Denzel Washington - BY Nathan Congleton

Ph. Credit by Nathan Congleton – Denzel Washington

Denzel Washington è una di quelle presenze solide, granitiche e spesso stereotipate del nostro immaginario. Lo si immagina come un uomo probo e tutto d’un pezzo, forse per le decine di ruoli da buono che ha interpretato. O forse per una vita privata che, almeno da fuori, appare straordinariamente nella norma: marito devoto da quasi quarant’anni e padre amorevole di quattro figli, tra cui l’ormai celebre John David.

Denzel Washington e l’incomprensione hollywoodiana

È dal 2002 che quando si parla di Washington viene sempre fuori, e non a caso, questa caratterizzazione generalmente positiva della sua immagine. Curiosamente, infatti, nonostante i grandi e bellissimi ruoli interpretati in precedenza, nel 2002 riceve il primo Premio Oscar da protagonista per Training Day. Ovvero proprio il film in cui ricopre il ruolo del poliziotto corrotto e violento, incapace di agire pienamente secondo la legge.

Si sono sprecate le critiche in proposito. E nessuna aveva effettivamente torto. Denzel Washington sullo schermo è stato un eroe buono per gran parte della sua carriera. Eppure ha ricevuto il più alto riconoscimento del cinema statunitense solo quando si è “abbassato” allo stereotipo dell’uomo nero e violento, il buck. E se forse era troppo chiedere che lo vincesse per un eroe poco compreso come Malcolm X (Spike Lee, 1992), è quasi un’offesa che l’abbia perso anche nel 2000 contro il Kevin Spacey di American Beauty.

Denzel Washington in Malcolm X (1992) - Spike Lee (via web)
Denzel Washington in Malcolm X (1992) – Spike Lee (via web)

Il legame con Spike Lee

In oltre quarant’anni di carriera, e una cinquantina di film, Washington ha creato alcuni particolari sodalizi, soprattutto prima di cimentarsi lui stesso dietro la macchina da presa.

Ha recitato in cinque film di Tony Scott, fratello di Ridley, tra cui Man on Fire – Il fuoco della vendetta (2004). Per Jonathan Demme ha dato vita all’indimenticabile Philadelphia, accanto a Tom Hanks, ma ha recitato anche nel più recente The Manchurian Candidate (2004).

È con Spike Lee, tuttavia, la collaborazione più interessante. Mo’ Better Blues (1990), Malcolm X (1992), He Got Game (1998) e Inside Man (2006), sono questi i titoli del regista newyorchese in cui lo ritroviamo. Mentre Inside Man ricalca il genere thriller/action in cui Denzel Washington si è fatto strada nel corso della sua carriera, gli altri tre rientrano più in un discorso più culturale, afroamericano naturalmente.

Sono storie, cioè, individuali ma che raccontano e denunciano una condizione collettiva, attraverso il filtro e lo stile di un vero e proprio autore del cinema come Lee. In Mo’ Better Blues protagonista è principalmente la musica, accanto all’idea della cosiddetta black excellence. Ossia il riscatto di una collettività attraverso i traguardi del singolo. Washington interpreta Bleek, trombettista di talento, tormentato sin dall’infanzia dal peso di dover diventare qualcuno attraverso la sua musica. In He Got Game Washington invece è un ex detenuto che, tornato in libertà desidera occuparsi del figlio adolescente e del suo futuro, probabilmente nella pallacanestro. È un film, che affronta con diverse profondità lo stigma dell’incarcerazione degli uomini neri e la loro conseguente rimozione dalla società, come cittadini e persino come padri e punti di riferimento per la comunità.

In Malcolm X, infine, compie un lavoro a dir poco straordinario, dando voce e spirito a uno dei simboli del Novecento statunitense. Un personaggio difficile, soprattutto per il bagaglio che già porta con sé e che viene rielaborato a quasi trent’anni dal suo assassinio, per una nuova generazione.

La formazione teatrale e Broadway

Nonostante l’eccezionale carriera cinematografica, Denzel Washington si forma professionalmente in ambito teatrale, e ad esso rimane ancora legato. Lo abbiamo visto persino nell’adattamento cinematografico di Molto rumore per nulla di Kenneth Branagh, ma è con Broadway il legame più forte da questo punto di vista. Spesso si dimentica, infatti, che Denzel Washington nel 2010 vinse un Tony Award da protagonista nell’adattamento di Fences diretto da Kenny Leon. Parimenti, anche Viola Davis vinse il Tony come sua co-protagonista e la coppia straordinaria venne riproposta al cinema sei anni dopo. Washington stesso diresse e interpretò l’adattamento cinematografico dell’opera di August Wilson (Barriere, Fences, 2016). Lo stesso per cui Viola Davis ottenne anche l’Oscar e lui si limitò alla nomination, ancora una volta.

Fences (2016) Denzel Washington e Viola Davis - Credits: Empire.com
Fences (2016) Denzel Washington e Viola Davis – Credits: Empire.com

Prospettive future di Denzel Washington

Oggi, all’età di 66 anni, la sua carriera attoriale si è allentata, nonostante sia in uscita un film che si presume piuttosto interessante, Fino all’ultimo indizio. Ne parliamo qui. Non sembra però protendere per la regia, verso cui Washington non mostra particolare interesse, come invece verso la produzione, per esempio.

Figura come produttore di uno dei più importanti film dell’attuale stagione: Ma Rainey’s Black Bottom, che probabilmente collezionerà nomination su nomination nei prossimi mesi. Anch’esso è un adattamento del drammaturgo August Wilson. Un nome a cui Washington è particolarmente legato, tanto da aver partecipato in qualità di produttore esecutivo, allo speciale Netflix Giving Voice. Una competizione tra sei aspiranti attori e attrici di Broadway che sognano di salire sul palco attraverso la August Wilson Monologue Competition.

Ritornando quindi all’immagine di apertura dell’articolo, quell’impressione si conferma veritiera. Denzel Washington ha dimostrato, negli anni e attraverso la scelta dei suoi ruoli, il desiderio di rappresentare il Buono. Inviare un messaggio positivo, come afferma in un’intervista a Parade del 2006. A cui aggiunge: Ho avuto l’opportunità di interpretare grandi uomini e, grazie alle loro parole, di predicare (avrebbe voluto fare il Pastore, ndr). Ho preso il talento che mi è stato dato come una cosa seria, e voglio usarlo per fare cose buone.

Voi cosa pensate, ci è riuscito?

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