Xavier Dolan - Credits: Lucky Red

Il 20 marzo 1989, a Montréal, nasceva Xavier Dolan, regista, sceneggiatore, attore, costumista, doppiatore, produttore (qualcuno dice pure elettricista, filosofo e tecnico della caldaia). Un vero e proprio enfant prodige made in Québec che fin dal suo esordio registico, con J’ai tué ma mère (2009), è riuscito a dare uno scossone alla cinematografia mondiale, distinguendosi subito per un’estrema riconoscibilità stilistica, nonostante la giovanissima età. Uno stile prettamente contemporaneo, generazionale, al passo con i tempi. Pop e autoriale al tempo stesso, capace di fondere le influenze di chi ha passato i pomeriggi degli anni Novanta davanti allo schermo di MTV e ha macinato al tempo stesso la filmografia di Michelangelo Antonioni durante le notti liceali.

Tanto si è detto e si potrebbe dire sul cinema di Dolan, sulle sue tematiche, sul ruolo delle donne nei suoi film, sugli elementi visivi ricorrenti. Oggi vogliamo però soffermarci su un ingrediente in particolare: l’estetica del videoclip musicale che abbandona i confini spaziali di Internet per fungere da elemento introspettivo all’interno di una narrazione di più ampio respiro. Dove un romanziere si affiderebbe al racconto di emozioni e pensieri, o un drammaturgo si affiderebbe al monologo, Dolan si affida alla musica, imponendoci le regole del videoclip e reinterpretando nei suoi film alcuni grandi classici che vanno dagli Oasis a Lana Del Rey (non a caso, questa passione l’ha portato, nel 2015, a lavorare al fianco di Adele per il video di Hello).

Xavie Dolan e Adele - Ph. Credit Vanity Fair/SHAYNE LAVERDIÈRE
Xavier Dolan e Adele – Ph. Credit Vanity Fair/SHAYNE LAVERDIÈRE

Come dimenticare la passione e la rabbia adolescenziale gridata attraverso i Noir Désir in J’ai tué ma mère? O la fascinazione estetica e sensuale espressa dai The Knife in Les amours imaginaires? O ancora non dimentichiamo come i Moderat ci riempiono il cuore fino ad esplodere di fronte alla gioia della riconciliazione e la libertà impagabile che deriva dall’accettazione di sé in Lawrence anyways. E avete presente quella sensazione di quando non c’è più via d’uscita, e l’unico rifugio è un sogno ad occhi aperti in cui immaginiamo come sarebbe la vita se tutto potesse andare bene? Dolan ce lo racconta in Mommy grazie alle meravigliose note di Einaudi che ci fanno danzare nella fantasia di una madre che altro non desidera se non la felicità del proprio figlio. E in Juste la fin du monde gli Exotica si fanno invece portavoce di quella dannata nostalgia che ti si impregna addosso quando ripensi alla spensieratezza del primo amore, quando potevi stringere l’eternità tra le dita delle mani.

Ma come si costruisce una connessione tra musica, immagine e narrazione? Ne abbiamo parlato con cinque cantautori e per l’occasione abbiamo chiesto di consigliarci dei videoclip che secondo loro tutti dovrebbero aver visto almeno una volta nella vita.

VANARIN

I Vanarin sono una band italo-britannica che ha di recente pubblicato il singolo Care, fuori per Dischi Sotterranei. Un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo album in uscita nel 2021. Un brano che, con il suo inconfondibile alt-pop italo britannico della band, racconta del tempo come un missile che colpisce l’animo e lascia dietro di sé la melanconica consapevolezza del tempo passato. 

Partiamo dal presupposto che siamo grandissimi fan del lavoro di Xavier Dolan, tant’è che più di una volta è stato una reference al tavolo con vari videomaker con cui abbiamo collaborato. L’ingrediente di un videoclip che spacca secondo noi è l’approccio cinematografico. Quando l’obiettivo non è di mostrare solo gli artisti ma di dar luce ad un’emozione, una tematica. Amiamo molto la fotografia ed è la prima cosa che notiamo di un videoclip. Video consigliato: Dark & Handsome di Blood Orange (feat. Toro y Moi).

PETROLÀ

Petrolà è un romantico sognatore che ama sperimentare con i sound moderni. Lo scorso 12 febbraio è uscito il suo ultimo singolo: A piedi la notte, un pezzo che ci accompagna in una passeggiata notturna in cui il pop si fonde all’elettronica.

Il videoclip musicale può essere una vera e propria opportunità per esprimere un concetto o una storia da raccontare. Con i mezzi di oggi ha poco senso realizzare classici videoclip musicali con la band o l’artista che canta in playback. Voglio citare un videoclip italiano che per certi aspetti mi ricorda Mommy. Si tratta del videoclip Bellissimo di Marina Rei, di cui firma la regia Duilio Scalici. Un vero e proprio cortometraggio, un racconto di una sera qualunque di un adolescente romano accompagnato da una fotografia moderna e bellissima.

METCALFA

Metcalfa è un batterista jazz di stanza a Milano che unisce le influenze derivanti dai suoi ascolti di musica elettronica e che pubblicherà il 23 marzo il suo primo disco dal titolo Siolence. Si tratta del mondo oscuro del progetto solista di Metello Bonanno, primo esponente di quella che viene definita da lui stesso hybrid music. 

Musica e Immagine sono da sempre due mondi collegati. In molti video purtroppo si sta perdendo di vista il voler creare una storia e questo secondo me è un peccato. Penso che l’ingrediente segreto sia trovare il giusto connubio tra immagine e suono. Un video che torno sempre a guardare è quello di The only moment we were alone, degli Explosions In The Sky. Lo trovate sul canale AbstractNumbers. Totalmente amatoriale, molto Lo-Fi. Eppure, perfetto.

SPERA

Spera è un cantante abruzzese hip-hop/rap che ha da poco pubblicato un singolo dal titolo Cobain. Questo pezzo rappresenta il primo capitolo di un progetto musicale che creerà un’immagine del tutto nuova per l’artista, tra pop, rap e venature grunge.

L’ingrediente fondamentale per la buona riuscita di un videoclip credo sia la sinergia tra il regista e l’artista. Solo se il regista capisce appieno ciò che l’artista vuole trasmettere si può creare un buono storyboard, arrivando così alle riprese con le idee ben chiare. Un video che consiglio assolutamente di guardare è Hurt di Oliver Tree.

NOVE

Vocabolario è il primo singolo di NOVE pubblicato venerdì 19 marzo, primo capitolo in attesa di un disco di debutto dal titolo Saturno. Un brano stratificato e complesso che mescola elementi di elettronica e altre influenze della scena alternative degli anni Novanta, e descrive una pagina di un libro amato e letto tante volte ma che, solo con il passare del tempo, ti rendi conto che non ti rappresenta più. Un po’ come quando pensiamo al primo amore.

Il videoclip deve essere in grado di parlare al posto della canzone. Ci deve essere una sinergia talmente stretta tra il brano e le immagini che anche senza audio lo spettatore deve capire perfettamente in quale mood l’artista vuole farci entrare. Scelgo Hurt di Christina Aguilera.

E voi? Quale pensate sia il videoclip da guardare almeno una volta nella vita?