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“Debutta” su Netflix The Prom: trasposizione cinematografica di Ryan Murphy del musical omonimo del 2016. Dopo Hollywood l’autore continua a lavorare sull’importanza delle tematiche LGBTQ+ senza abbandonare la sfarzosa ricerca estetica che va a braccetto con lo stile musical che già con Glee ha sperimentato e sviluppato.

Una caramella “necessaria”

Immaginate di dover mandar giù una caramella al rabarbaro che solo a sentirne l’odore vi fa venire il mal di testa. Nessuna paura, a pralinarla a dovere di lustrini zuccherosi per voi sarà Bob Martin con l’aiuto di Chad Beguelin e di Matthew Sklar. Andrà giù senza che il sapore del rabarbaro vi rovini la giornata? Non proprio. Lo zucchero vi aiuterà? Di sicuro.

È più o meno così che funziona The Prom, il musical che debutta ad Atlanta nel 2016 per arrivare a Brodway due anni dopo, e su Netflix proprio ieri, con la regia di Ryan Murphy (che aveva recentemente prodotto The Boys in the Band).

Scusate se ho menzionato il rabarbaro, ma è proprio il sapore che associo alle ingiustizie sociali. Come quella che ispira, appunto, Bob Martin e Chad Beguelin, a scrivere il musical sulla studentessa omosessuale a cui viene negato di indossare uno smoking e portare al ballo studentesco la sua ragazza. Il fatto di cronaca (al sentore di rabarbaro) successo nel 2010 a Fulton diventa un racconto musicale grazie all’addolcimento della realtà operato da testi e dalla musica (Matthew Sklar) e passa dal palco al cinema (il salotto di casa di questi tempi è equivalente) grazie a Ryan Murphy. La scrittura originale si allinea al gusto di Murphy e alla sua passione per il musical, oltre che ad un volere fortemente sociale.

The Prom – “L’allestimento” di Murphy

Nel film quattro personaggi di Broadway impantanati per colpa di vari insuccessi cercano “una causa” per la quale esporsi (esibirsi), in modo da apparire meno narcisisti e riguadagnare fiducia da parte della critica per la loro bontà più che per la bravura sul palco.

Dee Dee Allen (Meryl Streep) e Barry Glickman (James Corden) sono reduci, dopo una premiere che sembrava sfavillante, da una critica sul New York Times più crudele di una coltellata. La loro amica Angie Dickinson (Nicole Kidman) per l’ennesimo spettacolo è costretta a rimanere sullo sfondo invece di ricoprire il ruolo principale, e Trent Oliver (Andrew Rannells) si riempie la bocca delle sue esperienze ma serve al bancone di un bar in attesa di ingaggi.

Autocelebrativi, egocentrici, divinità terrestri, trovano su Twitter il caso di Emma e decidono che quella sarà l’occasione per dimostrare che anche la cricca di Brodway si schiera a favore della comunità LGBTQ+. Ma il viaggio per l’Indiana è lungo e lo scontro tra due parti dell’America che non sono capaci di comunicare tra loro diventa un ostacolo considerevole per la riuscita del piano. Ovviamente la priorità del successo sfumerà quando i quattro capiranno che non è l’opportunità per dare spettacolo ma quella per fare la cosa giusta, anche senza visibilità da parte dei media.

Glee e Meryl Streep

Durante le prime scene del film continuavo a ripetermi “non so se mi sta piacendo”, per poi contraddirmi e perdermi felice nelle intersezioni delle coreografie e nelle battute irriverenti. In The Prom si gode di tutta la carica estetica di Ryan Murphy unita all’interesse per un pubblico più teen del solito. Da sempre l’autore (più prolifico che mai) si dedica a tematiche LGBTQ+ passando per narrazioni fondamentali per la comunità. Alterna al dramma puro (come The Normal Heart) reinterpretazioni storiche, divertendosi ad immaginare realtà alternative, come nella serie Hollywood. E, a volte, si concede l’occasione per brillare, investendo tutto di colori e buoni sentimenti.

È come se con la versione cinematografica del musical di Bob Martin avesse avuto la possibilità di riprendere le sue grandi passioni e la libertà di fare le cose in grande: sebbene le tematiche siano di immediata importanza, l’atmosfera è positiva e leggera, e ogni personaggio se ne sta lì ad ammiccare sapendo che le cose andranno per il verso giusto.

Il film gli fornisce l’occasione di fare ironia sulla religione, sui preconcetti e sui luoghi comuni: riguardanti i cantanti di Brodway come su una ragazza lesbica di provincia, e regalare una sincera dichiarazione d’amore a Meryl Streep, star indiscussa che brilla dall’inizio alla fine.

The Prom, diretto da Ryan Murphy, Netflix

Non è da sottovalutare l’intento fortemente pedagogico che il regista inserisce nel messaggio, concentrandosi su un genere leggero che ridefinisce la brutale cattiveria della realtà in uno scenario di finzione e spettacolo. I sentimenti sono reali e si sentono, e la leggerezza del film non è da condannare ma da ammirare, proprio perché si rivolge a tutti. Per una volta Ryan Murphy scavalca i mostri dell’intolleranza regalandosi/ci un lieto fine.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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