Dostoevskij. Sky Original. Foto di Simona Panzini
Dostoevskij. Sky Original. Foto di Simona Panzini

La prima serie dei fratelli D’Innocenzo, Dostoevskij, sarà finalmente visibile, dopo essere stata presentata in anteprima mondiale alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, ed essere passata al cinema a luglio, il 27 novembre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, con tutti gli episodi disponibili da subito.

Con tutti gli episodi disponibili on demand, la serie scritta e diretta dai fratelli D’Innocenzo (e girata interamente in pellicola) diventa il prodotto ideale da assorbire tutto d’un fiato, lasciandosi prosciugare e travolgere dalla potenza visiva e dalle capacità attoriali di un cast che si è veramente messo al servizio di un obiettivo comune: quello di esplorare un inferno di solitudine ed errori, fallibilità umana e omicidi, dove nessuno riesce veramente a salvarsi.

Si è tenuta lo scorso 20 novembre la conferenza stampa di presentazione, dove erano presenti Chiara Cucci, a capo di In House Production di Sky Studios, e gli attori e i registi Gabriel Montesi, Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo, Filippo Timi, Carlotta Gamba e Federico Vanni.

La trama di Dostoevskij

L’investigatore Enzo Vitello (Filippo Timi), è un uomo tormentato e ossessionato da Dostoevskij, un serial killer che ogni volta che uccide lascia accanto al corpo una lettera su cui fissa la sua visione del mondo, descrivendo gli ultimi attimi di vita della vittima.

In una provincia decadente e spaventosa, Vitello comincia un segreto rapporto epistolare con l’assassino, scendendo in un pericoloso inferno personale da cui è difficile uscire. Come poco a poco i segreti dell’assassino si rivelano durante l’indagine, anche quelli del poliziotto iniziano ad emergere riportando alla luce il dolore che ha provato anni prima separandosi dalla figlia Ambra (Carlotta Gamba), e i traumi mai risolti che l’hanno relegato nella sua solitudine rabbiosa e soffocante.

Una discesa agli inferi, un’indagine psicologica

Dostoevskij è una serie che parla il linguaggio del crime e del noir, ma che se ne avvale quasi come strumento per arrivare ad indagare la fragilità umana, comunicata nella serie con grande cura. I protagonisti si mostrano così vulnerabili a un racconto che si divide in sei episodi ma che può benissimo essere percepito come un lungometraggio.

La caccia al killer si sviluppa come una ricerca che rivela di volta in volta nuovi strati di coscienza e consapevolezza, sia per l’investigatore Vitello, che per il pubblico.

Come capita sempre quando si affrontano sentimenti così spigolosi, spinosi, umidi, ti trovi sempre a rispettare la delicatezza dei personaggi, dei temi, dice il regista Fabio D’Innocenzo in conferenza stampa, aggiungendo: In questo caso affronto l’uscita di Dostoevskij su Sky e su NOW con grandissima felicità; sono molto rilassato, cosa che capita pochissime volte quando si fa un film, perché ci si mette a nudo. La serie l’abbiamo fatta assieme a persone che ci hanno capiti, assieme a persone che si sono messe a loro volta a nudo, dandoci la loro parte peggiore a volte, che è quella che solitamente si nasconde, e tutto ciò mi fa sentire un po’ in debito con questi attori meravigliosi, e con una produzione, oserei dire più che libera, libertina, come quella di Sky, a cui siamo molto grati.

Come è stato scendere all’inferno? Bellissimo, risponde Timi, raccontando quanto sia raro aderire ad un progetto così assoluto e coinvolgente. Per quanto era complicato, a volte anche doloroso, quasi impossibile reggere, stare sul set, grazie a questo sì reciproco con i fratelli D’Innocenzo, un sì assoluto per l’impegno che ci hanno messo, è stato facile, dice Timi, sottolineando l’importanza del confronto con loro sul set.

Dostoevskij. Sky Original. Foto di Simona Panzini

La vulnerabilità mostrata richiede grande coraggio, sia dal punto di vista della scrittura che dell’interpretazione. Lo precisa Carlotta Gamba, che con il suo personaggio ha trasmesso una grande empatia, proprio perché i sentimenti rappresentati sono avvicinabili a tutti, quel groviglio complesso che vive nel rapporto con suo padre si comunica grazie ad una violenza verbale e fisica che porta al limite i corpi e i sentimenti trasposti sullo schermo.

Abbiamo dovuto mettere a tacere la paura di essere giudicati per quello che facevamo, con Filippo ci permettevamo di trattarci male, di guardarci male, e questo è un atto di generosità importantissimo che non solo è avvenuto da Filippo, ma anche da Fabio e Damiano che l’hanno reso possibile, così l’attrice descrive la sua intensa esperienza.

Indagare l’umano

La scrittura dei fratelli D’Innocenzo rende possibile una narrazione in cui non viene puntato il dito, non esiste un giudizio nei confronti dell’assassino o delle azioni dei personaggi. Con la serie hanno avuto modo di approfondire una ricerca attraverso l’osservazione dell’umano, e non della sua guarigione.

Dostoevskij è tutt’altro che un accanimento nei confronti di ciò che non si accetta della realtà, bensì uno sguardo obbligatorio di analisi, che va difeso. Non è la colpa ad essere approfondita, ma la parte più oscura dell’animo umano, scandagliata nelle sue pieghe nascoste. E dal 27 novembre questo viaggio partito con Berlino e arrivato in streaming, sarà disponibile per un’immersione totale da binge watching.

Dostoevskij è una serie Sky Original in 6 episodi, una produzione Sky Studios con Paco CinematograficaQui l’intervista a Filippo Timi.

Dal 22 novembre in libreria con La Nave di Teseo trovate Indizi, il libro dei Fratelli D’Innocenzo con la sceneggiatura e gli storyboard della serie. Continua a seguire FRAMED anche su Instagram Telegram.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.