Transformers – Il Risveglio. Paramount Pictures e Skydance. In associazione con Hasbro e New Republic Pictures Una produzione Don Murphy/Tom DeSanto, Bonaventura Pictures, Bay Films
Transformers – Il Risveglio. Paramount Pictures e Skydance. In associazione con Hasbro e New Republic Pictures Una produzione Don Murphy/Tom DeSanto, Bonaventura Pictures, Bay Films

Transformers – il Risveglio, con la regia di Steve Caple Jr., debutta il 7 giugno in Italia e il 9 giugno negli Stati Uniti.

L’ultimo capitolo della saga aumenta il numero dei protagonisti e dei combattimenti, ma usa come sceneggiatura la trama allungata di un episodio della vecchia serie animata degli anni ‘90. La profondità inesistente della storia e dei personaggi, e la nostalgia scagliata compulsivamente contro l’occhio dello spettatore, confezionano un film da dimenticare presto.

Storie di esiliati e guerrieri

Sul pianeta natale dei Maximal, una razza di robot-bestie derivata dai Transformers, è in corso una guerra di conquista. Unicron, il divora pianeti, ha inviato i suoi emissari, i Terrorcon, capeggiati da Scourge (doppiato da Peter Dinklage), per recuperare la chiave a transcurvatura, necessaria al loro signore per spostarsi tra gli universi. Il leader dei Maximal, Optimus Primal (voce in originale di Ron Perlman), riesce a scappare con un manipolo di superstiti e il prezioso artefatto.

New York, 1994. In una Brooklyn povera e degradata il giovane Noah Diaz (Antohny Ramos) cerca un lavoro per poter mantenere la sua famiglia, composta dal fratello più piccolo Kris (Dean Scott) e dalla madre Breanna (Luna Lauren Vélez).

Elena Wallace (Dominique Fishback) invece è una stagista presso l’ufficio di ricerca di un museo della Grande Mela. È lei una notte a scoprire che millenni fa una razza aliena è atterrata sulla Terra lasciando dei misteriosi reperti sconosciuti.

E proprio quando Scourge raggiunge il pianeta per recuperare questi preziosi reperti, in difesa degli umani emergono gli Autobot in esilio comandati da Optimus Prime (voce in originale di Peter Cullen). La lotta tra le tre fazioni avvolgerà la Terra, Terrorcon contro Autobot e Maximal.

I due marmittoni sotto le bombe

La trama consiste in una semplice missione di ricerca, qualcosa che sarebbe andata bene per uno speciale in poche puntate della serie a cartoni di trenta anni fa. La nostalgia impera nel film, dalla musica hip hop all’atmosfera urbana del primo quarto d’ora, che ricorda discretamente Fa la cosa giusta di Spike Lee. Poi però la nostalgia si sposta sui robot e le loro avventure, e inizia il viaggio alla ricerca della chiave. Arrivano quindi decine di robot, ognuno con un obiettivo e un pianeta su cui fare ritorno; da lì in poi assistiamo alle numerose battaglie.

Il comparto tecnico è discreto, godibile, e la regia è capace di descrivere decentemente gli scontri, è quando non si combatte che si percepisce il peso di dialoghi superflui e inutili. Elucubrazioni prolisse sull’onore guerriero, sulla nostalgia per il pianeta natale e sull’importanza di combattere uniti. I colpi di scena funzionerebbero solo se decidessimo di vedere venti minuti, delle due ore totali del film, ogni due giorni: impiegheremmo così “solo” una settimana e mezza per renderli credibili. In certi casi si tratta di veri e propri Deus Ex Machina.

Si percepisce la mancanza effettiva di una trama originale, pressata invece dal bisogno di mostrare e citare i prodotti ludici e televisivi degli anni ’90. Per non parlare del protagonista Noah e del suo compagno autobot Mirage (voce in originale di Pete Davidson), che sono la brutta copia di una coppia comica di un film degli anni ’80.

Transformers: un mito costruito sul dollaro

La serie live action dei Tranformers, cominciata nel 2007 e finita dopo cinque film nel 2017, è diventata un paradigma interessante nell’industria cinematografica mondiale.

Nel corso del decennio i giudizi della critica sui film tendevano sempre più allo zero, e gli incassi sempre più al miliardo, cifra superata in ben due occasioni. L’operato di Michael Bay, regista dei film, ha fruttato quasi 4,5 miliardi di dollari di incasso totale a fronte di critiche che non hanno mai raggiunto pienamente la sufficienza. Il regista ha dimostrato così che anche la mediocrità artistica, per non dire incompetenza, poteva garantire guadagni considerevoli se si riuscivano a toccare le giuste leve nello spettatore, principalmente nostalgia ed eccitazione.

Poi arrivò Bumblebee (2018), il primo capitolo di una serie reboot/prequel non diretta da Bay, che divenne il film con meno incassi del franchise cinematografico ma quello con le critiche più favorevoli. La nostalgia veniva ben dosata e le trasformazioni e gli scontri erano inseriti in una trama ben congegnata.

Tutto quel lavoro viene però disfatto oggi da Transformers – il risveglio, che sceglie di rendere i combattimenti il fulcro annichilente del film, abbandonando così ogni volontà di concepire una trama decente.

In breve

Transformers – il risveglio è una valanga di giocattoli degli anni ’90 assemblati malamente tra loro in un’orgia di citazioni al franchise, umorismo esasperante e frasi fatte. Pur sconsigliandone fortemente la visione è probabile che questo film riscuoterà incassi ragguardevoli, dimostrando come la scuola mefistofelica di Bay sia purtroppo valida ancora oggi.

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Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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