La terra promessa (Bastarden), Venezia 80
Bastarden, Venezia 80

Presentato all’interno della selezione ufficiale di Venezia 80 in concorso per il Leone d’Oro, Bastarden (The Promised Land) di Nikolaj Arcel con Mads Mikkelsen, adattamento cinematografico del romanzo Kaptajnen og Ann Barbara di Ida Jessen, è una piacevole sorpresa. Racconta la durezza di una terra desolata nella metà del 1700 e il progetto ambizioso di un uomo che vuole cambiare il suo status sociale e crearsi una nuova vita, il tutto con un linguaggio asciutto, diretto e attraente.

Bastarden è un film che rapisce dall’inizio alla fine, esplorando le sfumature romantiche e idealistiche di una vita aspra scandita da desideri frustrati e ingiustizie, ma anche dall’incontro con l’amore, trovato per caso e non cercato. In più Mikkelsen che recita nella sua lingua madre è un piacevole ritorno.

Soldato, coltivatore, aspirante nobile

Il capitano Ludvig Kahlen (Mads Mikkelsen), mosso dal desiderio di modificare la sua condizione economica e sociale, decide di mettere in atto un progetto ambizioso e rischioso: riuscire a coltivare le desolate lande danesi e costruire una colonia nel nome del Re, in cambio di un titolo nobiliare. Il suo viaggio parte decisamente in salita: non ha molti uomini per lavorare la terra e prende con sé, su consiglio del sacerdote, anche Ann Barbara e suo marito, precedentemente al servizio di quello che è il grande antagonista di questa storia, il brutale e sadico Frederik de Schinkel (Simon Bennebjerg).

Iniziano a preparare la terra per la semina (di cosa lo capirete dopo un bel po’), minacciati intanto da un gruppo di migranti nomadi accampati poco distanti e dall’uomo perfido che crede di avere il controllo sulla proprietà di Khalen. Il confronto con quella nobiltà a cui tanto aspira il soldato (figlio a sua volta di una donna impiegata nella servitù e di un nobile da cui era in servizio) è devastante e ambiguo: subisce le minacce di De Schinkel (che passerà presto anche ai fatti) e il fascino di sua cugina, nonché futura sposa, prigioniera di un castello dorato che nasconde solo orrore.

Proprio quando Khalen avrà raggiunto il suo scopo si guarderà indietro, capendo che quell’obiettivo non ha fatto che accecarlo negandogli di vedere ciò che di più importante ha mai ricevuto dalla vita: l’amore di una donna, Ann Barbara, rimasta vedova, e di una figlia acquisita. Tutti i suoi piani, ben definiti, si lasceranno travolgere dall’imprevisto, dal caos dell’esistenza.

La rappresentazione semplice dell’amore (inaspettato)

La brughiera da sempre evoca grandi amori costellati di fantasmi del passato e ruvidi contatti. La descrizione degli eventi è allo stesso modo immediata, le cose che vediamo succedono e non ci sono background non detti: in questo modo si forma la strana famiglia del capitano Kahlen, solitario e laconico, per giunta poco abituato a dialogare con le donne, trascinato dagli eventi inaspettati e da un sentimento che prenderà il posto dei suoi obiettivi di grandezza.

In una terra indomita, la lotta contro la natura e le sue leggi piega l’uomo con durissimo e rigoroso lavoro, ma per caso si avvicina ad Ann Barbara, più per tenersi al caldo durante le lunghe notti invernali che per amarsi. Eppure quella vicinanza li trasforma poco a poco in complici, alleati, amanti devoti. E mentre il vento si fa sempre più forte e la vita si limita alla sopravvivenza, le notti d’amore tra i due brillano come una poesia di Emily Brontë.

In breve

Bastarden (The Promised Land) di Nikolaj Arcel è appassionante, non si può resistere alla lotta di un uomo che vuole sottomettere la natura ai suoi desideri, in un luogo in cui tutto è ancora da conquistare. Allo stesso modo non si può resistere a Mads Mikkelsen protagonista di una grande storia d’amore nella brughiera, una storia d’amore che non ha bisogno di esibirsi ma a cui basta respirare nel silenzio.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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