Sergio Castellitto, Foto di Francesco Morra
Sergio Castellitto, Foto di Francesco Morra

Da ottobre 2023 Presidente del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Sergio Castellitto ha presentato ieri le principali linee del suo programma: la ristrutturazione dei teatri interni è una priorità, ma non solo, annuncia nuove pubblicazioni di cinema co-edite dal Centro Sperimentale di Cinematografia e la futura introduzione di due master di alto livello, ovviamente portando avanti anche la fondamentale attività di restauro dei film.

Libertà e indipendenza prerequisiti fondamentali per la nuova direzione

Il nuovo Presidente Sergio Castellitto ha accettato la sua carica ad ottobre stabilendo condizioni di totale libertà e indipendenza, in un’ottica di appartenenza solo al suo percorso e alla sua storia, accettando di portare avanti questa esperienza con la medesima attitudine che ha sempre avuto nella lavorazione di un suo film: cercando di avere un rapporto forte e preciso con quelli che nel Centro Sperimentale vengono chiamati dipartimenti ma che lui identifica come veri e propri reparti.

A chi mi ha proposto di assumere questo incarico ho detto che lo avrei fatto solo a condizione di totale libertà e indipendenza, essendo io un uomo che non è mai appartenuto a nessuno se non alla mia storia

Sergio Castellitto

Il suo arrivo si inserisce prima della fine del compimento del percorso dello scorso consiglio d’amministrazione; quello attuale, nominato dal governo, è composto da Castellitto, Giancarlo Giannini, Pupi Avati, Andrea Minuz, Cristiana Massaro, Santino Vincenzo Mannino e Mauro Carlo Campiotti.

Fermo nel portare avanti una dimensione collegiale, e sostenuto da un consiglio d’amministrazione che definisce militante in quanto composto da professionisti che non hanno paura di scendere in campo, Castellitto ritrova nel CSC molti dei docenti e dei direttori artistici con cui in passato ha condiviso il suo lavoro, ed espone le idee e le iniziative che caratterizzeranno il nuovo programma, anche riguardo a a ciò che è stato lasciato in sospeso.

Soprattutto, l’attore, regista e sceneggiatore romano, esprime la centralità del capitale che risiede nel Centro Sperimentale di Cinematografia, quello umano come gli studenti, e quello che comprende i molteplici titoli della Cineteca Nazionale e le pubblicazioni della Biblioteca Luigi Chiarini, che accoglie la maggiore collezione cartacea di argomento cinematografico esistente in Italia e che è tra le più grandi in Europa per quanto riguarda le opere dedicate alla storia del cinema e alla sua comunicazione.

Proprio con gli studenti (attualmente 255 a Roma), che la scorsa estate avevano occupato il CSC per protesta contro l’emendamento governativo, Castellitto si vuole confrontare: organizzare un’assemblea con loro è stato il primo passo dopo la sua nomina, sottolineando l’importanza della loro partecipazione ai consigli didattici.

Una prospettiva di apertura per il Centro Sperimentale di Cinematografia

Molte le iniziative annunciate, prima fra tutte quella della Diaspora degli artisti in guerra: con tre giorni, dal 19 al 21 giugno, dedicati agli incontri con registi, autori e interpreti provenienti dalle aree di guerra del mondo, all’interno del CSC, per confrontarsi nel dialogo delle proprie realtà attraverso il loro lavoro.

Questi tre giorni rientrano in un discorso molto più ampio di apertura verso l’esterno, “rompendo la cupola del convento“, come dice Castellitto. All’interno di una dimensione di allarme non soltanto sociale o politico, ma anche psicologico, dovuto a due guerre in corso che influenzano la nostra vita sociale ma anche quella interiore, è emozionante la possibilità di far sì che il Centro apra le sue porte facendosi casa, per ospitare cineasti, artisti, studenti scrittori, musicisti. Tra gli obiettivi finali ci sarà la realizzazione di un film-testimonianza sulle tre giornate di incontro che sarà realizzato direttamente dagli allievi.

Sono previsti anche due master di alto livello, uno organizzato con Minimum Fax incentrato sulla scrittura creativa, e un altro in collaborazione con Anica Academy dedicato al Management dello spettacolo. In più il Presidente conferma il proseguimento delle due iniziative, già sperimentate negli anni precedenti, delle rassegne estive Quo Vadis ed Effetto notte. È prevista la partecipazione ai più rinomati Festival internazionali con restauri inediti a cura del CSC–Cineteca Nazionale (tra quelli in corso c’è Ecce bombo di Nanni Moretti) e l’accordo con la Cinémathèque française per la realizzazione di retrospettive prestigiose.

Tra le linee programmatiche anche la volontà di far diventare la nuova sede regionale del CSC in Veneto, sull’Isola di San Servolo, un polo decisivo del CSC–Scuola Nazionale di Cinema–attualmente nella sede romana sono tenuti 11 corsi triennali e si aggiungono i 4 nelle sedi CSC–Piemonte, CSC–Lombardia, CSC–Abruzzo e CSC–Sicilia.

Per quanto riguarda la riapertura del Cinema Fiamma è in corso una vicenda estremamente complessa sia dal punto di vista tecnico che burocratico riguardo l’investimento che non poteva essere ascritto al PNRR.

Un punto di (ri)partenza

Lanciato verso la prospettiva di un proprio percorso didattico, Sergio Castellitto non nega di aver voglia di confrontarsi con le studentesse e gli studenti del Centro Sperimentale anche da un’altra prospettiva, magari insegnando in futuro in un “un piccolo corso interdisciplinare, fra regia, scrittura e recitazione”.

Soprattutto ci tiene a ribadire, con fermezza ed ironia, che non intende morire manager, e che questa opportunità non preclude il resto della sua carriera di regista e attore.

Foto di Francesco Morra

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.