INDIANA JONES AND THE DIAL OF DESTINY. ©2023 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.
INDIANA JONES AND THE DIAL OF DESTINY. ©2023 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino segna l’epilogo delle avventure di Indy: è il capitolo conclusivo di una saga iniziata nel 1981 ed è il finale che chiunque abbia amato la trilogia (e detestato la parentesi fallimentare del 2008) sperava per l’archeologo più famoso del cinema. La saga torna sui suoi passi ritrovando lo scontro principale contro gli incauti, prevaricatori, violenti e detestabili nazisti, e proprio per questo è un successo, ricco ovviamente di nostalgia, che vale come il miglior addio possibile ad un personaggio iconico e difficile da lasciar andare.

Tornare al conflitto principale

Come se il Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008) rientrasse in un esperimento dettato da una moda passeggera, in cui anche il personaggio di Shia LaBeouf era estremamente fuori posto, lo si seppellisce senza dolore, donando al figlio prima ritrovato poi perduto di nuovo, un destino più che dignitoso che giustifichi un seguito senza la sua presenza.

Il finale di Indiana Jones non poteva che tornare alle origini per raccontare ancora una volta ai suoi numerosissimi fan il conflitto per eccellenza: Indy contro i nazisti. Strano a dirsi, ora più che mai la lotta contro i nazisti e la loro rappresentazione quasi fumettistica destabilizza e al contempo è drammaticamente liberatoria, niente più alieni o teschi di cristallo da cercare, si torna ai cari vecchi cimeli che Hitler desidera per la sua collezione di artefatti mistici e oggetti vibranti di potere.

Con una CGI che presagiva qualcosa di terribile (ma che in realtà si lascia guardare), la prima parte del film è ambientata in Germania, nel 1944, poco prima del collasso del regime del Führer. Qui un ringiovanito Indiana Jones (Harrison Ford), cerca di recuperare la lancia di Longino in un deposito colmo di oggetti antichi e reliquie di valore che i nazisti stanno cercando di prelevare il più velocemente possibile.

Indiana Jones (Harrison Ford) in Lucasfilm’s IJ5. ©2022 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

Indy viene preso ma grazie alla solita dose di sfacciata fortuna, ed estrema eleganza nel dileguarsi da situazioni come questa, si libera e corre a cercare il suo collega archeologo e amico Basil Shaw (Toby Jones), preso in ostaggio e tenuto nel vagone di un treno. I due vengono a conoscenza, come anche l’astrofisico Jürgen Voller (Mads Mikkelsen), che la lancia che cercavano è in realtà un falso e che a bordo del treno c’è qualcosa di molto più prezioso: parte dell’artefatto costruito da Archimede in persona, la macchina di Anticitera, un congegno per calcolare le fasi lunari, i movimenti dei pianeti, le stagioni ma soprattutto fessure nel tempo in cui viaggiare.

SPOILER – I due studiosi scapperanno con la preziosa metà dell’oggetto, facendosi un grande nemico, il professor Voller, e abbandonando in seguito ad una rocambolesca sequenza sul treno in corsa i “maledetti nazisti” al loro destino.

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Mi manca il desertomi manca il mare

E mi manca svegliarmi ogni mattina chiedendomi quale nuova avventura ci porterà il nuovo giorno” (Sallah, Indiana Jones e il Quadrante del Destino). Prendiamone atto, l’esordio di Indiana Jones risale a più di quarant’anni fa, costituisce il passato di un personaggio ma anche il passato di un genere.

I film d’avventura degli anni ’80 difficilmente dialogano con l’action attuale, che minimizza i ragionamenti introspettivi per aumentare l’azione. Il pericolo di guardare il Quadrante del Destino e provare solo rimpianto per i bei vecchi tempi era dietro l’angolo, eppure la regia di James Mangold e la sceneggiatura scritta a più mani salvano lo spettatore da tutto questo realizzando sì un film in cui l’azione è coreografata come una splendida danza, ma anche un emotivo filo conduttore con la figura del protagonista per come abbiamo imparato ad amarla, che solo ora, come succede con l’età, lascia che le proprie fragilità diventino parte di sé.

Manhattan, 1969, prima pensionato dall’università, poi dal suo cappello da esploratore e cacciatore di tesori, lo stesso Harrison Ford nei panni del prof. Jones ha passato gli ottant’anni e si mostra senza timori, senza maglietta e senza veli precostruiti, senza l’agilità di un tempo, con qualche rimpianto e con una separazione in corso (dalla moglie Marion Ravenwood, interpretata da Karen Allen). L’introduzione del personaggio della figlioccia Helena (Phoebe Waller-Bridge), figlia del collega Basil ormai deceduto e invischiata nel contrabbando, sarà il tassello fondamentale per la trasformazione della narrazione per come la conosciamo. Una nuova emotività fa parte di Indy, e anche una mancanza di resistenza che non evita di celare.

Nell’avventura alla ricerca della parte mancante del Quadrante, mentre Voller, che nel frattempo si è ripulito lavorando per la NASA e si fa chiamare Dr. Schidmt, e la sua cricca li inseguono in lungo e in largo, ad avere bisogno di protezione è proprio Indiana Jones, che si sente solo, e ormai alla deriva di una vita passata senza mai riprendere fiato.

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Quello che la scienza non può spiegare

SPOILER – Niente facce sciolte da un fascio magico di luce che nessuno riesce a spiegarsi, ma un viaggio nel passato che lascia tutti, compreso Indy, a bocca aperta. L’amico Basil aveva ragione, nonostante avesse perso il senno per dimostrarlo: l’oggetto costruito da Archimede era in grado di far viaggiare nel tempo, ma solo in quello che il matematico aveva prestabilito.

Voller è convinto che saltando nel varco temporale indicato dall’Anticitera riuscirà a prendere il posto di Hitler per guidare la Storia correggendo tutti gli errori che gli ha visto commettere, lasciando che il nazismo conquisti il mondo, eppure il minaccioso e anacronistico aeroplano con le svastiche che trasporta lui, gli altri scagnozzi, Indy ed Helena, approda nel 212 a.C., durante l’assedio di Siracusa. L’obiettivo di Archimede era di farsi aiutare contro l’invasione romana.

Quello che la scienza non può spiegare è sempre stato la ciliegina sulla torta di una collezione di avventure alla ricerca di pezzetti di storia, così vedere Indiana Jones travolto dall’emozione di ammirare dal vivo tutto ciò a cui ha dedicato la sua vita è l’intuizione ideale per congedare lo spettatore e il personaggio. Per salutare un vecchio amico che ha finalmente raggiunto l’apoteosi della sua esistenza.

Addio Indy

Indiana Jones e il Quadrante del Destino mette la parola fine alla saga con Indy protagonista, anche se questo non preclude la possibilità di veder iniziare una nuova serie di scoperte, con Helena/Phoebe Waller-Bridge come protagonista.

È un finale che ci saluta con garbo, attingendo ad un modo di fare cinema che ricorda la grazia di Steven Spielberg, anche se questo è l’unico non diretto da lui. Basta Marocco, basta Germania, anche Sallah vive ormai a Manhattan con i suoi nipoti. SPOILER – Nessuna conclusione affrettata per Indy, ma una romantica e realistica evoluzione di un personaggio che raramente ha rasentato il realistico, che lo ritrova tra le braccia di Marion, aperto alla possibilità di non rimanere solo, amato da chi con lui ha trascorso imprese incredibili, combattuto gli stupidi nazisti e scrutato nelle pieghe della verità del mondo.

Addio Indy, è stato (quasi) tutto bellissimo. Sapete a quali “teschi” nell’armadio si riferisce il quasi.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.