Sulla scia della quinta, e ultima, stagione della ultra premiata serie The Marvelous Mrs. Maisel, Amazon Prime Video rilascia uno spettacolo speciale scritto e realizzato da Alex Borstein, che per l’occasione si toglie giacca sgualcita e collana di chiavi da co-protagonista per indossare un costume da clown e conquistarsi la scena.
Prima di Susie Myerson
La maggior parte di noi la conosce ormai come Susie Myerson, manager di Midge nella serie di Amy Sherman-Palladino (per la quale l’attrice ha vinto due Screen Actors Guild Awards, due Critics’ Choice Television Awards e due Emmy), ma la brillante carriera di Alex Borstein inizia molto prima. Dal lontano debutto de I Griffin nel 1999, è la voce di Lois Griffin, nonché tra i produttori e gli sceneggiatori della stessa serie animata. Rimanendo in tema Palladino la troviamo in due piccoli ruoli in Gilmore Girls, prima come arpista e poi come stilista di fiducia che associa ogni volto ad un attore celebre (con un trucco che la maschera notevolmente).
Ha recitato in molti film comici e serie TV e ha doppiato vari film animati e videogiochi, ma soprattutto ha sempre portato avanti il suo lavoro di autrice e sceneggiatrice (è anche tra gli autori di Shameless). Proprio in questi giorni sta manifestando per i propri diritti a fianco, ancora una volta, di Amy Sherman-Palladino.
Con The Marvelous Mrs. Maisel ha raggiunto un grande successo: nonostante rivesta i panni di chi rimane dietro le quinte per lasciar brillare la sua cliente, diventa di episodio in episodio una co-protagonista, tanto da farci sognare uno spin off su di lei.
Corsets & Clown Suits
Per il suo speciale comico, Corsets & Clown Suits, Alex Borstein passa dal lato oscuro dell’intrattenimento: sale sul palco insieme ai musicisti nativi di Barcellona, Eric Mills e Salva Rey, e realizza una performance che si divide tra commedia, narrazione e musica. Diventa di fatto la Midge della situazione e, non a caso, sceglie anche una location molto significativa per Mrs. Maisel, ovvero il Wolford Theatre, il club di burlesque in cui la protagonista inizia ad esibirsi nella quarta stagione.
Anche il reparto tecnico e quello artistico dello spettacolo si avvalgono di personalità che hanno già lavorato in The Marvelous Mrs. Maisel, come gli scenografi Bill Groom e Ellen Christiansen, il direttore della fotografia M. David Mullen, il supervisore musicale Robin Urdang e il consulente musicale Stewart Lerman.
Con la magia dello spettacolo dal vivo e la presenza di un pubblico chiamato più di una volta in causa, Borstein ci accompagna in un provocatorio racconto, prettamente personale ma con una forte e significativa deriva sociale e politica, a proposito della percezione. Come veniamo percepiti dagli altri? Come vorremmo essere percepiti dagli altri?
Per questo indossa un costume da clown stretto in un corsetto: si riscopre “altro” al di là dei ruoli che l’hanno resa celebre e si spoglia di quei personaggi, senza perderne però l’essenza che le appartiene e che continua a mettere in ognuno di essi.
Divorzio, nazismo e Tinder per principianti
Quando si parla di comicità al femminile lo scenario che ci si prospetta è costellato di battute su vagine a non finire, mestruazioni, rapporti occasionali e qualche menzione a tacchi troppo alti o gonne troppo strette. E spesso, tutto questo non fa ridere.
Nel caso di Corsets & Clown Suits il copione seguito è più o meno questo, ma con la differenza che fa ridere eccome, perché la dialettica diretta di Alex Borstein va incontro allo spettatore senza fronzoli pretenziosi: sul palco vediamo una donna incazzata che parla del suo divorzio recente e della nuova vita intrapresa, ma parla anche di aborto e diritti umani. E non sta recitando, noi le crediamo e proviamo immediatamente empatia per quel racconto. In molti momenti ci ritroviamo a ridere chiedendoci un attimo dopo, “è possibile riderne”?
Le sue origini ebraiche sono ovviamente fonte d’ispirazione per molte battute, ma anche in questo caso sono digressioni e giochi che provocano una risata immediata, per porci pochi istanti dopo nella condizione di riflettere sul perché sia giusto ridere di determinate cose.
Nel momento in cui la gag si concentra sulla donna delle pulizie di Hitler e su un bunker da ripulire (ma non vi dico altro), mi è venuto in mente il documentario The Last Laugh (2016), diretto da Ferne Pearlstein, e le parole di Mel Brooks a proposito del tabù dell’umorismo su quale sia il limite in particolare quando si parla di Olocausto.
Alex Borstein scherza sul ciclo mestruale e sull’antisemitismo con lo spirito di una donna affetta da emofilia e con sua madre sua nonna sopravvissute all’Olocausto: non sta recitando, si sta praticamente sfogando con attimi di occhi lucidi e altri di esilaranti doppi sensi lascivi. Lo spettacolo si apre ad una nuova fase della sua carriera che, spero, prosegua esattamente così.
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