We Are The Thousand_©AndreaBardi_02
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We Are The Thousand – L’incredibile storia di Rockin’1000, scritto e diretto da Anita Rivaroli, racconta una storia unica che ha per protagonista un sogno divenuto realtà grazie alla passione viscerale per la musica.

Rockin’1000 inizia con il sogno di Fabio Zaffagnini di convincere la sua band preferita, i Foo Fighters, a suonare a Cesena. Quasi per gioco organizza un concerto in cui 1000 musicisti (e fan) suonano all’unisono un solo pezzo. Quell’evento sarà gigantesco e produrrà aggregazione e senso di appartenenza, e musica rock, celebrata all’unisono.

L’emozione di assistere alla sincronizzazione dal vivo di più di mille musicisti è un sentimento difficile da descrivere a parole.

L’impresa impossibile

La notte prima del 26 luglio 2015, Fabio Zaffagnini, geologo con la passione per i Foo Fighters, sa già che non dormirà: le aspettative sono tante e la paura di fallire ancora di più. Da un anno sta organizzando un evento del quale nessuno prevede l’effettivo risultato, ovvero far suonare a mille musicisti, contemporaneamente, Learn to Fly. Perché? Vuole che David Grohl veda il video dell’esibizione e porti il suo gruppo a fare un concerto a Cesena.

L’invito di Zaffagnini prende piede con raccolte fondi e ironiche animazioni doppiate in dialetto e diffuse online, ma in poco tempo si trasforma in una vera e propria “chiamata alle armi”. Iniziano ad arrivare provini registrati in maniera casalinga, musicisti con background e inclinazioni musicali differenti che intendono partecipare a Rockin’1000. Ma si presenteranno tutti? Riusciranno a suonare a tempo? L’esito sarà memorabile o una fallimentare confusione?

Passo passo il documentario segue l’evoluzione di ciò che di lì a poco sarebbe entrato nella storia. I musicisti si presentano al Parco Ippodromo di Cesena, prestissimo quella mattina estiva, ognuno con spinte e motivazioni diverse. C’è chi suona dark dagli anni ’80, chi punk e chi blues. Ci sono adolescenti e padri con i figli, tutti con gli strumenti alla mano. Le prime prove sono deludenti, serve tempo per capirsi e creare la magia. Ma dall’alto di una colonnina innalzata per l’occasione il maestro Marco Sabiu dirige l’imponente rock band, credendoci come non mai.

We Are The Thousand – L’incredibile storia di Rockin’1000 (2020)

Learn to Fly

Learn to Fly prende forma, ogni musicista rispetta la sua parte e la sincronia si manifesta provocando un immenso stupore. Il video dell’evento si conclude con l’appello di Zaffagnini a Grohl. L’organizzatore di tutto sarà il primo a commuoversi davanti al primo montaggio, ed è questo l’effetto che provoca la visione di un fermento totale di musica e partecipazione umana: gli occhi diventano lucidi e un sorriso ricopre il viso. Un gruppo di esseri umani così belli ha reso possibile tutto questo, e non per guadagnarci o per rendersi visibili, ma con l’obiettivo di suonare insieme.

Il video dell’evento raggiunge oltre 45 milioni di views su YouTube, le reazioni si fanno sentire in tutto il mondo, la maggior parte dei commenti parla di “pelle d’oca”. E la risposta di Dave Grohl arriva, con un video in cui risponde in italiano e li ringrazia. I Foo Fighters decidono di andare suonare a Cesena, il sogno si avvera, ma è lì che il senso più profondo si mostra. Rockin’1000 ha creato un gruppo, una band, dei legami forti. Il bisogno di tornare ad abbracciarsi a ritmo di rock e l’adrenalina di incastrarsi in un concerto che ogni volta riserva sfide maggiori sono le basi su cui il progetto continua a crescere.

Foto di Andrea Bardi

Dopo altre date successive alla prima, il prossimo concerto dei Mille è previsto per il 14 maggio 2022 a Parigi, e quello che sembrava un progetto folle si è rivelato un esperimento socio-musicale (dalle parole del Guitar Guru Claudio Cavallaro) in cui ognuno si è messo al servizio della musica. We Are The Thousand racconta tutto da vicinissimo senza perdere neanche un dettaglio.

La foto in copertina è di Andrea Bardi.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.