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Vincitrice del premio Oscar per i costumi di Dracula di Bram Stoker (1992) con la regia di Francis Ford Coppola, Eiko Ishioka (Tokyo, 1938-2012) è stata senza dubbio una costumista eccezionale, con un gusto e una poetica originalissima e visionaria.

La cifra stilistica di Eiko

La commistione tra la cultura occidentale e quella orientale è la cifra stilista dei suoi costumi. Lo troviamo nel modo in cui viene utilizzato il colore (molto spesso “puro”, a tinte brillanti), spesso in accostamenti giustapposti. Tra i toni c’è un largo impiego del colore rosso e del bianco, che si trovano spesso abbinati in una combinazione che riprende l’estetica giapponese.

Altro tratto distintivo è la gestione dei i tessuti (o delle materie): la stoffa diventa struttura, volume, tramite piegature, cuciture e imbottiture. Proprio per questo i costumi di Eiko si potrebbero definire plastici. Un richiamo in qualche modo alla tradizione giapponese degli origami, che come vedremo ha corrispondenza diretta in alcuni costumi specifici.

Per il regista Tarsem Singh realizza alcuni dei suoi lavori più interessanti: le ambientazioni oniriche e favolistiche permettono a Eiko di progettare libera da logiche o schemi. I film The cell, The Fall e Mirror Mirror sono tre delle opere che vedono la loro collaborazione.

THE CELL – LA CELLULA (2000)

The cell si presenta come una sfida interessante sia dal punto di vista delle ambientazioni che dei costumi. Cosa c’è nei sogni di un bambino in coma? Qual è il mondo onirico nella mente di un sociopatico omicida?

I costumi che il serial killer veste sono fantastici: Eiko deve creare il lato oscuro di questo personaggio, un orco, dispotico sovrano di un mondo di violenza e perversione. Il costume verde con decori oro è una complessa composizione di forme e volumi che rendono ancora più terribile la figura. Quando, narrativamente, c’è uno switch tra la mente dell’assassino e quella della protagonista (Jennifer Lopez) ci si trova di fronte a un ulteriore mondo da costruire e vestire.

The Cell (2000), Tarsem Singh, abiti Eiko Ishioka – Web

J.Lo, che interpreta un’assistente sociale, si vede come un’eroina. Se da un lato emerge il suo senso di protezione materno, dall’altro non manca una percezione di sé più sensuale (da personaggio di Tekken o alla Kill Bill). Interessante la scelta di un composizione che richiama gli altarini devozionali del Sudamerica (con richiamo al retaggio culturale della protagonista). Anche qui è fortemente presente un’estetica orientale, nella composizione e nei colori (si ritrova l’accostamento bianco-rosso).

Una nota: le mute plastiche, rosse, che vengono indossate per intraprendere i viaggi intramentali richiamano la bellissima armatura di Dracula di Bram Stoker a cui Eiko lavorò nel 1992.


THE FALL (2006)

The Fall (2006), Tarsem Singh, abiti Eiko Ishioka – Eagle Pictures

Anche in questo film Eiko lavora  su una trama stimolante: “vestire” il racconto di uno stuntman, che in un ospedale di Los Angeles si trova ad intrattenere una bambina rumena con la storia della sua vita.  Ma in questo racconto le esperienze e le persone del suo vissuto sono sublimate da luoghi bellissimi, esotici o lontani dall’ambientazione reale. I costumi giocano un ruolo fondamentale per rendere credibile il mondo dell’immaginazione dove tutto è possibile, non inquadrabile in uno specifico contesto storico geografico. Emergono richiami al mondo ispanico, africano e ovviamente giapponese, ma anche costumi fuori da qualsiasi schema, come il bellissimo abito per la scena delle nozze.

Abito da sposa di Eiko Ishioka, The Fall (2006), Tarsem Singh – Eagle Pictures

Tra i protagonisti di questo racconto avventuroso lo stuntman inserisce il personaggio di Charles Darwin (sì, proprio quel Darwin!). Ed è assolutamente geniale il modo con cui viene immaginato: una bellissima pelliccia dalle fantasie dalle ali di farfalla.


BIANCANEVE- MIRROR MIRROR (2012)

Per il mondo fiabesco, un po’ pazzo e un po’ Bollywood di questa versione di Biancaneve, Eiko progetta costumi per personaggi che non si prendono troppo sul serio. Nonostante l’utilizzo di linee e forme che guardano a varie epoche storiche, non c’è minimamente la pretesa di voler confezionare un prodotto storico, né tantomeno uno pseudo-storico rivisitato.  

Anche qui la costumista predilige tessuti neutri dai colori brillanti, spesso giustapposti. Un esempio è il bellissimo costume per la scena finale: l’abito sui toni dell’azzurro e del blu è contrastato da un fiocco fissato dietro all’abito. La linea ricorda apparentemente un abito occidentale di metà Ottocento (il classico “da principessa”) ma a ben vedere è evidente l’influsso del retaggio culturale della costumista.

Le maniche a sbuffo sono dei veri e propri origami dove ogni piega sembra tirata con il righello, così come il colletto , quasi un decoro di carta. Il maxi fiocco a lunghe code rivisita l’obi (la stola che cinge in vita nei kimono), con uno sguardo ai costumi dei personaggi degli anime.

Con le sue opere Eiko ha aperto le porte a mondi dove forme, culture, rimandi storici si mescolano in modo originale, con una logica che spesso sfugge: ma non importa, perché il risultato parla da sé.

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