Prodotto da Denzel, interpretato da John David e scritto e diretto da Malcolm Washington, The Piano Lesson è l’adattamento sul grande schermo dell’omonimo testo teatrale di August Wilson, vincitore del premio Pulitzer 1990. Dal 22 novembre è disponibile su Netflix.
Dopo Fences e Ma Rainey’s Black Bottom, per Denzel Washington come produttore si tratta del terzo adattamento per il grande schermo del cosiddetto Ciclo di Pittsburgh, le dieci drammaturgie di Wilson ambientate ciascuna in un decennio del Novecento e tutte nella storia afroamericana. Se dovesse mantenere la promessa, ha già dichiarato di volerli produrre tutti e dieci. Questo però, appunto, è un lavoro speciale perché coinvolge in prima persona anche i suoi due figli.
Malcolm Washington infatti debutta come regista e sceneggiatore. John David Washington, invece, riprende lo stesso ruolo ricoperto anche due anni fa a Broadway, insieme a Samuel L. Jackson, Ray Fisher e Michael Potts, mentre una straordinaria Danielle Deadwyler sostituisce sul grande schermo Danielle Brooks.
La trama di The Piano Lesson
Pittsburgh, anni Trenta. Boy Willie Charles (John David Washington) arriva all’improvviso e in piena notte nella casa in cui vive la sorella Berniece (Danielle Deadwyler), con sua figlia e lo zio Doaker Charles (Samuel L. Jackson). Con sé porta l’amico di una vita Lymon (Ray Fisher) e un carico di cocomeri da vendere la mattina successiva.
Il vecchio padrone della terra in cui lavorava il padre (un piccolo ruolo di Stephan James) gli ha infatti proposto un accordo e Boy Willie è intenzionato a comprare l’appezzamento di terreno, per due motivi: coltivare è l’unica cosa che gli ha insegnato il padre e riprendersi quella stessa terra è l’unico modo, ai suoi occhi, per riconciliarsi con il passato e onorare il genitore stesso.
Serve però altro denaro, oltre quello che Boy Willie è in grado di racimolare, includendo anche la vendita dei cocomeri. Per questo arriva di soppiatto, per convincere la sorella a vendere il pianoforte che conserva in salotto, un cimelio di famiglia intagliato dagli antenati schiavi, con ogni volto della famiglia immortalato per sempre nel legno.
L’impresa è molto più complicata del previsto, perché il pianoforte per Berniece è ciò che per Boy Willie rappresenta invece la terra. I due fratelli hanno un’idea molto diversa sul senso del lascito, poiché uno guarda alle cose materiali, la terra di cui riappropriarsi per poter esistere; l’altra invece, secondo una visione matrilineare, considera più il peso e il senso della propria storia familiare, racchiusa letteralmente nel pianoforte.
Nessuno dei due è disposto a rinunciare alla propria eredità, materiale, culturale o spirituale che sia. Boy Willie e Berniece entrano così in un lungo conflitto, che avrà un solo vincitore.
Una storia di fantasmi: la spiegazione di The Piano Lesson
The Piano Lesson risente molto della sua natura teatrale, e non è necessariamente un male. Come la rappresentazione a Broadway, sceglie di non uscire dalla casa, perché è lì il centro dell’azione drammatica, attorno al pianoforte. È una struttura che a tratti costringe il film e gli toglie il respiro, tuttavia funziona perché necessaria. La regia deve infatti lavorare affinché si percepisca quasi una forza che fa pressione dall’esterno, rimescolando l’energia dei personaggi, spesso uno contro l’altro fino al climax.
Un’energia che a volte trova il suo unico sfogo nella musica, nel ritmo battuto con le mani su un tavolo, come fanno gli uomini nel loro bellissimo numero, o sui tasti del piano, nella scena più importante di Danielle Deadwyler.
C’è un aspetto, tuttavia, particolare di The Piano Lesson con cui Malcolm Washintgon si diverte a sperimentare. È la storia di fantasmi, letterale e metaforica alla base del film. Il pianoforte, infatti, racchiude gli spiriti oltre che i ricordi degli antenati. Suonarlo significa riconnettersi con tutto ciò che si è: il risultato di vite che si sono incrociate per sempre, creando memoria. I fantasmi che racchiude sono vividi, sono presenti e soprattutto aiutano ad affrontare la vita, con la loro saggezza e lo loro esperienza.
Quando fanno parte di sé, della propria famiglia, non sono da temere, sono da riabbracciare. E questo è il tema culturale di The Piano Lesson, che agli antenati contrappone invece i fantasmi degli schiavisti, degli oppressori che continuano la loro persecuzione, nel presente come nel passato.
Ecco quindi che Malcolm Washington trova il modo per rendere concrete queste presenze occulte e ostili, capaci di fare ancora del male, virando con decisione all’horror in più di una scena memorabile. Il suo fantasma del padrone bianco, James Sutter (Jay Peterson) ha un corpo pesante, un volume, una forza inaudita. Vive nel buio, ma non si nasconde. Tutti sanno che è lì, in casa, e che farà del male, ma solo Berniece ha la facoltà di sconfiggerlo, perché solo lei è in contatto con qualcosa al di là della vita immanente.
Proprio qui, allora, emerge la potenza di un testo ormai classico come The Piano Lesson, perché anche se scritto oltre 30 anni fa, la fotografia sociale che restituisce è ancora valida, così come il suo messaggio di resistenza che, non a caso, passa attraverso il corpo e la voce dell’unica donna in scena.
Danielle Deadwyler, un possibile riscatto agli Oscar
Danielle Deadwyler merita un giro di applausi tutto suo. Come attrice ha debuttato ormai oltre dieci anni fa, ma il suo nome ha iniziato a circolare dopo The Harder They Fall e, soprattutto, Till – Il coraggio di una madre, ruolo per cui avrebbe meritato senza alcun dubbio almeno una nomination all’Oscar.
Nata ad Atlanta, in Georgia, mantiene ancora il suo marcato accento del sud, rivendicandolo con orgoglio nei ruoli che interpreta, anche in questo. Intensa, potente, orgogliosamente femminile, la sua Berniece vive attraverso la fierezza del suo sguardo, come la donna indipendente e carismatica che deve essere per guidare, in fondo, l’intero film.
Anziché un monologo, come per John David Washington, a lei è affidata una sequenza-chiave molto più fisica ed emotivamente sfiancante. Una scena ipnotica, al pianoforte, che già da sola vale il film, facendo di Deadwyler la vera, formidabile, protagonista in questo cast corale. Speriamo che Hollywood questa volta se ne accorga.
Cos’è The Piano Lesson in breve
Nascosta al di sotto della cupa, magnetica e inquietante atmosfera horror di questa storia di fantasmi, The Piano Lesson in realtà è una riflessione sull’identità, sul presente che ha bisogno del passato per essere compreso e abbracciato. Un classico senza tempo che può essere letto anche alla luce degli eventi attuali, o goduto semplicemente come straordinario testo teatrale e cinematografico.
Forse però acquista persino qualcosa in più nel suo significato, perché entra a fare parte dell’eredità di una dinastia di Hollywood, i Washington, intenzionata a lasciare il segno ancora per molto tempo.