Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente. Recensione
Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente (Francis Lawrence, 2023). Courtesy of Notorius Pictures

Al cinema dal 15 novembre, Hunger Games: la Ballata dell’Usignolo e del Serpente, è il brillante ritorno a Panem a distanza di otto anni dal rilascio dell’ultimo capitolo della saga, Hunger Games: Il canto della Rivolta – Parte 2. Tratto dall’omonimo libro scritto da Suzanne Collins e prequel della storia di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), vede nel cast Tom Blyth, nel ruolo del giovane Coriolanus Snow, Rachel Zegler nei panni di Lucy Gray Baird, Josh Andres Rivera, Hunter Schafer, Peter Dinklage, Viola Davis e Jason Schwartzman.

Hunger Games, 64 anni prima della Ragazza di fuoco

Ambientato 64 anni prima degli eventi narrati nel primo capitolo della saga, Hunger Games: la Ballata dell’Usignolo e del Serpente segue le vicende di un giovane Coriolanus Snow (Tom Blyth) che è costretto, insieme ad altri rampolli di Capitol City, a fare da mentore ad uno dei tributi dei Decimi Hunger Games. A Snow tocca il tributo del Distretto 12, Lucy Gray Baird (Rachel Zegler), una ragazza diversa da quello che Coriolanus crede e che non si arrenderà facilmente al suo, apparentemente, già scritto destino.

Francis Lawrence, già regista degli ultimi tre capitoli della saga, riporta il mondo di Panem sul grande schermo con una storia diversa rispetto a quella che i fan avevano conosciuto prima, ma lo fa brillantemente. Dalla fotografia alla colonna sonora, ancora una volta di James Newton Howard (con il supporto di Dave Cobb), perfettamente inserita all’interno di un nuovo contesto ma realizzata con sonorità familiari alla saga. Protagonista assoluto delle vicende è Coriolanus Snow, futuro Presidente di Panem, qua ancora un ragazzo e ancora all’oscuro della realtà celata al di fuori di quella che è casa sua, Capitol City, ma ben consapevole delle sue abilità e determinato nelle sue azioni.

Hunger Games, oltre i giochi

Fedelissimo al libro, La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, dona per la prima volta una visione d’insieme su un aspetto fino ad ora sconosciuto e mostrato di rado, quello di Capitol City e del suo funzionamento. Un meccanismo fragile e altamente corruttibile riscontrabile prima di tutto nei suoi cittadini, nonché protagonisti di questo film, come il Decano Casca Highbottom (Peter Dinklage) e la Dottoressa Gaul (Viola Davis), personaggi chiave e dalla natura malvagia e sadica, con un’umanità totalmente eclissata in favore di smanie di controllo e di potere. La brutalità e la crudeltà di questo sistema vengono mostrate alla loro massima potenza, celate dietro a lustrini e ricchezza materiale pensate proprio per coprire l’animo umano.

Coriolanus Snow non è altro che una pedina messa al servizio di un subdolo sistema dittatoriale e l’arco narrativo che il lungometraggio gli conferisce è strabiliante, andando sul finale a ribaltare questa equazione. Viene per la prima volta mostrato un lato di lui di cui nessuno era a conoscenza, quello umano, quello più sensibile ma sempre contaminato da quello più crudele e spietato che viene accennato in qualsiasi sua azione. Una scelta saggia e utile perché permette allo spettatore di capire le insensibili motivazioni dietro alle ingiuste azioni che con gli anni compirà.

Lucy Gray Baird, l’Usignolo di Hunger Games

Rachel Zegler interpreta splendidamente Lucy Gray Baird, tributo del Distretto 12: punto debole e punto di svolta nella storia di Coriolanus. Impavida, sfacciata, spigliata e mai arrendevole, Lucy Gray è una performer inserita in un campo di battaglia dove utilizza tutte le sue qualità artistiche a favore della sua sopravvivenza senza mai perdere di credibilità, ma soprattutto senza mai perdere il suo vero Io. Il suo rapporto con Coriolanus è pensato appositamente per metterlo alla prova.

Cruciali sono le scelte che il ragazzo si troverà a compiere per compiacere a Lucy, ma altrettanto fondamentale è quella finale, che lo avvicinerà sempre di più a quello che è destinato a diventare. Con lei Coriolanus viene a conoscenza di aspetti per lui sconosciuti, come la vita nei distretti, le difficoltà con cui i loro abitanti devono vivere ma soprattutto con l’amore. Un amore diverso rispetto a quello che era stato protagonista nella tetralogia cinematografica originale, ma comunque chiave per il discorso narrativo. 

“Sono le cose che amiamo di più a distruggerci’’, questa è la frase che fa da perno all’intero discorso narrativo di questo Hunger Games. Una frase intrisa di significato e determinante per il futuro, ma anche per il passato e il presente di Coriolanus Snow, le cui fondamenta personali sono celate nella sua personalità, che per la prima volta, finalmente, vediamo.

Illustrazione di Gaia Venturelli

Continua a seguire FRAMED, anche su Facebook e Instagram.

Rebecca Fulgosi
Mi chiamo Rebecca, classe 2000 e ho una passione smisurata per il mondo della settima arte. Studio alla facoltà di Beni Culturali con il sogno di diventare critica cinematografica, perché guardare film è una delle cose che mi riesce meglio. Il mio genere preferito è L’horror insieme ai cinecomic di cui sono appassionata sin da piccola. Tra i miei film preferiti: "La La Land", C’era una volta a ...Hollywood", "A Star is Born", "Jojo Rabbit" e "Titanic". Le mie serie preferite, "American Horror Story" e "La casa di carta".

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui