The-Witcher
The Witcher, Netflix

Fra poco uscirà la seconda stagione dell’amatissima serie fantasy targata Netflix The Witcher. L’attesa è alle stelle, anche perché abbiamo a che fare con uno dei migliori prodotti fantasy degli ultimi anni.

Al centro della storia c’è Geralt di Rivia, un Witcher, appunto. Questi individui altro non sono che cacciatori di mostri, strappati alle famiglie in tenera età e addestrati duramente al combattimento e alle arti magiche. Ma nonostante vengano richiesti per epurare i territori da terribili creature di varia natura, i Witcher non sono ben visti, anzi. Sono trattati come dei mercenari, degli individui disposti a tutto pur di guadagnare. Ma la verità non è questa: Geralt è una persona di buon cuore, che si trova a suo discapito in situazioni estremamente complesse. L’unica cosa che vuole è vivere in pace. Ma evidentemente non gli riesce troppo bene. 

La sua storia si intreccia con quella di Ciri, erede al trono di Cintra. La ragazza è minacciata dall’Usurpatore, un misterioso e abietto individuo che ha preso possesso del trono di Nilfgaard, un reame del Sud.

Ma come se la storia non fosse già sufficientemente affascinante, vi diamo cinque buoni motivi per guardare The Witcher. 

1. Henry Cavill, alias Geralt di Rivia

Sembra un motivo banale, ma non lo è. Sappiamo bene quanto sia avvenente Henry Cavill (non a caso dà il volto a Superman nei film DC), ma non è questo il punto fondamentale. Anzi, parlando da fan sfegatata di The Witcher, devo ammettere che l’esaltazione di Henry Cavill all’inizio mi ha respinto, piuttosto che attrarmi. Pensavo che fosse stato inserito nella serie solo per attirare un’ampia fetta di pubblico femminile. Questo fino a che non ho scoperto che l’autore dei romanzi, Andrzej Sapkowski, ha dichiarato esplicitamente che l’attore era esattamente come si era immaginato Geralt.

E non solo: c’è da ammettere che Henry Cavill è un ottimo interprete. Non fermatevi solo a Men of Steel e Batman VS Superman. È vero, si trattava di interpretazioni piuttosto stereotipate, ma cosa c’è di più ovvio di Superman? Henry Cavill ha dato al pubblico esattamente ciò che chiedeva: muscoli, sex appeal ed eroismo. Ma provate a vederlo in quel gioiellino che è Operazione Uncle e vi renderete conto che il ragazzo ha un gran talento. Talento che esprime appieno in The Witcher. Tra l’altro l’attore è un vero nerd, che ha giocato per anni ai videogiochi di The Witcher, cosa che lo rende un attento conoscitore della saga. Chi meglio di lui poteva impersonare Geralt di Rivia? Rispondiamo noi: nessuno.

2. Le figure femminili

Premessa: sono una grande fan di Game of Thrones e ho sempre apprezzato personaggi femminili incisivi come la regina Cersei o Danerys Targaryen. Con tutti i loro pregi e difetti. Ma, lasciatemelo dire, le figure femminili di The Witcher vincono dieci a uno. 

La Regina Calanthe, Leonessa di Cintra, guadagna la scena in soli dieci minuti. La donna è la nonna di Ciri e adora la nipote. Tiene a lei più di qualunque altra cosa al mondo, oltre che al marito, sposato in seconde nozze. Come per il Trono d’Inghilterra, però, chi detiene il potere è lei e non il marito. E il suo compito di regina lo fa egregiamente. Certo, non è una santa, anzi. Prende delle decisioni che potrebbero definirsi quantomeno discutibili. Ma sono tutte maledettamente logiche. Calanthe è l’incarnazione della Ragion di Stato. Ciò che fa, lo fa per il bene del suo Paese. L’unica cosa che la fa davvero impazzire è la famiglia. E in quei casi sì, effettivamente il suo comportamento diventa davvero esecrabile. Ma rimane è un personaggio a tutto tondo e proprio per questo è imperfetta e incoerente. E come tutti i grandi sovrani della storia, non può essere perfetta e adamantina. 

