Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.

Valeria Rinaldi presenta live il nuovo album, My Time

Al consueto appuntamento di Jazz in the Theatre, Valeria Rinaldi presenta in anteprima il suo nuovo album: My Time

Il supervissuto: il racconto Netflix tradisce Vasco

La docuserie originale Netflix in cinque episodi ha il titolo perfetto, ma non coglie l'essenza di Vasco Rossi

Chris Cornell in radio: accettiamo l’illusione e avremo il piacere

In ricordo della voce inconfondibile di Chris Cornell, da poco in radio con alcuni inediti pubblicati anni dopo la sua scomparsa

The White Lotus: dalla prima alla seconda stagione, un viaggio sensoriale nel cringe

A partire dalla sigla, The White Lotus è un viaggio sensoriale nel cringe, che dà il meglio con la seconda stagione ambientata in Sicilia

La quattordicesima domenica del tempo ordinario | Pupi Avati si racconta confondendo sogno e realtà 

La quattordicesima domenica del tempo ordinario: il nuovo film di Pupi Avati che confonde la realtà personale con la fantasia

Il suicidio di un Dio – Quando Paul McCartney annunciò la fine dei Beatles

"Io che sono un Beatle, vi dico che i Beatles non esistono più" - Quando Paul McCartney annunciò di voler lasciare i Beatles.

I’M OPEN, COME IN – Intervista a Colombo

Per la nostra rubrica dedicata agli incontri con artisti emergenti del panorama musicale italiano, parliamo con Colombo

COUNTING CROWS – Live at Auditorium Parco della Musica

Il live dei Counting Crows all'Auditorium Parco della Musica di Roma per il THE BUTTER MIRACLE TOUR, ve lo raccontiamo qui

Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.