Vetro. Fidelio, Vision Distribution.
Vetro. Fidelio, Vision Distribution.

Vetro è il racconto intimo di una ragazza hikikomori. Vetro è un thriller dalle ispirazioni cinematografiche evidenti. Vetro ha una regia intrigante e un’estetica attenta alle possibilità dei piccoli spazi e al potere del colore. Forse però, Vetro è un po’ troppe cose, e per questo perde l’occasione di dichiararsi con un’identità definita, perdendosi.

Ciò che crediamo di guardare

Il film di Domenico Croce, già David di Donatello 2021 per il cortometraggio Anne, di sicuro coglie di sorpresa, poiché l’idea che maturiamo di ciò che stiamo guardando si rivelerà tutt’altro da un certo punto in poi. La protagonista, di cui non viene mai fatto il nome ma che è interpretata da Carolina Sala (Fedeltà) è chiusa nella sua stanza da così tanto tempo che neanche se lo ricorda.

Nel suo piccolo mondo serrato non le manca niente e ogni cosa è avvolta da questa luce violacea che accoglie anche lei. I muri sono tappezzati da disegni fatti da lei e l’unico contatto con il mondo esterno è suo padre, che le passa il cibo da una piccola apertura nella porta, la stessa da cui entra ed esce il suo cagnolino.

A rompere l’equilibrio malato dettato, a quanto pare, da una paura disarmante di ciò che si muove all’esterno (la criminalità, la violenza) sono le conversazioni virtuali che la ragazza inizia a scambiare con un timido informatico che ha notato i suoi disegni condivisi online.

Il VETRO è quello da cui la ragazza spia il palazzo di fronte, dove crede di vedere strani movimenti e comportamenti pericolosi.

La contaminazione forzata e l’effetto sorpresa (spoiler)

Proprio qui Vetro si contamina al thriller, ispirandosi al classico La finestra sul cortile (Alfred Hitchcock, 1954) per illuderci di qualcosa che finisce con il somigliare a Room (2015) di Lenny Abrahamson. Non è una scelta quella di rinchiudersi in una stanza, ma una prigionia forzata: quello che crede suo padre (e che forse lo è?) è coinvolto in uno squallido programma di prostituzione e web cam in cui lei non è che l’oggetto della violenza di uomini pericolosi.

Il film assume un’identità multipla, le scelte della sceneggiatura tendono ad affastellarsi senza una via d’uscita chiara, e la confusione degli obiettivi che si pone va a penalizzare ciò che lo rende invece interessante, ovvero il lavoro sulla vita “reclusa” fatta di un micro habitat ideale, che in realtà è un inferno da cui non si può fuggire.

Vetro. Fidelio, Vision Distribution.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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