Matrix Resurrections ci riporta nella duplice realtà percorsa di codici traslucidi che più di vent’anni fa segnò una netta demarcazione tra il cinema fantascientifico pre e post Matrix. Ma, soprattutto, la regista Lana Wachowski sfrutta tutto ciò che l’universo Matrix ha trasformato ed influenzato negli ultimi anni, potenziandone gli effetti sul presente e tirandone fuori la storia d’amore più appassionata e romantica che potessimo aspettarci. Solo per questo, non mi sento di scrivere che Matrix Resurrections sia un brutto film.
Passato e presente
A diciotto anni dalla conclusione della trilogia, la contrapposizione tra il mondo esistente e la sua versione codificata come “reale” continua a tormentare il signor Thomas Anderson (Keanu Reeves). Solo nominarlo mi riporta nell’atmosfera cyberpunk creata da Lilly e Lana Wachowski nel 1999: allora il codice binario era la trappola in cui rimanere imprigionati, la scelta tra la pillola rossa o quella azzurra l’occasione per esplorare il “sottosuolo” dominato da macchine che coltivavano esseri umani in incubatrici spaventose nel silenzio più totale. Cercherò di non soffermarmi troppo sulla trama e in generale di non fare spoiler, ma se fino alla visione non volete proprio saperne nulla non continuate a leggere.
Adattamento e realtà da videogame
Avevamo lasciato l’Eletto (Thomas/Neo) a quella che poteva sembrare una cerimonia funebre: trasportato dalle macchine aveva sancito un’era nuova, determinata da una tregua tra loro e gli uomini. Lo ritroviamo nella gabbia sintetica di una quotidianità in cui i ricordi del passato lo aggrediscono sotto forma di incubi e visioni. Matrix è sì la sua vita, ma solo virtuale: Thomas Anderson è un game designer e Morpheus, Trinity, la rivolta delle macchine e l’agente Smith fanno parte del suo redditizio e celebre videogioco Matrix.
La grandezza del fenomeno cinematografico si riversa in una lettura contemporanea che Lana Wachowski opera sul materiale ancora fortemente significante: come la trilogia ebbe il potere di segnare un punto di non ritorno, il videogioco che Thomas crede di aver creato ha rivoluzionato il mondo del gaming e la concezione di realtà e finzione. Il parallelo è costantemente comunicato dai personaggi e dall’atmosfera voluta per il film.
Nonostante la struttura iper controllata ed illusoria in cui il protagonista è stato posto, Thomas continua a glitchare all’interno di essa, mostrando segni che il suo terapeuta (Neil Patrick Harris) definisce curabili, in quanto frutto della sua mente. In realtà sono i suoi ricordi. Giocando sui riferimenti e le scene stesse del passato di un cult, la costruzione del film ne ripercorre intelligentemente (ma anche ironicamente) i punti fondamentali, le battute celebri. Si sofferma così sull’eredità del meta messaggio dei tre lungometraggi originali e sull’ambientazione meta della realtà virtuale in un’altra realtà virtuale.
Il nostro mondo
Tutto ciò che Neo ha compiuto prima di Matrix Resurrections non è andato perduto, ma ha portato ad un mondo in cui la distanza incolmabile tra estremi in cui prendere una posizione si è contaminata provocando una rivoluzionaria presa di consapevolezza. Lana Wachowski riscrive Matrix, mostrando il mondo che vorrebbe. Fondendo le ispirazioni iniziali e le prime, seppur geniali, embrionali idee, con le consapevolezze del presente, lascia che la sua creazione si evolva. Sebbene il risultato non sia totalmente riuscito, l’obiettivo è sfacciatamente sincero. I messaggi criptati inseriti nell’opera di fine anni ’90 diventano forse oggi un po’ troppo didascalici, ma tale decisione segna a prescindere un avanzamento voluto. La regista, così come gli interpreti, e l’idea alla base di Matrix, sono cresciuti e mettono piede nella contemporaneità.
Il percorso dell’Eletto non è stato fine a se stesso, ma ha portato all’abolizione degli estremi: uomini contro macchine, agente Smith contro Neo, pillola rossa o pillola azzurra. La scelta non c’è mai stata veramente, perché già prima di scegliere sapeva cosa avrebbe fatto.
Trinity e la love story più romantica di sempre (rigorosamente in giacca di pelle)
Detto questo, Matrix Resurrections è la consacrazione spassionata della storia d’amore tra Neo e Trinity. Inseparabili anche dopo una forzata ricostruzione della finzione sintetica di Matrix, legati da vite passate e guerre combattute fianco a fianco. Icona femminile, Trinity (Carrie-Anne Moss), racconta un pezzetto in più della sua storia. Non è più solo un’innamorata che si sacrifica per il suo compagno/salvatore, ma la metà imprescindibile di un meccanismo a due che tiene in piedi tutto ciò che esiste. Con la forza che l’ha da sempre contraddistinta torna più matura, padrona e artefice del proprio destino.
In questa nuova visione l’equilibrio tra maschile e femminile e la loro interdipendenza si riflette sull’esito del futuro ed è il punto di partenza per una nuova era in cui l’amore è la genesi di ogni cosa (il messaggio dell’autrice nei titoli di coda).
Matrix Resurrections non piacerà a tutti, probabilmente come difficilmente piace il tempo che passa. Ma la travolgente portata della trilogia lascia spazio ad un respiro nuovo, che a volte si perde nella sua contemplazione, mentre altre volte ci commuove, mostrandoci il possibile futuro delle idee.
Segui FRAMED su Instagram e Facebook: c’è anche il canale Telegram aggiornato quotidianamente.