Baby Reindeer, Netflix
Baby Reindeer, Netflix

Sette episodi che ti costringono a guardare per sapere come andrà a finire, due protagonisti estremamente calati nei loro ruoli (anche se uno dei due sta solo raccontando la sua storia); dipendenza affettiva, stalking, malessere psicologico, tutti shakerati insieme in un mix umano in cui non esistono colpevoli, non esistono vittime, ma solo una comprensione dei fatti che va oltre le apparenze.

Questa è Baby Reindeer, la serie Netflix tratta da un premiato one man show che nasce dalla vera vicenda di Richard Gadd e la sua stalker, Martha. A funzionare è che ogni dettaglio raccontato provenga da eventi reali, ma soprattutto che non prenda una netta posizione contro la donna ossessionata dalla sua piccola renna, quasi rimettendo in discussione i termini di una mania.

All’interno di questo pericoloso passo a due, la scelta migliore sembrerebbe quella di agire subito, denunciare ciò che non risulta consono, distinguendo un comportamento borderline da una sincera ammirazione. Peccato che per Richard, nella serie Donny Dunn, non vada così.

Un disperato bisogno di attenzioni

Tutto ha inizio con una tazza di tè. Martha (Jessica Gunning) entra disperata nel pub dove lavora Donny, piange, non ha soldi, racconta cose confuse. Mosso dalla compassione, l’uomo le offre una bevanda, mostrando sensibilità e gentilezza, doti che colpiscono la donna, che inizia a comparire al locale ogni giorno da quel primo incontro.

Millanta una grande carriera da avvocato di personalità famose, ma gira in pantofole. Cambia makeup come se fosse una bambina che gioca con i trucchi di sua madre, ordina sempre una diet cola ma non la beve mai; l’unico motivo per cui non smette di sedersi al bancone è Donny, che ricopre di lusinghe.

Ed Miller/Netflix, © 2022 Netflix, Inc.

A lui non dispiace, è un comico fallito che lavora come cameriere in un pub di basso livello, vive a scrocco a casa della madre della sua ex e ha un patologico bisogno che qualcuno lo veda con occhi diversi, capace di grattare sotto la superficie per esaltare le sue qualità più nascoste, e perché no, sbellicarsi alle sue battute. Ma in breve iniziano ad arrivare le mail, che Martha gli invia ripetutamente e quotidianamente, e le proposte sentimentali, spudorate e ingenue. Chissà come, la donna legge qualcosa oltre le righe, una ferita che Donny tiene nascosta: i due sono più vicini di quanto si possa pensare. E soprattutto, quel tormento psicologico a cui Martha lo sta sottoponendo, arrivando a molto più di qualche mail, non è il primo abuso che Donny subisce in vita sua.

Baby Reindeer non prende propriamente le parti di Martha, ma neanche quelle di Donny. Si inserisce in una piega spesso indicibile tra le apparenze sociali e la sopravvivenza all’interno di esse, una piega che raccoglie derive psicologiche anomale e fissazioni insane, ma anche segreti, desideri, verità scomode.

La descrizione delle emozioni

Il gorgo in cui lentamente cade Donny coinvolge i suoi genitori, la ex ragazza e quella che ha iniziato a frequentare, riporta a galla sensazioni messe a tacere a proposito della sua sessualità, scoperte avvenute in modo violento e traumatico. L’insistenza di Martha si fa sempre più manipolatoria e soffocante, e la rappresentazione dell’effetto che questa persecuzione ha su Donny è la riuscitissima sintesi visiva di un attacco di panico o di ansia.

Stordito, in preda alla paura, Donny si blocca e intorno ogni suono si fa ovattato. Quando arriva un messaggio di Martha particolarmente aggressivo, tutto si ferma, i confini fisici del suo corpo si sfumano in una nube di paura che toglie il respiro, e come se fossero le uniche due persone sulla terra, Donny si sente braccato, controllato, ma anche immobilizzato, incapace di reagire.

Ed Miller/Netflix, © 2022 Netflix, Inc.

La sua intera esistenza viene rimessa in discussione, e l’elaborazione della trappola di cui è vittima lo aiuta ad affrontare ciò che lo ha portato ad odiare così tanto sé stesso. Proprio quando pensa che sia finita qualcosa accade di nuovo, prova rabbia e risentimento, ma anche una buona porzione di pietà, che finisce con il trasformarsi in un’ambigua gratitudine.

Continuamente inappagato e desideroso di raggiungere il successo, Donny, sebbene perseguitato, si nutre amaramente di tutte le attenzioni, anche le più inquietanti, finendo con il denunciare troppo tardi la faccenda.

Il filo sottile che unisce vittima e stalker

Il punto di vista maschile in una storia spesso raccontata al femminile potrebbe fare la differenza. Baby Reindeer affronta una serie di questioni delicate, rimanendo sempre fedele alla realtà dei fatti, anche quando fa più male, anche quando Donny non fa che galleggiare nel suo letto di depressione e tumulto interiore. Abituati a vedere più spesso i ruoli invertiti, tendiamo a sottovalutare che anche un uomo possa sentirsi in pericolo. In questo la serie non ha paura di esibire un ventaglio di fragilità, rientrando anche nella valutazione più ampia di una critica ad un certo tipo di mascolinità che da sempre ha impedito al protagonista di sentirsi libero di essere sé stesso.

Dove Martha è dipendente da Donny, Donny è dipendente da Martha, e non smette di provare compassione per lei, neanche nell’aula di tribunale dove viene condotta dopo mesi e mesi di persecuzione. Ad essere malato è probabilmente un sistema che li rigetta da tempo, e in questo incastro i due si incontrano, ognuno con le sue cicatrici, ognuno vittima di un passato di violenza.

Baby Reindeer non concede ambiguità, a tirarci dentro dal primo all’ultimo episodio è la schiettezza del disagio raccontato, tutt’altro che inumano.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.