Carloni & Franceschetti
Carloni & Franceschetti. Foto di Luigi Angelucci

Esso: Shadows Oozing Gold è il video documentario realizzato da Carloni & Franceschetti, Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti, duo di artisti e videomaker insieme dal 1995, che documenta il loro progetto omonimo vincitore della X Edizione di Italian Council, il programma di supporto e promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della cultura.

Il film, proiettato lo scorso giugno come evento speciale al Pesaro Film Festival, racconta il lavoro dei due artisti a proposito delle opere nate in seguito alle loro ricerche sul fascismo, su Pier Paolo Pasolini e sulle condizioni dei profughi, e al ribaltamento di tali indagini. Ad emergere dalle immagini sono le idee e le assonanze rilevate durante il procedimento di creazione e realizzazione. Le loro opere ricercano “il negativo”, il lato invisibile, il vuoto rimbombante dietro al pieno accecante.

L’esposizione centrale di questo ciclo di opere è stata curata da Giuliana Carbi Jesurun e Janka Vukmir e si è tenuta all’Istituto per l’Arte Contemporanea di Zagabria dal 27 maggio al 2 luglio 2022. Il catalogo è stato pubblicato da Adriatico Book Club di Venezia con la cura di Lorenzo Lazzari ed è distribuito da Motto Books di Berlino.

L’intervista

Esso: Shadows Oozing Gold documenta il vostro progetto vincitore della X Edizione di Italian Council: come avete lavorato sulla comunicazione delle vostre opere per coinvolgere anche chi magari non le ha mai viste dal vivo?

Esso: Shadows Oozing Gold è un documentario che riassume l’omonimo ciclo di opere composto da video, fotografie e installazioni, nato a partire dal rovesciamento delle nostre ricerche sul fascismo. Per rispondere alla tua domanda, noi non siamo, evidentemente, dei comunicatori ma siamo comunque anche insegnanti e quindi l’idea della trasmissione dei saperi e delle sensazioni fa parte del nostro lavoro quotidiano.

Della comunicazione ci interessa soprattutto il suo senso etimologico, cioè quello che l’avvicina all’eucaristia. Il ciclo fotografico Host mostra delle ostie immerse in pozzanghere di petrolio, l’ostia e il petrolio chiamano in causa Pier Paolo Pasolini, il luogo e il motivo del suo assassinio. Quando ci è arrivato per posta il primo pacco di ostie, acquistato online, aveva sopra un’etichetta che recitava Particole da 35 mm, proprio così, come la pellicola fotografica e cinematografica (nella confezione c’era anche la data di scadenza!). È stata una scoperta casuale e sorprendente, forse una coincidenza, ma immediatamente sono nate nuove idee, nuove interpretazioni…

È difficile comunicare la complessità di un lavoro il cui senso a volte sfugge perfino a noi stessi, la sinossi che l’accompagna tende ovviamente a relazionarsi con lo spettatore, prova a suggerire chiavi di lettura, non sempre quelle più logiche, comunque tende una mano.

Carloni & Franceschetti, Host (2019)

I vostri lavori agiscono su molteplici livelli, in particolare fondono materia e poesia, quanto è importante per voi lavorare tanto sulla fisicità dei materiali quanto sullo “spirito” che chiamano in causa o che veicolano?

I nostri lavori si basano su riflessioni che chiamano in causa lo scontro o il ribaltamento tra gli opposti e il superamento dei confini. Siamo interessati alle trasformazioni delle materie e ci serviamo spesso delle tecniche del cinema d’animazione, lavoriamo sui venticinquesimi di secondo.

La capacità di trasformazione della materia è indubbiamente poetica. La poesia nasce dalla materia, è dentro di essa e torna a farsi materia quando agisce nella vita reale, operando dei mutamenti assolutamente concreti in chi la vive. Probabilmente la poesia corrisponde all’oro, che la terra nasconde nelle sue profondità e anche in superficie, un materiale incorruttibile ma pericoloso perché capace di trasformare gli individui, così come la poesia che si cela dentro questi.

La nostra opera è per noi un terreno privilegiato per trovare poesia nell’incontro tra scienza e religione al di là dei vincoli che queste dottrine impongono di rispettare.

Possiamo a titolo d’esempio considerare contemporaneamente le due tesi antagoniste relative alle teorie evoluzionistiche sull’origine della specie umana, una sperimentale, collaudata sull’osservazione e la ripetizione, e l’altra dogmatica, basata sulla fede, ricavando una figura estremamente malinconica, quella di una scimmia che somiglia a un dio. In questa immagine non troviamo alcuna forma di provocazione, di eresia o di contraddizione, ma solo un’attualità sconcertante. Questa figura deriva dalla sovrapposizione di due visioni contrapposte, entrambe profondamente suggestive, e ne preserva l’enorme forza poetica.

Indagare il mondo del negativo e della non esistenza apre nuovi orizzonti di partecipazione al reale, è una costante che ritorna o il vostro obiettivo principale alla base delle opere?

Tutto il nostro lavoro è in effetti profondamente contraddittorio.

In fotografia il negativo è la matrice del positivo, nel senso che uno è necessario per generare l’altro. Una fotografia nel bagno di sviluppo può essere letta come il paradigma del cervello umano, serve tempo e condizione affinché l’immagine appaia. Abbiamo detto diverse volte che certe visioni necessitano di una lunga incubazione per raggiungere l’inconscio o per venire alla luce. A volte le nostre immagini si mostrano in positivo, ma in realtà sono ottenute dal negativo di un negativo.

