La copertina di Confine, Mattia Giusto Zanon (Edizioni La Gru, 2024)

Confine (Edizioni La Gru, 2024), proprio come la linea immaginaria tra l’al di qua e l’al di là, tra ciò che è conosciuto e ciò che è ancora ignoto, è il racconto di un viaggio tanto intimo e interiore quanto concreto, sensoriale, reale. Una geografia dell’anima e uno sguardo rivolto all’interno, ai diversi modi in cui allontanarsi da ciò che si conosce serve a definire meglio ciò che si è.

Mattia Giusto Zanon, giornalista e scrittore alla sua prima raccolta di poesie, non a caso dedica il volume al Brasile, luogo in cui ha vissuto e vero protagonista silenzioso sullo sfondo di tutti i 31 componimenti, divisi in tre sezioni: Lontano, Disincanto, Prospettiva.

Come in un immaginario diagramma di Venn, in cui diversi insiemi si intersecano trovando connessioni logiche e punti in comune, l’ultima sezione, la Prospettiva, è il risultato dello scontro tra la rivoluzione iniziale, il cambiamento radicale (Lontano) e il seguente e distaccato Disincanto.

Quello che si forma, pagina dopo pagina per lettrici e lettori, è un percorso di immagini vivide, che accendono i sensi, fatte di “palme sottili e luccichii di mare”, di “odore di caffè che sfiora le narici” “e traffico che esplode sommesso dietro i vetri”. Momenti di rivelazione quotidiana, che sembra di poter odorare, toccare, ascoltare. Comun denominatore è sempre l’esperienza della voce narrante che a volte, proprio come in un diario, annota coordinate di spazio e di tempo, per fermare un istante per sempre, nelle parole.

Per farlo, l’autore usa anche l’intero spazio della pagina, orchestrando i pieni e i vuoti, “rompendo” le regole tipografiche per dare ai propri versi liberi le pause necessarie e un preciso disegno di lettura, come in una partitura.

Confine e desiderio

Traversale a tutte le sezioni di Confine è il racconto di una sensualità di corpi che resta indefinita ma potente abbastanza da parlare a chiunque, attraverso il linguaggio universale del desiderio. Pezzi qua e là – una chioma color miele, delle lentiggini chiare, due schiene, una risata – emergono come il motore di una passione complessa, che tiene ancorati al presente, fa sperare nel futuro ma è anche fatta di nostalgia, tristezza, a tratti persino di risentimento.

Un sentimento che mantiene vivi, pur nelle sue contraddizioni, o forse proprio grazie ad esse. Da un abbraccio che “solo si basta” (Avenida) a uno che all’improvviso diventa “comodo e soffocante”, triste presagio di qualcosa che è già finito (Il solito), non è propriamente d’amore che parlano le poesie di Mattia Giusto Zanon, ma di attimi di verità in cui, qualsiasi nome gli si voglia dare, c’è un sentimento comune, riconoscibile, condivisibile.

è qui che impazzisco quando
stai per ridere ma
non ridi ancora, proprio come
l’onda
che aspetto e non
torna, come la strada
lunga e curva
che non controlli


(Tratto da Onda Lunga, Confine, Edizioni La Gru, 2024)

L’inizio e la fine del viaggio

Volendo rintracciare, in Confine, i nodi narrativi di questo ideale viaggio, sono forse tre le poesie su cui soffermarsi, una in ogni sezione.

Due cieli, in Lontano, è la visione dichiarata di una lontananza geografica dal proprio centro come strumento per indagare sé e il mondo. La contrapposizione tra un nuovo cielo e un altro cielo: “qui sotto io so/ne son certo/il principio delle cose”.

Angolo, in Disincanto, è l’apice di un cambiamento, di un timore crescente per la finitezza delle cose che si trasforma nel coraggio di andare a vedere cosa si nasconde, appunto, al di là delle geometrie e delle geografie visibili. 

Brezza, in Prospettiva, è infine il congedo dell’autore, la poesia che chiude la raccolta e, come è giusto che sia, alla fine del percorso lascia una domanda più che una risposta. Una riflessione che, rimanendo aperta, forza lettrici e lettori a interrogarsi a loro volta: “Sarà questo cuore un giorno / saggio o selvaggio?”

L’autore

Trent’anni, veneto (nato a Motta di Livenza nel 1994), Mattia Giusto Zanon è giornalista professionista e scrittore. Nel 2024 ha vinto il Premio Goffredo Parise ed è stato finalista del Premio Papa Ernest Hemingway (2020) e del Premio Calvino Racconti (2021). Nel 2022 ha ricevuto la Menzione d’Onore dell’Ambasciata d’Italia in Venezuela dell’Istituto italiano di cultura di Caracas per la sceneggiatura del cortometraggio Las Aguas Vuelven. Ha inoltre scritto per Harper’s Bazaar, Esquire, Il Venerdì di Repubblica e Internazionale.

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