Sugarcane, documentario di Emily Kassie, Julian Brave NoiseCat. Courtesy of Nationale Geographic/Disney+
Sugarcane, documentario di Emily Kassie, Julian Brave NoiseCat. Courtesy of Nationale Geographic/Disney+

Sugarcane è una storia di cui non si può sopportare il peso, non da soli almeno. È una di quelle testimonianze che devono essere accolte, comprese ed elaborate da un’intera comunità, per riuscire a interiorizzarle e superarle. Debutto alla regia di Julian Brave NoiseCat e di Emily Kassie, è stato presentato a gennaio 2024 al Sundance Film Festival, dove ha vinto il Directing Award per i documentari statunitensi, e da allora non ha smesso di colpire e stravolgere qualsiasi pubblico, anche oltre i suoi confini nazionali.

In un anno ha vinto circa una dozzina di premi, tra cui il miglior documentario del National Board Review, e adesso si affaccia all’Awards Season del 2025 già con una nomination a Critics Choice Awards e agli Independent Spirits Awards. Con la produzione esecutiva di Lily Gladstone, Sugarcane è stato acquisito da National Geographic per la distribuzione, perciò dal 10 dicembre è disponibile in streaming anche in Italia, su Disney+.

Di cosa parla Sugarcane: la trama

Trigger Warning: Sugarcane è un film che parla di violenza in diverse forme, ma soprattutto di violenza sessuale e stupri, compiuti anche con l’intento di distruggere un’intera comunità. Il film affronta con delicatezza temi molto difficili, ma se in qualsiasi modo vi turbano, non proseguite oltre la lettura.

In Canada nel 2021 sono state scoperte alcune fosse comuni, corpi seppelliti in massa, anche di bambini, bambine, ragazzi e ragazze, tutti nativi americani che frequentavano le scuole gestite dalla Chiesa cattolica. Diversi resti umani vengono ritrovati nei pressi della St. Joseph Mission, la chiesa e il relativo collegio in cui Julian Brave Noisecat (membro dei Canim Lake Band Tsq’escen e discendente della Nazione Lil’Wat del Monte Curriesa) sa che è nato suo padre, Ed Archie NoiseCat, poi abbandonato nella spazzatura. Nella sua generazione, è l’unico sopravvissuto di tanti altri neonati concepiti dopo le violenze dei preti.

Proprio a causa di questo suo passato doloroso, Ed Archie NoiseCat è sempre stato un padre assente per Julian. Il regista, tuttavia, decide di affrontare proprio attraverso Sugarcane l’argomento di cui il padre fino a quel momento non ha avuto il coraggio di parlare. Per farlo, però, coinvolge anche la sua intera comunità, proprio per dividere e rendere più sopportabile il dolore, il peso della memoria e della testimonianza.

Sugarcane, in quanto spazio sicuro in cui poter raccontare direttamente la propria storia, diventa così lo strumento attraverso cui spezzare lunghi cicli di traumi intergenerazionali, cercando uno con l’altro la forza necessaria per guardare al futuro, e sopravvivere.

Ed Archie NoiseCat in Sugarcane. Credit: Emily Kassie/Sugarcane Film LLC
Ed Archie NoiseCat in Sugarcane. Credit: Emily Kassie/Sugarcane Film LLC. Courtesy of National Geographic

Un’inchiesta per immagini (che non rinuncia alla bellezza)

Julian Brave NoiseCat, oltre che regista al suo debutto, è scrittore e studente di arte e storia. Ha redatto decine di articoli per The New York Times, The Washington Post e The New Yorker, ricevendo anche dei premi come l’American Mosaic Journalism Prize. L’impronta giornalistica, dunque, guida quanto più possibile la sua regia di Sugarcane, considerando però che l’oggettività non può mai essere del tutto possibile, perché la storia gli appartiene, gli è troppo vicina. È quella di suo padre e del suo popolo.

Sugarcane, perciò, cerca di ricostruire i fatti, attraverso numerose interviste e numerose fonti, formando una solida base su cui poi, però, si fa spazio il racconto personale, che è quello più intimo, che non rinuncia alla bellezza. Strano da dire in un film dai temi così forti, ma è così. Grazie infatti alla co-regia di Emily Kassie, che è anche direttrice della fotografia, ogni inquadratura acquista una sua dimensione estetica – sospesa, incantata e incantevole – che stride fortemente con il dolore di ciò che racconta.

E per questo rende Sugarcane anche più prezioso, e davvero uno dei film imperdibili della stagione, perché rende visibile un concetto così astratto come la resilienza di un popolo intero.

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