Indagare il mondo del negativo è per noi una costante nel senso dell’utilizzo di un metodo operativo, una specie di controprova che serve ad accertare la validità di una ricerca. Ci sembra che attualmente la non esistenza possa comprendere molte situazioni del vivere comune che si possono riscontrare a vari livelli sociali e generazionali.

Percepiamo una diffusa sensazione di fallimento che si potrebbe far partire dal dopoguerra, dalle speranze frustrate di quel periodo, dilagate in una insoddisfazione generale, in un senso di delusione e di emarginazione, di depressione e di alienazione, di incapacità a pianificare il futuro. Queste mancate realizzazioni, o cadute umane, hanno interessato in diverse epoche i lavori di vari artisti, in cui riconosciamo i nostri intenti.

Per esempio le condizioni di non esistenza descritte da Pasolini in Poesie mondane potrebbero ricondurre ad alcuni dipinti di Manet, come quello che mostra, con un taglio alla Mantegna, il suicidio di un ricco borghese in piena Belle Époque, oppure l’ultimo, intitolato Il bar delle Folies Bergère, dove una figura maschile è totalmente invisibile ad esclusione del suo riflesso nello specchio.

In effetti il mondo negativo riguarda tutto il nostro lavoro, la non esistenza può riferirsi a quello…

Chimica, alchimia, religione e Pier Paolo Pasolini: quanto è significativo per voi il messaggio che il poeta ha lasciato alle generazioni future? C’è ancora qualcosa che può essere rivelato?

Pasolini non lavorava per lasciare un messaggio per il futuro, ma per incidere nel presente, in un presente che stava già diventando un altro tempo, sospeso e oscuro. Alle nostre generazioni ha lasciato la sua disperata vitalità, quella di un intellettuale che vedeva quello che stava succedendo proprio perché capace di preveggenza, come quando in pieno boom economico previde l’arrivo in Europa di orde di popolazioni disperate dal sud del mondo.

Il suo nome è conosciuto anche negli strati più inferi e ignoranti della società, ma incredibilmente viene ancora ignorato e evitato proprio nelle scuole italiane.

L’immagine della camicia in negativo che continua a colare liquido scuro è molto incisiva: mi raccontate la sua genesi?

Era il 2017, siamo partiti dalla foto del cadavere di Mussolini appeso per i piedi a Piazzale Loreto a Milano, un’immagine matrice perché capovolge quella eretta del dittatore ai vari balconi dei palazzi italiani. Ci è venuto in mente di girare il video di una camicia nera stesa al buio ad asciugare, dalla quale sgocciola incessantemente e copioso un liquido nero. Dissanguamento e stillicidio. Il liquido nero allude evidentemente al nero del fascismo, del petrolio, della bile nera della malinconia, dell’inchiostro ecc… Il suono di sottofondo è il rumore di un disco 33 giri, un cerchio nero, che si è inceppato e gira a vuoto: la storia non riesce a finire così come la camicia non riesce ad asciugare. Col senno di poi è diventata anche una tragica anticipazione dello stato attuale della politica nel nostro paese.

Quando cercavamo un titolo per questa serie di opere, abbiamo scoperto che Mussolini a Piazzale Loreto è stato appeso alla pensilina del distributore della Esso, nota multinazionale degli idrocarburi americana. Questo ha innescato un cortocircuito tra fascismo e petrolio. Cercavamo per titolo un nome e abbiamo incontrato un pronome, esso infatti è anche un pronome, solitamente usato per cose o animali, raramente per esseri umani.

Carloni & Franceschetti, Esso Shadows Oozing Gold (2022)

Fascismo e petrolio, di nuovo Pier Paolo Pasolini, ucciso proprio mentre scriveva Petrolio e aveva appena finito di girare il film Salò, e a seguire Fabio Mauri perché, poco prima che il poeta venisse ucciso, gli propose di prestarsi per la sua performance Intellettuale che come sappiamo consisteva nel proiettare il film Il vangelo secondo Matteo sul suo petto, seduto nel buio con la camicia bianca a fare da schermo.

La camicia nera che abbiamo filmato noi è in realtà una camicia bianca, messa in negativo in postproduzione, che allude al trasformismo politico ricorrente nel nostro paese ma che soprattutto vuole ribadire la necessità e l’importanza, oggi più che mai, delle opere di Fabio Mauri e Pier Paolo Pasolini.

Cosa avete in programma per il futuro?

In questo momento stiamo lavorando a una videoinstallazione per il Palazzo Ducale di Urbania con la curatela di Elisa Mossa e Alice Lombardelli, un progetto appena iniziato ma che già orbita attorno ai resti, alle rovine, alle civiltà sepolte, il destino di tutte le civiltà, soprattutto la nostra.

Parallelamente stiamo concependo un film d’animazione che indaga in chiave allucinatoria l’immane violenza di cui tutti siamo capaci, come individui e come popoli, quelli che difendono i confini e quelli che sono costretti a pagarne le conseguenze. Siamo attratti dall’idea di confine che alla lettera significa condivisione della fine, e forse dei destini. Vedremo.

Qui il sito ufficiale di Carloni & Franceschetti.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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