THE CONJURING: THE DEVIL MADE ME DO IT Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures
THE CONJURING: THE DEVIL MADE ME DO IT Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures

La saga The Conjuring, alla quale si è appena aggiunto un terzo capitolo, racconta un horror atipico. Nonostante le tematiche siano quelle che caratterizzano gran parte dei film del genere, come demoni, spiriti, streghe e poltergeist, The Conjuring si prefissa l’obiettivo di raccontarle in maniera ancor più realistica.

The Conjuring: una narrazione efficace

Certo questi film riescono perfettamente a veicolare quel senso di inquietudine e di “orrore” che ci si aspetta. E questo perché se la storia viene raccontata in maniera credibile, l’angoscia diventa più reale e la sentiamo più vicina a noi. 

I film di The Conjuring raccontano le vere indagini dei coniugi Warren, i più famosi demonologi e investigatori del paranormale al mondo. Nella loro carriera hanno avuto a che fare con moltissimi casi di abitazioni infestate e possessioni demoniache. Naturalmente, le loro storie hanno attirato non poche accuse. Da chi li ha additati come ciarlatani, a chi ha insinuato che si servissero di scrittori professionisti per i loro libri, in modo da “gonfiare” storie in realtà non così interessanti. 

Comunque, credere o non credere è delegato all’opinione del singolo. Ciò che conta è che la saga, dal momento che si dichiara tratta da una storia vera, cerca di offrire una ricostruzione veritiera dei fatti. Al punto che, come prove di autenticità, ogni film presenta, fra i titoli di coda, le fotografie e le vere registrazioni dei casi affrontati dai Warren. 

È chiaro che le storie siano in gran parte romanzate, ma i film sono molto ben congegnati e riescono a coinvolgere il pubblico creando il perfetto equilibrio tra paranormale e ambientazione realistica. 

L’efficacia dei film dipende anche dai protagonisti

I coniugi Warren vengono presentati come una coppia adorabile, devota al lavoro e, soprattutto, innamorata. Ed e Lorraine, questo il nome dei due demonologi, sono uniti da un legame affettivo puro e genuino. Lorraine (Vera Farmiga), in particolare, ha un dono. Ha la capacità di recepire le presenze nei luoghi, di captare i fantasmi delle sensazioni passate, anche solo con uno sguardo o con un tocco. Questa sensibilità fuori dal comune difficilmente è stata compresa. Almeno finché il suo cammino non si è incrociato con quello di Ed (Patrick Wilson). Da fervente credente, l’uomo le ha creduto e non solo: ha fatto sì che lei comprendesse il suo dono e lo mettesse al servizio del Bene. 

THE CONJURING: THE DEVIL MADE ME DO IT

Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Ben Rothstein
VERA FARMIGA (Lorraine Warren) e PATRICK WILSON (Ed Warren) in THE CONJURING: THE DEVIL MADE ME DO IT
Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Ben Rothstein

I due personaggi, al di là dei riferimenti reali, risultano molto ben costruiti e invitano il pubblico a entrare in empatia con loro. Inoltre, le trame descrivono molto bene anche il loro modus operandi. Ciò che affascina e conferisce un alone di credibilità è il fatto che i due investigatori non partono mai dal presupposto che i fatti siano reali, bensì che si tratti di truffe, o di scherzi ben congegnati.

È per questo che marito e moglie abitano per qualche giorno a contatto con le famiglie che denunciano casi di infestazione o possessione. Per comprendere al meglio le dinamiche relazionali e vedere se vi sia effettivamente terreno fertile per un imbroglio. Inoltre, Ed e Lorraine si accompagnano sempre a degli scettici. Nel caso di L’evocazioneThe Conjuring (il primo film, 2013), i due si recano sul posto con un poliziotto che definire prevenuto e perplesso sarebbe riduttivo. In The Conjuring- Il caso Enfield (2016), invece, chiedono l’opinione di una psichiatra infantile che manifesta non pochi dubbi a proposito della possessione di una ragazzina. 

