ragnar
Vikings e Ragnarok: l’utilizzo delle fonti storico-mitologiche dal mito alla tv. Prime Video

Nei giorni scorsi si sono tenuti i primi incontri del festival dedicato alla cultura nordica I boreali, organizzato dalla casa editrice Iperborea e dal Teatro Franco Parenti di Milano.

L’intervento a cui ho potuto assistere, sabato 30 aprile, è stato curato dalla filologa Luisella Sari, laureata con una tesi di dottorato in filologia germanica a Padova, e da Anna Brannstrom, professoressa di svedese all’università degli Studi di Milano, con la collaborazione dell’Istituto di cultura nordica di Milano.

Le informazioni e le curiosità che leggerete derivano dall’intervento di Luisella Sari, specializzata in runologia, autrice del testo Rune Scandinave. La scrittura degli dei del Nord (Hoepli 2020), testo consigliato per chi volesse approfondire l’argomento.

Qual è stato l’oggetto di cui si è discusso e di cui è interessante dare una breve panoramica? Il modo in cui la cultura nordica è diventata tanto popolare, vivendo un vero e proprio revival, dalla musica alla televisione. Approfondirò alcuni aspetti di due serie televisive specifiche: Vikings (ormai celebre a livello mondiale) e Ragnarok (una produzione tutta nordica molto apprezzata dal grande pubblico).

In quale ottica si è parlato delle serie? Attraverso il punto di vista storico-mitologico, la filologa Luisella Sari ha infatti citato diversi esempi per illustrare il modo in cui sceneggiatori e registi hanno usato le fonti storiche per riadattarle al format televisivo.

Vikings e Ragnarok: l’evento de I boreali

Vikings: la figura del vichingo e curiosità sulla serie

Partiamo dal principio, con una piccola precisazione, ossia l’utilizzo del termine “Vichinghi”. L’etimologia è molto discussa e sembra significhi “Uomo della baia”, ma va puntualizzato che non erano un popolo e nemmeno un’etnia. Il “vichingo” era una professione, si trattava di uomini che intraprendevano spedizioni commerciali o militari, come ha fatto Ragnar che all’inizio della serie tenta di convincere il conte Haraldson di andare verso Occidente, arrivando in Northumbria.

Usando il termine “vichingo” con più consapevolezza, si può proseguire e passare al protagonista Ragnar Lothbrok, personaggio decisamente sconosciuto in Italia prima dell’arrivo di Vikings. Non si sa se storicamente sia davvero esistito, presumendo sia esistito come personaggio storico, si è ipotizzato sia nato tra l’800 e l’812, arrivando ad una prima incongruenza della serie televisiva che ambienta l’inizio della storia al 793, dove Ragnar è già adulto.

Tuttavia una serie televisiva è uno spettacolo e non un documentario, questa è stata una precisazione giusta e doverosa della filologa Luisella Sari, non è possibile pretendere che una serie tv segua pari passo le fonti storiche, in quanto deve presentare moltissimi eventi nel giro di pochi episodi.

La capacità risiede nel saperle utilizzare nel modo giusto, per approfondire i dettagli in fase di sceneggiatura. Un appunto interessante sulla serie riguarda il viaggio compiuto da Ragnar al tempio di Uppsala, luogo religioso dove si riuniscono i clan vichinghi.

É significativo parlare proprio della rappresentazione del tempio di Uppsala: il tetto è stato rappresentato in oro, quando era sicuramente in legno (impossibile che in epoca vichinga venisse usato l’oro per degli edifici), si sono quindi ispirati alle chiese norvegesi, personalizzando però la struttura, forse per renderla più spettacolare.

In che modo, quindi, sono utilizzate le fonti? Lo sceneggiatore Michael Hirst si è consultato con gli esperti per rendere la storia credibile: questo si nota anche attraverso l’utilizzo dell’archeologia per la cultura materiale (di cui il professore universitario svedese Neil Price è uno dei più grandi esperti).

