Spesso il volto di un attore si codifica “addossandosi”, involontariamente, lo stesso ruolo per tutta la sua carriera. Altre volte invece, quando sembra di aver compreso cosa celi dietro un’espressione, arriva per sorprendere con trasformismi tra luci e ombre che confondono piacevolmente. Sto parlando di Bill Pullman: amabile “ragazzo della porta accanto” negli anni ’90, musicista turbato per David Lynch e infine poliziotto tormentato in The Sinner.
È il luogo comune che vorrei smentire, quello di una sola possibilità, concentrandomi sui vari ruoli giocati con equilibrio, fino alla sintesi perfetta.
Gli anni romantici
La carriera di Bill Pullman inizia verso la seconda metà degli anni ’80, con un ruolo in secondo piano e una commedia demenziale. Sembra già quel tipo di uomo che arricchisce lo sfondo anziché determinare il corso degli eventi: lontano dal machismo e vagamente ingenuo, distante dalla raffinatezza di Richard Gere o dall’autoironia di Tom Hanks. Nel 1987 è in Balle spaziali (Spaceballs), di Mel Brooks nel ruolo di Stella Solitaria. L’attore ha qualcosa di nuovo, spontaneo e codificato nella sua continua espressione a punto interrogativo. Determinante nel 1994, quando diviene il marito tradito da un complotto ad opera della moglie con The Last Seduction.
Ho recuperato gli albori della sua carriera solo pochi anni fa, ma la prima opera che me l’ha fatto conoscere è Un amore tutto suo (While You Were Sleeping, Jon Turteltaub, 1995). Si potrebbe definire il primo mattone per impiegare quella semplicità dei tratti e della recitazione in una fama da attore belloccio, che a fianco di Sandra Bullock fa un figurone (specialmente se il film è ambientato durante la settimana di Natale). Il film è una commedia romantica classica anni ’90, con equivoci eleganti e buoni sentimenti che rimangono tali fino alla fine. L’attore appare inizialmente come se non fosse il protagonista maschile per lasciare spazio a suo fratello in coma, ma poi conquista la scena e il cuore della ragazza che non aspettava altro che una relazione fatta a misura per lei.
Negli anni d’oro o in cui una nuova categoria di attrici si impone come emblematica del filone sentimentale romantico (Sandra Bullock, Julia Roberts, Meg Ryan), accanto alle più note controparti maschili si fa spazio Bill Pullman.
Casper e Strade Perdute
Lo stesso anno, 1995, interpreta il Dr. James Harvey in uno dei film del quale ho visibilmente consumato il VHS: il grande classico per ragazzi Casper, con il fantasma bambino più tenero della storia. Ve lo ricordate? Padre di una piccola Christina Ricci, Bill è il genitore premuroso e questa è, sebbene dai toni misurati, la prima storia in cui presenze sinistre iniziano a volteggiare sulla sua carriera. L’inclinazione affidabile e lo status gentile saranno determinanti per Independence Day (Roland Emmerich, 1996), il cui l’attore sarà il Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma dietro alla stabilità e all’attitudine rincuorante qualcuno si rivelerà così azzardato da leggere ben altro.
Sarà infatti David Lynch a volgere in maniera diametralmente opposta i tratti bonari del volto dell’attore, coinvolgendolo in un labirinto narrativo senza via d’uscita in cui episodi a rallentatore e tangibili realtà si fondono e confondono. Strade perdute (Lost Highway, 1997) è la rivincita di quell’uomo tradito (dalle donne e dalle apparenze) “vissuto” fino a quel momento: Lynch distorce il volto e la percezione avuta di Bill Pullman fino a quel momento regalandogli una piccola vendetta nei confronti dei segnali male interpretati.
La sua carriera cinematografica continua ad alternarsi: ruoli soft dall’aria romantica e thriller dai risvolti cupi. Fino a ritrovarsi a dover indagare su personaggi che interpretano altri “personaggi” simili, in The Sinner.
The Sinner
Serie antologica ancora in corso, The Sinner è la sintesi di una vita attoriale contesa tra positività e temibili sentimenti inespressi. Tre stagioni (la prima è andata in onda nel 2017) basate su casi in cui non è difficile individuare il colpevole, ma ben più rischioso è sviscerarne le motivazioni psicologiche intrinseche. Bill Pullman è qui il Detective Harry Ambrose, mite in apparenza ma costantemente tormentato da fantasmi che tornano a trovarlo.
La prima stagione si basa sul romanzo omonimo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr e ha riscontrato un successo tale da portare a confermarla per altre due stagioni (e anche la quarta è in lavorazione).
Assolutamente da vedere per i grovigli vischiosi in cui avvolge lo spettatore, è l’apoteosi attoriale di Bill Pullman che riesce per la prima volta a coniugare la dolcezza di un uomo abbandonato con i tratti oscuri che gli si celano in fondo.
Se siete curiosi di indagare trovate le prime due stagioni su Netflix, dopo forse vi servirà tranquillizzarvi con Sandra Bullock, in quel caso Un amore tutto suo è disponibile su Disney+.
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