La connotazione semi-scientifica in The Conjuring

È vero che vengono descritti casi paranormali, ma è come se venissero analizzati in maniera logica e metodica. Innanzitutto, viene proposta una classificazione delle presenze infestanti. Gli spiriti che infestano le case, infatti, vengono considerati o fantasmi o poltergeist. I fantasmi sono come un’impronta lasciata sulla Terra dai defunti. Sono sì persone morte in maniera violenta, magari con qualcosa in sospeso. Ma non vogliono fare del male, tentano solo di comunicare con i vivi. La loro drammatica condizione è di sospensione, perché non appartengono più alla Terra, ma neppure all’Aldilà. E infatti in L’evocazione The Conjuring sono anch’essi presenti: nella casa infestata c’è il fantasma di un bambino. Una presenza leggera e pesantissima al tempo stesso, perché si trascina dietro tutta la tragedia della sua morte e della solitudine.

Ma poi ci sono i poltergeist. Queste presenze, a differenza dei fantasmi, possono fare del male. Sono persone morte provando un sentimento di rabbia profonda, che ancora li guida e alimenta la loro forza. E, come se fossero serial killer, seguono un metodo ben preciso. Prima avvengono piccoli, curiosi fenomeni. Lividi che compaiono sulla pelle senza motivo, sedie spostate, orologi che si fermano. Poi cominciano le prime, effettive manifestazioni, in cui la presenza si mostra. Infine, si arriva alla fase finale, nella quale il poltergeist prende possesso di un corpo e lo induce a fare del male.

Sulla base di questa terrificante progressione, anche i primi due film della saga sono sapientemente costruiti in modo da seguire un crescendo di tensione, un climax ascendente che giunge fino all’exploit finale. 

The Conjuring – Per ordine del diavolo (2021) si discosta leggermente dalla saga

Trailer The Conjuring – Per ordine del diavolo (2021)

Il terzo capitolo della saga non segue un climax ascendente, ma parte subito in modo esplosivo, mostrando un esorcismo senza tanti preamboli. In questo modo, lo spettatore è immediatamente catapultato in un contesto terrificante. Ma d’altronde, è ciò che il pubblico chiede, se va a vedere The Conjuring. Da questo punto di vista si percepisce dunque il cambio di regia. I primi due film, infatti, sono firmati da James Wan, mentre il terzo ha la regia di Michael Chaves, già autore de La Llorona- Le lacrime del male. 

Nonostante il passaggio di testimone alla regia, però, c’è un elemento che non può cambiare: la potenza visiva. I The Conjuring si impongono come horror di qualità non solo per la cura del dettaglio, ma anche dell’estetica. Figure come quella di Valak il Profanatore, il terribile demone del secondo film, o Annabelle, la bambola posseduta, sono diventate iconiche. E anche The Conjuring – Per ordine del diavolo non è da meno nel creare scene di impatto. La fotografia è eccellente e contribuisce a sorprendere lo spettatore ancora una volta. Motivo per cui vengono perdonate delle ingenuità come la morale un po’ spicciola (anche se commovente) dell’amore che vince sopra ogni cosa.

La saga The Conjuring va oltre il semplice horror

I tre film della saga non vogliono semplicemente intrattenere, come molti altri film del genere. Vogliono raccontare una storia imponendole un alone di credibilità. Poi come detto, il credere oppure no spetta al pubblico. Quello che è più importante è che intendono raccontare a trecentosessanta gradi, senza limitarsi agli aspetti più terrificanti della vicenda. L’attenzione di queste storie si rivolge anche al quotidiano, ai legami familiari, all’amore di una coppia unita nel lavoro come nella vita. Sono aspetti che non vanno dati per scontati, anche perché sono quelli che rendono questi film unici. 

In copertina: RUAIRI O’CONNOR (Arne Johnson) in THE CONJURING: THE DEVIL MADE ME DO IT. Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures

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