X Factor 2024. Foto di Carmine Conte
X Factor 2024. Foto di Carmine Conte

Sono arrivati in 10 in finale, per l’occasione su un vero palco, gigantesco, costruito a Piazza del Plebiscito a Napoli. Nove di loro, compatti (quasi) come una squadra di calcio, erano i concorrenti di Achille LauroI PATAGARRI, Les Votives e Lorenzo Salvetti – che grazie alle sue scelte strategiche e ai babyyyy e senato lanciati ammiccanti al pubblico, ha solo confermato l’adorazione con cui è venerato.

A fare da contraltare l’unica ragazza, la diciassettenne Mimì Caruso, l’x-pass di Manuel Agnelli, nonché l’artista che per la prima volta, dopo sei edizioni da giudice, l’ha fatto vincere. Dopo un ballottaggio sofferto con Francamente in semifinale, Mimì rimane a X Factor, e ne conquista la vittoria grazie alla votazione del pubblico dopo tre esibizioni, una più intensa dell’altra.

«Non me l’aspettavo proprio, sono stata in una casa con musicisti della Madonna, musicisti stupendi, forse ho cantato così bene perché già pensavo vincesse qualcun altro», confessa Mimì in conferenza stampa, la mattina del 6 dicembre, in compagnia degli altri finalisti.

Secondi classificati di questa edizione Les Votives, terzi I PATAGARRI, quarto Lorenzo Salvetti: insieme a ballare e gioire a fine serata della vittoria della loro collega e amica su un palco che all’inizio intimoriva, ma che alla fine li ha trovati tutti incredibilmente preparati, a dimostrare un livello altissimo che da anni non si vedeva nella trasmissione. X Factor 2024 ha portato al pubblico il jazz, il punk (con i formidabili Puncake usciti però in semifinale) il rock, la bravura nel saper padroneggiare gli strumenti, ma soprattutto l’amore per la musica.

Non solo un simbolo

Mimì Caruso sa che la sua vittoria simboleggia qualcosa di più importante, neanche si aspettava di vincere. «È stata un’esperienza surreale, appena ho sentito il mio nome sono caduta a terra, ed è stato meraviglioso festeggiare con gli altri, perché siamo veramente come una famiglia ormai. Sono felice di dire che a 17 anni ho cantato a piazza del Plebiscito», dice la cantante, aggiungendo: «Come vivo il fatto di rappresentare qualcosa che va oltre la musica? Come una grande responsabilità, non credo di essere un simbolo, ma penso di rappresentare un piccolo cambiamento, e sono contenta che i bambini afroitaliani possano vedere che sia possibile. Sono molto fiera di chiamarmi afroitaliana, sono fiera di essere italiana».

A proposito del suo giudice Manuel Agnelli, Mimì parla di un’intesa molto forte, e anche del fatto che la sicurezza di un musicista del calibro di Agnelli non intimorisca mai, costituendo in questo una grande bellezza. L’obiettivo per il futuro è quello di continuare a esprimere al meglio la musica che le piace e che sa fare, portare in Italia il soul, l’R&B, prendendo ispirazione dai grandi nomi e dal passato ma creando qualcosa di nuovo e divertente.

Lo stesso vale per I PATAGARRI, che con il loro singolo hanno dimostrato di non essere riconducibili a un solo genere ma grandi trasformisti, e anche per Les Votives, arrivati secondi come i Måneskin a X Factor 2017 (e quindi probabilmente con un’equazione di successo davanti agli occhi), o per il giovane Lorenzo Salvetti, secondo diciassettenne di questa edizione ma con un’anima da cantautore navigato.

Non resta che rimanere sintonizzati sui loro prossimi progetti.

Giorgia, Mimì Caruso e Manuel Agnelli durante la finale di X Factor 2024. Foto di Carmine Conte
Giorgia, Mimì Caruso e Manuel Agnelli durante la finale di X Factor 2024. Foto di Carmine Conte

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.