Cocoricò Tapes non è un “semplice” documentario ma il racconto collettivo di chi ha vissuto quegli anni: lo dimostra la sua genesi e ce lo conferma la forma semi sperimentale. La raccolta di testimonianze legate al tempio della musica techno e ad una generazione costantemente alla ricerca di qualcosa, diventa la struttura fisica di un’opera celebrativa, nostalgica, avvolgente.
Il lavoro di Francesco Tavella, che oltre alla regia firma anche la sceneggiatura assieme a Matteo Lolletti, con la fotografia di Luca Nervegna, il montaggio di Luca Berardi e la musica di Matteo Vallicelli, ruota attorno ad una serie di ricordi, che incontrandosi ne portano altri, che disegnano un’epoca e una controcultura destinata a differenziarsi, a brillare nell’oscurità di momenti storici controversi e complicati.
Come la favola luccicante di qualcosa che appartiene al passato, ci fa entrare in quel mondo trasmettendo un’intenso senso di estasi e malinconia, che arriva a provare anche chi non è mai stato nella celebre discoteca inaugurata nel 1989 a Riccione. Come ci dice il film stesso, introducendo lo sguardo al flusso visivo, “Questo è uno dei possibili racconti di quel tempo e di una parte di quella generazione, ma anche del luogo che ne è diventato un simbolo”.
La genesi di Cocoricò Tapes
Cocoricò Tapes è un progetto indipendente, nato con una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Idea Ginger, che ha coinvolto più di 200 donatrici e donatori.
Tutto ha inizio con il ritrovamento di VHS contenenti immagini inedite e, soprattutto, amatoriali degli anni ’90. Quei nastri privati sono il punto di partenza per realizzare una narrazione che li affianca alle interviste e agli interventi dei protagonisti della fase più fiorente della mistica piramide techno (dal 1993 in poi), dove arte contemporanea e musica diventavano tutt’uno: sono Loris Riccardi, storico Art Director della discoteca, il direttore Renzo Palmieri, i PR Silvia Minguzzi e Giuseppe Moratti, Nicoletta Magalotti (NicoNote), madrina della sala morphine, e il performer Principe Maurice.
L’idea ha attirato un pubblico vasto, composto sia da chi conosceva la discoteca ma anche da chi è troppo giovane per saperne qualcosa. Il fascino di quel luogo di provocazione e performance rimane nella storia dei locali notturni e torna a prendere forma come traccia di anni unici, “dove tutto appariva libero e possibile”.
Come raccontare il fermento, il movimento, il ricordo
L’obiettivo principale è stato quello di creare un flusso visivo e sonoro capace di riportarci indietro negli anni, e far sì che ognuno possa rivivere attraverso il film le proprie personali emozioni legate a quel decennio, ma anche dare a chi il Cocoricò e gli anni ’90 non li ha vissuti l’occasione di conoscerli.
Francesco Tavella, regista
Dentro e sotto alla piramide del Cocoricò tutto era dinamico, inclusivo, performativo, dal forte impatto. Così lo ricorda chi ha vissuto quella irripetibile “stagione” di musica, incontro e ricerca artistica.
Ripresi nei filmati d’epoca e poi oggi, artefici di serate che attiravano persone da tutta Italia, consapevoli della potenza sprigionata dal Cocoricò e dal lavoro condotto sulla potenza dell’esibizione dei corpi, della violenza, della fluidità, facevano del locale uno specchio deformato della società esterna che contemporaneamente, alla luce del sole, veniva strozzata dalla politica, dalla guerra, dalle inibizioni e dai giochi di potere. Per questo Tavella inizia con un flusso di frame presi dall’attualità di quegli anni, finendo allo stesso modo: ciò che si rivela dentro al Cocoricò va di pari passo con ciò che accade fuori, e termina decretando la fine di un’era.
Il fermento culturale che esisteva e proliferava nel locale era in continua evoluzione, colpiva per il coraggio e attirava sia amanti della scena musicale che personaggi chiave del rinnovamento della percezione, come Enrico Ghezzi, Franco Battiato, e molti altri. La dimensione multiforme e accogliente diventava un’isola staccata dal reale, eppure accesa e consapevole al punto di coinvolgere in modo quasi subliminale chi vi si recava per partecipare al rito di una notte, irripetibile e liberatorio.
Fanculo la quiete
Uno dei messaggi più provocatori di Loris Riccardi torna a brillare in Cocoricò Tapes: l’esigenza di scuotere la stasi intellettuale, ma anche quella fisica, è stata portante per l’avventura del Cocoricò e di chi ne ha fatto parte.
La composizione dei materiali, in poco più di un’ora, porta chi guarda nel tessuto irriverente di avanguardia e trasgressione generato da uno dei luoghi più famosi degli anni ’90, lo rende parte del passato mostrando senza tagli una controcultura che era avanti di decenni e che si rivelava solo di notte.
Le prossime proiezioni
Presentato in anteprima mondiale alla 59esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema a Pesaro lo scorso 18 giugno, Cocoricò Tapes inizia il suo tour nei festival e nelle sale per incontrare spettatori e spettatrici di tutta Italia. Qui tutte le date (in continuo aggiornamento) per trovare l’evento più vicino a voi dove guardare il film di Francesco Tavella.
Cocoricò Tapes è prodotto da La Furia Film (Cesena) e Sunset Produzioni (Forlì), e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission.
Qui il sito ufficiale del film con tutte le info utili.
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