

E azzerare la dignità di una donna famosa attraverso le immagini del suo corpo è un gioco crudele, eppure molto semplice. Judy Ellison Sady Doyle parla anche di morte, e non lo fa per rendere più tragica la sua lettura, ma perché è una conseguenza effettiva.

La santificazione

Cosa succede alle immagini di quel corpo quando l’attrice, cantante, personaggio pubblico non può più controbattere? Andranno a toglierle l’ultimo briciolo di dignità, o la renderanno una santa.

Amy Winehouse, Whitney Huston, Diana Spencer. Solo tre esempi tra i molti descritti dall’autore, per spiegare come la morte scagioni poi le trainwreck da tutti i loro “errori”. La morte ci dimostra che quel tipo di donna non può farcela, è una conferma. Da vive erano trasgressive, malate, sofferenti, da morte suscitano compassione, perdono.

Quella puntata di South Park purtroppo era fin troppo realistica.

In breve

Spezzate di Judy Ellison Sady Doyle è molto più di un saggio: e provoca dolore ad ogni capitolo, per la sua cruda verità su uno sguardo di cui siamo tutti colpevoli, consapevoli o inconsapevoli. Affronta storie distanti nel tempo con lo stesso approccio, Britney Spears e Sylvia Plath, Charlotte Brontë e Billie Holiday. Comprenderne i meccanismi significa aprire gli occhi, come mai prima d’ora.

Grazie a Edizioni Tlon per la possibilità di immergerci nel lavoro di Jude Ellison Sady Doyle.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.