
Piccoli alieni blu scoprono l’assurdità della vita umana: nascono così le strisce a fumetti di Nathan W. Pyle, illustratore, scrittore e fumettista – più volte rientrato nelle classifiche bestseller del New York Times – autore del webcomic Strange Planet.
Se non lo seguite già su Instagram (@nathanwpylestrangeplanet) potrebbe esservi sfuggito che con Apple e lo show runner Dan Harmon (Community, Rick & Morty) ha trasformato i suoi adorabili personaggi – alla costante ricerca di un senso nelle situazioni insensate della quotidianità – in una serie animata in dieci episodi, in uscita dal 9 agosto, ogni mercoledì, sulla piattaforma Apple TV+.
Una serie per tuttə che ridefinisce la realtà
Gli alieni blu non hanno nome e non hanno identità di genere. Li si riconosce dalle voci, dai dettagli di un tatuaggio, da un capo di abbigliamento o dal numero del tavolo a cui sono soliti sedere nel ristorante al centro della trama. Rappresentano un’universalità umana di situazioni, emozioni e sentimenti, vissuti attraverso il filtro dell’estraneità, che li rende quasi infantili, nel senso più positivo possibile del termine: alla continua scoperta di ciò che li circonda.
Il loro essere alieni, cioè, permette di interpretare ogni singolo gesto e persino ogni parola di uso comune come una rivelazione progressiva del mondo e della sua complessità. È così che il caffè diventa un “jitter liquid” (liquido del nervosismo) e i denti delle “mouth stones” (pietre della bocca).
Il lessico usato e inventato da Nathan W. Pyle potrebbe disorientare all’inizio, perché niente ha il nome che in genere usiamo per definirlo, eppure è tutto estremamente intuitivo. È proprio questo il focus dell’umorismo di ogni sua vignetta, la ridefinizione linguistica che lo caratterizza e al tempo stesso fa emergere l’umorismo del quotidiano e l’assurdità dell’esistenza, come recita anche la tagline della serie stessa.
Ok, ma di che parla Strange Planet?
A differenza delle strisce comiche di 6, massimo 9 scene, Strange Planet è un vero e proprio racconto orizzontale in cui ciò che accade nei primi episodi viene ripreso e si sviluppa fino all’ultimo. I Beings, gli Esseri blu protagonisti compiono scelte di vita, si innamorano, si mettono alla prova, commettono errori, aggiustano i loro percorsi di vita fino a trovare un equilibrio.
In alcuni momenti lento o ridondante, Strange Planet è comunque un racconto che consigliamo soprattutto a un pubblico tra i 25 e i 35 anni e a chiunque sia alla ricerca del proprio equilibrio, ma troverà il modo di agganciarsi alla vostra esperienza, qualsiasi età abbiate.
FRAMED è anche su Facebook e Instagram, continuate a seguirci!