La Regina Calanthe. The Witcher, Netflix

Il punto fondamentale è che Calanthe è un personaggio incredibilmente ben scritto. È forte, orgogliosa, regale in qualunque suo atteggiamento. Anche se beve birra e getta via il boccale vuoto subito dopo aver tracannato. La regina conquista perché è un magnifico e perfetto mix di imperfezioni e contraddizioni. Come Yennifer, l’altra grande donna di The Witcher.

Solo perché Ciri è ancora una bambina, si intende. E come Calanthe, anche Yennifer è piena di difetti. È egoista, è disposta a tutto pur di riscattarsi. E non si cura di quante persone calpesti sul suo cammino. Ma ci sono momenti che la vedono come protagonista: sono impagabili e commuovono alle lacrime. Perché Yennifer, come qualunque personaggio ben scritto, non è solo egoista, o individualista. È anche sensibile e ha in sé una profonda capacità di amare. Oltre a un grande coraggio.

Yennifer. The Witcher, Netflix

3. Ranuncolo

Il bardo Ranuncolo è molto più di una macchietta. Fa ridere, è vero. Fa battute divertentissime, canta e balla. Ma è anche il fedele compagno di avventure di Geralt, un amico che non solo canta le sue gesta, ma lo sostiene sempre e comunque. Neppure i modi burberi del Witcher lo fermano. Ranuncolo sarà sempre al suo fianco. Un po’ come Sam al fianco di Frodo, o Samwell Tarly che sosterrà sempre Jon Snow. In ogni saga c’è un amico fedele, d’altronde. E quello di Geralt risponde all’improbabile nome di Ranuncolo. 

4. Lo stile narrativo

Alcuni lo hanno criticato perché troppo complesso, ma in realtà la narrazione di The Witcher e in particolare l’ordine cronologico degli eventi, sono più che originali. 

La prima stagione, infatti, si svolge su tre piani temporali differenti. Quello di Yennifer è quello più in là con gli anni. Le avventure di Geralt si collocano esattamente nel mezzo e le vicende di Ciri sono le più recenti. Ma questo non viene rivelato subito allo spettatore, che se ne rende conto solamente a metà stagione. All’inizio la cosa genera molta confusione e perplessità, ma in realtà crea un effetto sorpresa che stupisce e invita ad andare avanti. Soprattutto perché poi il senso di sollievo dato dal ricongiungersi di tutte le linee narrative è anche maggiore. 

5. L’ambientazione

Nonostante sia un’ambientazione fantasy all’apparenza “standard”, è invece tutt’altro che banale. Ad esempio, spesso gli Elfi, nel rispetto della tradizione tolkeniana, sono sempre visti come degli esseri superiori ed eterei, rispettati da tutti. Nell’universo narrativo di The Witcher, invece, gli Elfi vengono bistrattati e trattati con razzismo. Una nota decisamente inedita. La stessa Yennifer viene maltrattata dal padre adottivo in quanto mezza elfa. E inizialmente il suo disperato bisogno di riscatto deriva proprio da questa vita ai margini della società, trattata come un rifiuto e gettata in un angolo. 

Inoltre, nonostante ci siano magia, streghe e mostri, non mancano le ispirazioni di carattere storico. Calanthe, ad esempio, ricorda molto da vicino Elisabetta I. Secondo le cronache, la regina amava tracannare birra nelle osterie e aveva degli atteggiamenti decisamente mascolini, soprattutto per l’epoca. Inoltre, aveva l’abitudine di scendere sul campo di battaglia a scontro finito, per controllare le truppe. Naturalmente bisogna considerare che una regina, ai tempi di Elisabetta, non poteva combattere al fianco delle truppe. Sarebbe stato davvero troppo avveniristico. Ma Calanthe sì. Oltre alle somiglianze con Elisabetta I, la regina di The Witcher può permettersi qualcosa in più, proprio perché vive in un mondo fantasy. Calanthe, dunque, combatte al fianco del suo esercito e ne esce (quasi) sempre vittoriosa. 

Ma oltre a questo, l’universo di The Witcher è estremamente variegato. Ci sono moltissime popolazioni diverse, molti regni, ciascuno con cultura e tradizioni ben definite. Sebbene nella prima stagione si veda poco, è chiaro che The Witcher sia ancora tutto da scoprire.

Torneremo a parlarne, intanto se ancora non l’avete fatto recuperate tutti gli episodi disponibili! Continuate a seguire FRAMED per aggiornamenti. Siamo su FacebookInstagram Telegram per saperne di più.