Prendi le stelle più brillanti del firmamento urban e pop italiano, prendi uno dei producer di punta del decennio e prendi pure un periodo sostanzialmente cristallizzato, in cui le regole della scena stanno cambiando ed è sempre più difficile consegnarne lo scettro nelle mani giuste: questo è X2, la prima grande rivelazione del 2022 e il primo album “solista” di Sick Luke. Se il gioco del rap continua ad essere manovrato dagli stessi nomi – e Guesus lo ha dimostrato – e la trap è il nuovo pop, Sick Luke ha messo una risolutiva pietra sopra al suo passato, senza rinnegarlo.
Del synth di Sportswear e delle vesti tamarre della Dark Polo Gang è rimasto solo quel doppio tag così iconico – a cui si riferisce il titolo dell’album – e Sick Luke ha definitivamente sepolto il 2016 e ha dimostrato – a chi avesse ancora qualche dubbio – di poter strappare ad altri le redini della produzione pop italiana.
Attesissimo, desiderato e annunciato quasi un mese fa, X2 è un album scuro, personale, intimo ma di ampio respiro musicale. Luca Antonio Baker – questo il vero nome di Sick Luke – sembra aver cucito ogni brano direttamente addosso agli artisti e la versatilità del sound, così come la sua riconoscibilità, è ancora più evidente in un lavoro completo come quello di X2, rispetto alle produzioni singole. Notevole, soprattutto, la capacità di confezionare brani con tutti i numeri per diventare hit fatte e finite, ma inserite in un progetto che funziona anche se fruito in toto dall’inizio alla fine. Il mood intimista, personale e cupo, che calza a pennello con la depressione invernale è totalmente in linea con i tempi e questo non guasta mai.
Il dream team del pop italiano
Sick Luke ha messo insieme le voci giuste, le vibes giuste, anche le personalità giuste, a costo di azzardare abbinamenti che potrebbero far storcere il naso a qualcuno – vedi Ernia e Geolier o Tedua e Gazzelle – senza perdere quella cifra stilistica che tanto ci ha fatto innamorare di lui, nel corso della sua crescita musicale: melodicità, cantabilità, architetture sonore anche piuttosto complesse, ma che non sfociano mai nel puro esercizio di stile. Non meno importante, poi, la capacità di comprendere esattamente quello che funzionerà. E se c’è lo zampino di Sick Luke, è certo che funzionerà.
Così dai toni leggeri e uplifting di Hentai con Ghali e Tony Effe e un beat trap con rimandi al mondo asiatico e giapponese, per riprendere il tema del titolo, si passa all’esplosività di Solite pare, che rispetta a pieno lo stile di Tha Supreme e Sfera Ebbasta, passando per le tinte elettro-pop di Funeral Party con Cosmo e Pop X. Non manca davvero nessuno: ci sono conferme e novità, ci sono Pyrex e Side Baby ma anche Drast, Taxi B, Chiello e Madame.
E come il suo mostriciattolo alter ego, il bizzarro farfastrello, Sick Luke è un animale mitologico composito, un caleidoscopio tutto da scoprire, nella sua indiscutibile maturità artistica. L’ultima traccia, che conclude il progetto e anche l’ascolto, Libertà, con Duke Montana, suona come un saluto alla trap e a tutto quello che Sick Luke si è lasciato ormai alle spalle, un ultimo skrrt prima di salire definitivamente sul trono della produzione pop italiana.
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