WandaVision 1x03 - Credits: Disney+

Dopo il doppio debutto del 15 gennaio, già diventato una piccola perla seriale, il terzo episodio di WandaVision non solo conferma l’ottima prima impressione, ma riesce anche ad andare oltre.

WandaVision 1×03Un’analisi tra meta-narrazione e “realtà” [SPOILER!]

Siamo chiaramente negli anni Settanta. L’ambientazione, il look dei personaggi, i colori sgargianti si rifanno palesemente a questo decennio. E tutto sembra andare di bene in meglio per Wanda e Visione. La donna è incinta e, considerata la sua straordinaria natura, c’è la possibilità che la gravidanza sia rapidissima e il parto pressoché immediato. Anche qui sembra tutto troppo facile: dalla stanza del bambino allestita alla velocità della luce a Visione che fa pratica con il cambio dei pannolini. Anche gli unici inconvenienti, cioè i cortocircuiti scatenati in tutto il quartiere dai poteri di Wanda, totalmente fuori controllo, altro non sono che una simpatica gag. E, ovviamente, nessuno degli abitanti del quartiere sembra fare caso alle stranezze che avvengono in casa dei nuovi arrivati.

Un nuovo personaggio che fa molto riflettere

Nel frattempo compare una nuova vicina: Geraldine (Teyonah Parris). E già il fatto che la donna sia nera dà da riflettere, in base al contesto. Negli anni Settanta, anche negli USA, non c’era un’inclusione tale da permettere a una donna afroamericana di avere un lavoro importante. O per giunta di ricevere un aumento di stipendio. Eppure è proprio questo che Geraldine racconta a Wanda, apparentemente indifferente alle anomalie che stanno capitando in casa.

Geraldine, WandaVision 1x03 - Credits: Disney+
Geraldine (Teyonah Parris), WandaVision 1×03 – Credits: Disney+

Senza dubbio il discorso introdotto da questo personaggio è un elemento che stona con le circostanze. E non solo: attira l’attenzione sul reale ruolo di Geraldine, che fin da subito sembra essere inserita in questo quadro idilliaco con uno scopo ben preciso. La donna è infatti l’unico elemento “reale” di WandaVision, finora. È colei che cerca di riportare quello che sembra sempre più un sogno ad occhi aperti su un piano di realtà. È proprio di Geraldine l’unica battuta che fa riferimento all’Acqua e agli Avengers in particolare. Ed ecco che la realtà (dell’MCU) riemerge prepotentemente, anche se Wanda non è ancora pronta ad accettarla. 

La “realtà” entra in scena

Verso la fine dell’episodio, questo aspetto è ormai incontenibile ed esplode sullo schermo, letteralmente: le bande nere che delimitano la visione del tubo catodico si allargano, lasciando spazio alle bande orizzontali tipiche della visione cinematografica. Ed è questo che indica il passaggio a un piano di realtà, anche solo per qualche scena.

Ormai non è più possibile fingere ed è chiaro che il mondo di Wanda è fittizio. Tutto appare molto più artificioso. Paradossalmente, nonostante i colori intendano conferire un maggiore realismo alla scena, riescono invece a delineare un mondo ancora più artefatto. Improvvisamente i giardini circostanti la casa e le villette sembrano fatti di cartapesta. E il comportamento dei vicini, sempre più strano, li rivela per quel che sono, attori che non sanno più bene come recitare la loro parte. Perché ormai anche loro non riescono più a fingere. 

La reazione di Visione

D’altro canto, Visione dà continuamente segnali di allarme, già all’inizio dell’episodio. Nota tutte le stranezze e le elenca per filo e per segno, sottolineandole anche al pubblico. Ma poi, come se ci fosse un’interferenza, l’inquadratura trema e Visione sembra dimenticarsi del discorso, ritornando a una facciata di tranquilla indifferenza. Questo porta all’attenzione dello spettatore uno degli aspetti più affascinanti di WandaVision: l’aspetto metacinematografico.

Il meccanismo di finzione viene dichiarato da subito. Certo, sul piano narrativo è adesso chiaro che i personaggi si muovono in un mondo costruito ad arte, ma la finzione mostrata è anche quella del cinema. Le finte quinte sono proprio quelle utilizzate per le riprese e i personaggi si mostrano per quel che sono davvero: attori. E anche nella scena appena citata, lo strano effetto che porta Visione a fare una sorta di “rewind” è costruito come se fosse un problema del nostro schermo. Tant’è vero che per un attimo ci troviamo a domandarci se ciò che vediamo non sia dovuto a un problema dello streaming. 

WandaVision si conferma una serie fuori dagli schemi 

WandaVision, allora, conferma anche in questo episodio la sua natura atipica e la volontà di distaccarsi nettamente dalle storie “classiche” dell’MCU. In effetti, mostra due personaggi potentissimi alle prese con attività quotidiane suscitando in noi un effetto di straniamento. In questo sta anche la sua particolare comicità. Il pubblico, da sempre abituato a vedere i propri eroi preferiti in contesti epici, di guerre intergalattiche e scontri con villain di tutto rispetto, ritrova Visione alle prese con un pannolino. Non solo è grottesco, ma suscita appunto ilarità, almeno finché non ci si rende nuovamente conto che qualcosa non va.

Wanda (Elizabeth Olsen),  WandaVision - Credits: Disney+
Wanda (Elizabeth Olsen), WandaVision – Credits: Disney+

A ciò si aggiunge che anche la tecnica narrativa è quantomeno originale e inedita nell’MCU. Il pubblico è completamente immerso nella narrazione e, anzi, viene trascinato quasi a forza. Tutte le anomalie presenti ci fanno pensare, per una frazione di secondo, a un problema del nostro dispositivo, quasi come se stessimo interagendo con i personaggi. E in questo modo il coinvolgimento è pressoché totale. Noi spettatori empatizziamo con Wanda al punto che non vorremmo mai strapparla via da quel mondo perfetto che la circonda. E quindi, quando avviene qualcosa di strano o inspiegabile, arriviamo persino all‘illusione di manipolare ciò che vediamo, attraverso lo sfarfallio del nostro schermo, cercando di tenerle nascosta la verità ancora per un po’. 

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