Tumorati di Dio

Tumorati di Dio è un libro di Fabio Paolo Costanza, edito da bookabook, improntato sul senso della vita e l’ironia della morte. Un romanzo che cattura per il suo cinismo e per la capacità di porre al centro della narrazione, in modo puramente naturale, la malattia.

Trama

Il racconto ha come protagonista Gabriele, un ragazzo di trentasei anni che scopre di avere un tumore a una stadiazione che lo rende malato terminale. La notizia inaspettata porta grandi conseguenze e influenze all’interno della sua vita. La prima tra queste è il desiderio di voler realizzare un memoriale di tutti i suoi cambiamenti, attraverso l’irrimediabile status di “malato”. Gabriele ripercorre uno dei momenti più kafkiani della sua vita, nei quali le sue paure e le sue perplessità vengono avvolte dall’insicurezza della società e dell’umanità intera.

Chi sono i tumorati di Dio?

Fabio Paolo Costanza mediante la sua penna, compie un’opera difficile (e ben riuscita). Conferisce normalità alla “categoria” dei malati, in particolar modo ai malati terminali. Persone, che a molti, fanno paura.

Spesso vengono compatiti e allontanati, semplicemente perché ricordano che nessuno è eterno in questo mondo, e che tutti faranno i conti con la propria esistenza, con la vita ed infine con la morte. Ricordano il normale fluire del tempo e soprattutto che nessuno è realmente padrone degli eventi. 

Lo scrittore vuole dare spazio, con maestria e leggerezza, ai “tumorati di Dio”, a quelle voci che non chiedono pietà, ma normalità. I tumorati di Dio sono da considerarsi l’emblema del paradosso del gioco della vita. Una realtà che non bisogna allontanare, ma dove cogliere il grande significato dell’essere umano. “Perché si nasce, per poi morire?”

Sono persone dalle quali non bisogna distaccarsi per il timore di vedere la fine di un tramonto, ma da tenere vicine per carpire il significato di un’alba.

Lacune esistenziali

Uno dei grandi temi affrontati dallo scrittore nel suo romanzo è la lacuna esistenziale. La mancanza degli affetti. Il vuoto di figure necessarie, come i genitori di Gabriele, troppo insicuri per esistere. Come il fratello del protagonista di nome Paolo, che non è mai stato presente nella sua vita se non in veste di amico.

E poi c’è Johanna, un amore sordo, assente e finito proprio nel momento sbagliato. Tutti vuoti incolmabili, che provocano in lui un senso costante di smarrimento e che lo disorientano nell’immenso caos del mondo.

Quello stesso smarrimento che provano gli adolescenti che si interfacciano con una società, senza capire quale sia l’esatto ruolo da ricoprire e che li proietta inconsapevolmente nell’universo degli adulti. Un parallelismo raffinato, tra sani e malati, che tragicamente vengono accomunati non da una diagnosi, ma dal vuoto rielaborato dall’esistenza umana che colpisce chiunque, senza distinzione.

In breve

Tumorati di Dio può considerarsi un romanzo ordito sugli elementi dell’ironia e verità.

Fabio Paolo Costanza, con sommessa pietas e schiettezza, restituisce degnamente normalità allo status di malato. Ai tumorati di Dio, che non chiedono altro se non di essere considerati con leggerezza e semplicità, all’interno del naturale processo vitale del mondo e di tutti noi.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.