The Hours, Miramax Films Scott Rudin Productions
The Hours, Miramax Films Scott Rudin Productions

The Hours usciva nel 2002: il regista Stephen Daldry portava sul grande schermo un adattamento complesso da realizzare, un puzzle emotivo formato da tasselli intersecati sia sul piano narrativo che temporale.

The Hours si basa sul romanzo omonimo di Michael Cunningham (autore anche di A home at the end of the world, Una casa alla fine del mondo) e racconta tre storie legate in qualche modo tra loro. Quando arriva Nicole Kidman? (Ma soprattutto Virginia Woolf?)

L’attrice è protagonista di uno dei tre filoni narrativi, per l’appunto interpreta la scrittrice inglese nel momento in cui sta lavorando a uno dei suoi romanzi più importanti: La signora Dalloway.

Il segno indelebile che lascia un pensiero

Nell’attuale esubero di ruoli affidati a Nicole Kidman (spesso e volentieri poco ispirati) è strano ricordare un film come The Hours, dove la donna viene “spogliata” di qualsiasi orpello estetico per indossarne uno prostetico. Abbandonandosi a un ruolo impegnativo, con un naso finto, per assomigliare maggiormente all’autrice, nel 2002 l’attrice si prende una grande responsabilità, e ne esce vincitrice (di un Oscar come Miglior attrice protagonista e un premio BAFTA).

Daldry non è nuovo al lavoro di adattamento dalla pagina scritta al cinema: prima di The Hours gira Billy Elliot (2000), e dopo The Reader (2008). Se quasi tutti i suoi film lasciano qualche feritina pronta a sanguinare di nuovo con il rewatch, The Hours va letteralmente oltre.

Uno scrittore (Cunningham) scrive di una scrittrice (Woolf/Kidman), che a sua volta viene letta da una lettrice molti anni dopo (Julianne Moore), che a sua volta è legata al passato di una sorta di incarnazione della protagonista del libro (Meryl Streep), un tempo innamorata di uno scrittore. La femminilità e la letteratura si abbracciano in una catena così salda da non lasciare mai nulla al caso, sembra tutto complicato ma non lo è. Ad essere complicati sono i desideri e le gabbie di queste tre donne, intrappolate nella Storia, nella libertà e nella mancanza di essa.

La poetica della contemplazione

La Virginia Woolf di Nicole Kidman sa muoversi nello “spazio” difficile da gestire decennio dopo decennio costruito attorno alla memoria dell’autrice. La vita e la morte si espongono entrambe sottili ispirandone le parole, e la penna della donna fende il tempo come un pugnale, segnando un punto di non ritorno per la letteratura e per il ruolo del femminile all’interno di essa. L’attrice ne restituisce il tormento, il disordine, ma anche la passione, la voce.

Le pagine de La signora Dalloway si dispongono nel film come una storia ancora embrionale che viene ispirata dalla quotidianità della scrittrice. Nella campagna inglese degli anni ’20 Virginia sogna di poter tornare alla frenesia caotica di Londra, vicino a sua sorella, poiché tale ritiro è dovuto alla necessità di riposare e placare il suo esaurimento nervoso.

L’interpretazione finale è un successo fatto di impercettibili gesti accordati nella fluidità di una serie di silenzi e scintille improvvise, scontri e malesseri gestiti incautamente, frasi perfette poggiate sul fogli bianchi come una sinfonia introspettiva.

Nel 2002 Nicole Kidman diventava Virginia Woolf, rendendo indimenticabile The Hours di Stephen Daldry.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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