Tuttavia la filologa Luisella Sari ha posto l’attenzione su alcuni aspetti, per esempio: nella serie tv (ma anche in molti film) i vichinghi vengono rappresentati vestiti spesso di pelle e cuoio, quando in realtà utilizzavano e preferivano molti altri materiali più caldi come la lana, basti solo pensare al freddo che poteva fare in quell’epoca storica della Scandinavia, dove il cuoio ben poco serviva per scaldarsi.

Concludiamo con l’ultima riflessione su Vikings: la scelta delle scenografie Sicuramente suggestiva e con paesaggi mozzafiato, ma molto cupa, con colori grigi e scuri. Una scelta stilistica interessante, ma ciò contrasta con le fonti, in quanto i vichinghi erano un popolo piuttosto colorato e sgargiante. Avevano abiti di diversi colori, pitturati erano anche gli scudi e i fianchi delle navi, forse in questo è stato più fedele il videogioco Assassin’s Creed Valhalla, che ha rappresentato paesaggi e abiti molto pittoreschi.

Ragnarok: unire la modernità al mito

Ragnarok è una serie televisiva danese-norvegese ideata da Adam Price, distribuita dal 31 gennaio 2020 su Netflix. La serie è stata ben accolta riscontrando opinioni positive, non a caso è stata rinnovata anche per la terza stagione.

Cosa cambia in questa serie? Prima di tutto ci troviamo nella modernità, in una cittadina chiamata Edda, nome a cui non si può non collegare l’Edda poetica da cui derivano i miti e le leggende nordiche. Una curiosità: la città in cui girano la serie si chiamava Odda, cambiata in Edda dagli sceneggiatori.

Questa serie tv tocca importanti problematiche, rientrando in un antico filone (presente dagli anni ’50) basato sul tema del disastro climatico. Non a caso Greta Thunberg verrà nominata e a lei si ispira un personaggio presente nella prima stagione (Isolde).

Non solo storia, non solo mito, ma anche l’attualità: Ragnarok è un mix moderno che è riuscito a costruire una trama accattivante, in grado di toccare diverse sensibilità. A questo contribuisce un cast giovane e talentuoso, con Magne e Laurits come principali protagonisti (David Staktson da SKAM e Jonas Strand Gavli), in cui rispettivamente si risveglieranno i poteri divini di Thor e Loki.

Ragnarok. Netflix.

Se non avete avuto modo di vederla, è certamente una serie tv consigliata, sia per chi ama la cultura nordica, sia per chi è interessato a vedere qualcosa di diverso sul tema.

Un fatto è certo: l’epoca vichinga sta conoscendo da diversi anni un revival intenso, sia a livello musicale (con i Wardruna e altri gruppi) sia a livello televisivo. Ma non solo, anche i videogiochi, come lo stesso Assassin’s Creed Valhalla, stanno cavalcando l’onda di questo successo, per non parlare dei fumetti dove il tema dei vichinghi è molto presente già da anni (persino in Giappone con Vinland Saga).

Per quanto tempo si cavalcherà quest’onda? Probabilmente ancora per un bel po’, in quanto i vichinghi sono ormai entrati nell’immaginario italiano e internazionale, siamo curiosi di vedere cos’altro ci potranno raccontare questi famosi guerrieri del mare!

Continuate a seguirci per rimanere aggiornati. Siamo anche su FacebookInstagram e Telegram.

Giulia Arcoraci
Nata a Milano il 05/05/1997, laureata in Scienze dei beni culturali e ora studentessa della magistrale in scienze storiche all’Università di Pavia. Il museo è la mia seconda casa, mastico cultura da quando sono bambina. In particolare sono appassionata di arte (principalmente arti extraeuropee), storia, videogiochi e anche un po’ di cinema. Cerco di vivere al meglio la vita culturale di Milano, senza perdermi mostre d’arte o altri eventi. Credo nell’importanza della storia come memoria, un continuo monito a non ripetere gli errori del passato, oggi spesso sottovalutata, mi occuperò di mantenerla viva attraverso la scrittura. Dai miei lavori potrete aspettarvi professionalità, qualche strambo aneddoto storico e, perché no, tante mostre d’arte!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui