The Umbrella Academy
The Umbrella Academy COURTESY OF NETFLIX/NETFLIX © 2020

La prima stagione di The Umbrella Academy ci ha permesso di entrare in contatto con la complessa e disfunzionale famiglia formata dal miliardario Sir Reginald Hargreeves e i suoi figli acquisiti (più una compagna in apparenza perfetta e un maggiordomo scimmia). Un segreto ingombrante e pericoloso ha messo a repentaglio i personaggi a cui, poco a poco, iniziavamo ad affezionarci, mentre la svolta rivelatoria ha fatto in modo che dovessimo conoscerne di più.

La seconda stagione è arrivata con uno spirito nuovo, trasmesso sia attraverso le scelte di regia che quelle legate alle singole narrazioni dei sette fratellastri, in un ribaltamento allucinato di tempo e spazio e una carica emotiva travolgente.

Cosa aspettarsi dalla terza stagione? Forse un ulteriore cambio di marcia: gli scontri violenti delle prime puntate e l’approfondimento commovente delle ultime potrebbe lasciar spazio a nuovi segreti, e a nuovi personaggi (nelle prime due stagioni Elliot Page interpretava Vanya, un personaggio femminile, ora il suo personaggio sarà Viktor).

A prescindere dalla forma che avrà, The Umbrella Academy è la storia fuori dalle righe di cui avete bisogno, e vi lascio quattro buoni motivi per recuperarla tutta!

1 – La storia (e i fumetti da cui prende vita)

È il primo ottobre 1989 quando 43 donne partoriscono contemporaneamente, in vari luoghi del mondo. Nessuna di loro sapeva di essere incinta, nessuna di loro mostrava segni per intuirlo: improvvisamente il travaglio, e poi la nascita di bambini e bambine speciali. Sette tra questi vengono adottati dal miliardario Reginald Hargreeves, che ne fa una squadra unita contro il crimine. Non semplici protettori del bene, ma piccoli super eroi dotati di poteri al di là della loro comprensione, che l’uomo coltiva più come un generale che un padre, assegnandogli addirittura un numero al posto del nome.

The Umbrella Academy nasce da una serie di fumetti creata e scritta da Gerard Way e illustrata da Gabriel Bá, la prima serie (pubblicata tra il 2007 e il 2008) si compone di sei numeri e si intitola The Umbrella Academy: Apocalypse Suite (sembra quasi di sentire il violino di Vanya suonare), una seconda serie, The Umbrella Academy: Dallas , è seguita nel 2008. Poi è tornata nel 2018 con The Umbrella Academy: Hotel Oblivion , pubblicata tra il 3 ottobre 2018 e il 12 giugno 2019.

2 – I personaggi

Dietro a quei numeri dati da un enigmatico padre acquisito ci sono individualità di cui vi innamorerete. Con i suoi personaggi, The Umbrella Academy, è un inno a favore della diversità. Nella strana famiglia di eroi “per caso”, le peculiarità di ognuno si incontrano e si scontrano (anche violentemente a volte), affievolendosi però sempre di fronte all’indistruttibile legame che tiene tutti uniti.

Luther (Numero Uno), ha una forza sovrumana, è gigantesco ed imponente ma il suo temperamento spesso riservato ed impacciato ne tradisce le apparenze. Diego (Numero Due) fa sfoggio di tattiche di combattimento e forza virile, solo per nascondere le sue fragilità. Allison (Numero Tre) può piegare il volere del prossimo a suo piacimento, ma questo la porterà a soffrire e ad odiare quel potere. Klaus (Numero Quattro) vive a metà tra il regno dei vivi e quello dei morti, e per comprendere entrambe le parti dovrà trovare il coraggio che ha perso in seguito al lutto più grande della sua vita. Cinque (Numero Cinque) è trattato da tutti come un bambino, ma ha viaggiato nel tempo, e ne conosce le pieghe inesplorate.

Di Ben (Numero Sei) non vi dirò nulla perché dovrete scoprirlo da soli, mentre di Vanya (Numero Sette) si potrebbe parlare per almeno due stagioni (cosa che più o meno accade). La loro diversità è uno scudo e un’arma nei confronti dell’altro e del mondo ostile che li accoglie per poi contrastarli, li rende unici.

THE UMBRELLA ACADEMY Cr. COURTESY OF NETFLIX/NETFLIX © 2020

3 – La colonna sonora

Molte delle scene vi rimarranno impresse nella mente per giorni, mesi, e in gran parte è dovuto al montaggio sonoro e alla scelta della musica.

Le canzoni selezionate sono fondamentali come se completassero il senso delle immagini che guardiamo: nelle scene più violente, in quelle romantiche e nei momenti ironici (frequenti in una serie che tratta parecchi argomenti drammatici), il sottofondo musicale ci coinvolge totalmente, e finiamo con il muoverci a ritmo senza accorgercene. Potete trovare i Backstreet Boys insieme ai The Doors, Bach e i Queen. Apparentemente l’imperativo è quasi sempre un trionfo del pop, plasmato e riadattato come colonna sonora, ma alla base c’è una fluida mescolanza di stili e generi, come se ogni nota si adattasse a quella diversità di cui vi parlavo sopra.

4 – L’attenzione verso i diritti civili (a metà tra Storia e fiction)

In The Umbrella Academy si parla anche di viaggi nel tempo, come quello che compie Numero Cinque per fuggire dal padre, e spesso la narrazione fluisce negli eventi storici realmente accaduti. La serie non intende rileggere la Storia (l’attenzione verso l’assoluto divieto che nulla cambi è anzi fondamentale), bensì fare in modo che diventi lo scenario per l’analisi della società in cui gli eroi con l’ombrello tatuato si trovano a vivere, dal passato al presente.

Per questo assisterete alla storia d’amore più romantica che potete immaginare, da spezzarvi il cuore, tra due soldati arruolati in Vietnam, ma anche al sit-in in una tavola calda per soli bianchi: protesta silenziosa per i diritti dei neri iniziata da fatti realmente accaduti verso la seconda metà degli anni ’50. L’uguaglianza, la fluidità, l’amore senza vincoli o etichette, questo è The Umbrella Academy.

THE UMBRELLA ACADEMY Cr. CHRISTOS KALOHORIDIS/NETFLIX © 2020

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.