Come sentinelle lampeggianti i percorsi di senso di Dream Scenario si accendono ad intermittenza: nella luce Paul Matthews è un professore di biologia con una vita ripetitiva, nel buio compare in sogno a familiari ed estranei, nella luce questa potrebbe essere la sua occasione per uscire dall’ordinario, nel buio si tramuta in incubo, violento, spietato, e distrugge tutte le sue certezze fatte di abitudini e inadeguatezza.
Il regista norvegese Kristoffer Borgli realizza il suo primo lungometraggio in lingua inglese (dopo Sick of Myself, presentato al Festival di Cannes 2022 nella sezione Un Certain Regard): Dream Scenario, proiettato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma e prodotto da Ari Aster, una commedia tetra e surreale, con un protagonista d’eccezione, Nicolas Cage, che si trasforma per diventare “l’uomo comune” abituato a farsi calpestare senza reagire, che inizia ad occupare spazio in quello che può essere un inconscio collettivo, che inizia a comparire nei sogni di persone che non capiscono cosa sta succedendo.
Che Paul sia un archetipo?
La figlia più piccola di Paul fa un sogno molto strano: è in giardino con il padre, iniziano a cadere oggetti dal cielo, un mazzo di chiavi, una scarpa, finché lei stessa non viene “staccata” da terra da una forza invisibile, pregando l’uomo di fare qualcosa. Ma lui in quel sogno non fa niente, e questo dispiace molto al Paul non onirico, preoccupato di dare l’apparenza di qualcuno che non farebbe nulla in caso di pericolo.
Emblematico inizio che va a definire in poche immagini quella che è la persona di Paul (Nicolas Cage) e la sua attitudine alla vita: sposato e con due figlie che “lo tollerano”, professore universitario specializzato in biologia dell’evoluzione a cui gli studenti prestano poca attenzione, fermo in una routine caratterizzata dall’invisibilità, troppo gentile, troppo mite, troppo mediocre. Solo sua moglie lo ama per quello che è. Vorrebbe scrivere un libro a proposito della sua ricerca ma non ha neanche il coraggio di iniziarlo, vorrebbe essere invitato ad una delle famose cene del suo ex compagno d’università che invece lo snobba, vorrebbe agire ma è bloccato nella sua banalità.
Il suo piatto equilibrio viene stravolto dall’incontro con una ex di molti anni prima, che gli confessa di averlo sognato, era in una situazione di emergenza e lui nel sogno si limitava a guardarla, per questo gli chiede un incontro, non solo per sviscerare il passato, ma per chiedergli il permesso di scriverne in un articolo su un blog di psicologia junghiana. Paul le ride in faccia ma non sa cosa lo aspetta.
L’esplosione del “caso”
L’articolo lo porterà ad essere contattato da decine di persone, sconosciuti, a cui l’uomo compare in sogno senza ragionevoli motivi. É la caratteristica condivisa da centinaia di sogni, un archetipo dell’inazione che, immobile, osserva i sognatori nelle loro violente proiezioni notturne, assistendo inerme. Paul vuole sfruttare questo stranissimo fenomeno a suo favore, ma qualcosa va storto.
SPOILER – La sua voglia di agire si trasporta dalla realtà ai sogni delle persone che ormai lo riconoscono per strada, e allora quell’archetipo mite e inetto diventa un concentrato di violenza estrema, gratuita, ai limiti dello slasher. Paul inizia ad agire nei sogni altrui, seviziando e massacrando i sognatori in questione in “visioni” notturne sempre più spaventose.
Questo cambiamento spinge “la massa” ad unirsi in un fenomeno di psiche unificata che traduce i molteplici messaggi onirici in un messaggio, quel messaggio è isolare Paul, allontanarlo, temerlo, annientarlo. Così, dopo un purgatorio di mediocrità, inizia il suo inferno di diabolico, indesiderato, protagonismo.
Che Kristoffer Borgli voglia o meno scandagliare l’universo junghiano con la sua odissea perturbante, le vicende surreali vissute da Paul si riversano nel nostro capitalistico presente, dando modo ad un team di giovani “illuminati”, di trarne ispirazione per fatturare viaggiando nei sogni altrui. E spaccando la sfera di inconscio collettivo emerge solo alla fine la rivoluzione di Paul, che prende l’iniziativa, si manifesta per scelta in un sogno, e non un sogno qualunque, quello con la musica di David Byrne e il desiderio che tutto fosse vero. Rimanendo su Jung, il nostro protagonista ha assaggiato solo la possibilità di diventare “estroverso”, ma è destinato a rimanere un soggetto “introverso”, e sempre più solo.
Date un premio a quest’uomo
Una menzione d’onore va al protagonista di Dream Scenario, Nicolas Cage, senza di lui non avremmo avuto un film così. Docile eppure carico di risentimento, ordinario nel suo essere un uomo qualunque, eppure appassionato nella voglia di diventare speciale: il Paul di Cage è incredibilmente vero, caratterizzato da una profonda indagine psicologica ed estremamente tenero, anche nella sua discesa verso i più bassi strati dell’insuccesso o dell’abbandono.
È arrivato il momento di sfatare un’asserzione che negli anni ha pesato sulla testa di Cage: sebbene nella sua filmografia ci sia qualcosa da dimenticare e qualche ruolo semi imperdonabile, è arrivato il momento di pensare a lui come a un grande attore, che ha trovato la sua dimensione, e che riesce a convincere il suo pubblico raccontando qualcosa di totalmente fuori dal comune, eppure metaforicamente molto comune.
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