Pulp Fiction (Quentin Tarantino, 1994)

Quentin Tarantino debutta come regista nel 1992 con Le Iene, ma è la sua opera seconda, Pulp Fiction, a consegnarlo alla Storia del cinema.

Un successo inaspettato

Dopo Le Iene, Tarantino si ritrova catapultato con effetto immediato sotto i riflettori hollywoodiani, tramutandosi nel regista più ambito di quegli anni. Molti furono i progetti a lui proposti ma mai accettati, complice la scelta del regista stesso che preferì ritirarsi ad Amsterdam, con l’amico Roger Avary, per occuparsi della stesura di una nuova sceneggiatura. 

Nasce così Pulp Fiction, lungometraggio del 1994 con Samuel L. Jackson, John Travolta, Uma Thurman, Bruce Willis e Tim Roth. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 1994, il film si porta a casa l’ambitissima Palma d’oro, e l’anno seguente ottiene varie candidature ai Premi Oscar, aggiudicandosi la statuetta di Miglior Sceneggiatura Originale (a Quentin Tarantino e Roger Avary) e dimostrandosi come una vera e propria rivoluzione per il cinema indipendente.

Pulp Fiction: una storia a frammenti

Quentin Tarantino con Pulp Fiction ha dato un nuovo significato al cinema di genere, creando irrimediabilmente un modello a cui guardare per gli anni a venire. Dopo l’esperienza a Cannes, il film venne definito una sorta di instant cult e la stampa lo elogiò a tal punto da arrivare a paragonarlo a Quarto Potere, capolavoro cinematografico del 1941 diretto da Orson Welles, che a suo tempo lasciò a bocca aperta pubblico e critica.

La trama di Pulp Fiction è un intreccio di storie diverse tra loro, e apparentemente scollegate, che racconta le vicende di determinati personaggi, costantemente rimescolate grazie alle tecniche registiche messe in scena da Tarantino, come analessi (uso di flashback) e prolessi (uso di flashforward). Tra di loro troviamo Marsellus (Ving Rhames), un boss, e sua moglie Mia (Uma Thurman); i gangster Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson); un pugile (Bruce Willis) e due rapinatori. Numerose sono inoltre i riferimenti autoreferenziali, una su tutte proprio la scena di apertura del lungometraggio, che presenta l’etimologia stessa della parola pulp.

Un nuovo modo di narrare

Il lungometraggio rappresenta senza ombra di dubbio un esempio di narrazione caratterizzata da un intreccio elaborato mai realizzato prima, oltre che essere la dimostrazione più eclatante dello stile altamente personale del regista stesso, che modifica e altera l’idea di fare buon cinema a suo piacimento. Il risultato è una narrazione atipica e non lineare che dà importanza alle singole scene nella stessa misura, facendo in modo che nessuna surclassi la precedente o la successiva.

Ogni sequenza ha una propria struttura, e ciascuna di loro è volta a donare elementi aggiuntivi al discorso narrativo finale. Sono i dialoghi, perlopiù, a catturare l’attenzione dello spettatore, e le situazioni grottesche. Memorabile la scena in cui il personaggio di Samuel L. Jackson recita il “passo” (di fantasia) della Bibbia, Ezechiele 25:17; oppure la scena dell’overdose di Mia e tutto ciò che ne consegue. Nonostante all’apparenza la struttura del discorso narrativo sembri confusionaria, in realtà segue una determinata logica volta a dare una fluidità e massima comprensione delle varie sequenze.

L’influenza nel cinema e il cast stellare

Come anticipato, il successo di critica e pubblico fu esorbitante. Oltre alle varie candidature e alla vittoria ai Premi Oscar, da ricordare sono anche quelle ai Golden Globes, ai BAFTA, ai David di Donatello, agli Independent Spirit Awards, ai Saturn e ai Nastri D’argento. Nel 1998 l’American Film Institute, celebre organizzazione no-profit cinematografica, lo ha inserito al novantacinquesimo posto della classifica dei Migliori Film Statunitensi, mentre nel 2008 la rivista Empire, lo ha posizionato al nono posto nella classifica Migliori film della storia.

Merito di tale successo è stata anche l’abilità di Tarantino di scegliere all’interno del cast attori dal calibro rilevante come Samuel L. Jackson, che per il ruolo ottenne la candidatura ai Premi Oscar, John Travolta, riportato alla ribalta con il suo ruolo di Vincent Vega, valso anche a lui la candidatura all’ambita statuetta; e ancora Harvey Keitel, Tim Roth e Christopher Walken, con l’indimenticabile Uma Thurman nel ruolo di Mia, candidata a Miglior attrice protagonista agli Oscar.

Pulp Fiction dimostra così di essere uno dei lungometraggi più influenti della storia del cinema, e una visione must per gli appassionati della settima arte.

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Rebecca Fulgosi
Mi chiamo Rebecca, classe 2000 e ho una passione smisurata per il mondo della settima arte. Studio alla facoltà di Beni Culturali con il sogno di diventare critica cinematografica, perché guardare film è una delle cose che mi riesce meglio. Il mio genere preferito è L’horror insieme ai cinecomic di cui sono appassionata sin da piccola. Tra i miei film preferiti: "La La Land", C’era una volta a ...Hollywood", "A Star is Born", "Jojo Rabbit" e "Titanic". Le mie serie preferite, "American Horror Story" e "La casa di carta".

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