Come with me and you’ll be
in a world of pure imagination
Take a look and you’ll see
into your imagination
Un mondo di pura immaginazione e design, quello di Willy Wonka: vero protagonista del lungometraggio musicale del 1971, nonostante Roald Dahl non ne fosse proprio entusiasta. Primo adattamento cinematografico del libro Charlie and the Chocolate Factory (1964) e, nonostante qualche cambiamento o aggiunta, il più interessante (lasciando stare il film del 2005 diretto da Tim Burton che rimane, ad oggi, una delle sue opere più deludenti).
Psichedelico, grottesco, frastornante: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato rispecchia i tempi in cui viene prodotto, e si differenzia dal libro, soprattutto grazie alla sceneggiatura e ai dialoghi scritti per il sovrano “cappellaio matto” del regno dolce che cinque bambini hanno il piacere di visitare (ma solo in apparenza). Può capitare che Willy (Gene Wilder) citi Shakespeare, o Wilde, e può essere che non ami affatto i più piccoli, ma desideri punirli con un sorriso sociopatico stampato sul volto.
Psichedelia horror
Ed è questa la magia del film, che si cristallizza come in una favola in technicolor che non invecchia mai, facendo affidamento a dinamiche fantastiche seppur in pieno gusto 70s. Sappiamo che Willy Wonka sta cercando un erede per guidare il suo regno, ma la strada per arrivare a capire chi se lo merita veramente è scandita da visionarie ambientazioni che fanno venire i brividi mentre, come sotto l’effetto di un mix di acidi che chiama caramelle, lui gode della confusione e del terrore di famigliole borghesi.
Il caos multicolore di Willy Wonka, venato da un perturbante pizzico di follia, si affianca a canzoni che fanno la morale ai bambini cattivi, eseguite dal piccolo popolo di Umpa Lumpa che lo aiuta a produrre dolciumi. Questo ci fa credere che sia un film indirizzato ad un pubblico di piccoli, quando in realtà se ne discosta fortemente, rappresentando, a differenza del libro, la centralità dello sguardo dell’uomo sulla nostalgia del suo vissuto.
E lo sguardo di Charlie, nel trovare il biglietto d’oro che lo condurrà nel futuro, è il riflesso di quello di Willy, che cerca solo libertà ed immaginazione per il suo mondo incontaminabile.