Julianne Moore e Natalie Portman sono l’elemento di attrazione maggiore verso il nuovo film di Todd Haynes già dal primo momento in cui il Festival di Cannes annuncia l’aggiunta del titolo in concorso, pochi giorni dopo la conferenza stampa ufficiale.
“È così rilassante lavorare con Todd, perché sai sempre dove sei, cosa devi fare. Devi solo stare dentro il quadro da lui meticolosamente scritto”, ha affermato Moore, al suo quinto lavoro con il regista, durante la conferenza stampa a Cannes.
La definizione dei personaggi e la loro complessa psicologia sono infatti la più grande forza di May December, insieme al suo spirito campy, ossia al suo inaspettato, esagerato, volutamente artificioso umorismo, costruito tanto dall’uso della macchina da presa e della musica quanto dall’interpretazione delle due grandi protagoniste.
A distanza di quasi un anno, May December arriva anche nelle sale italiane, dal 21 marzo.
Un dark comedy che resta sulla superficie dell’oscurità morale
May December è un’espressione popolare inglese usata per indicare una coppia in cui vi è grande differenza d’età. Non stupisce quindi vedere già nella prima scena Gracie (Julianne Moore) scambiare un tenero bacio con Joe (Charles Melton, il Reggie Mantle di Riverdale). Il primo strappo con il pubblico avviene subito dopo, quando ci si rende conto che i due personaggi hanno figli in età da college. Prima di iniziare a fare i conti sulle dita delle mani, la ragione suggerisce che il poco più che trentenne Melton potrebbe semplicemente interpretare un personaggio più maturo. La risposta, tuttavia, è proprio la prima suggerita dall’istinto: la loro relazione ha avuto inizio quando Joe aveva tredici anni.
Dopo due decenni, una condanna in carcere per Gracie e tre figli, i due stanno per rivivere tutto ciò che è accaduto, nella realtà e sui tabloid, a causa di Elizabeth (Natalie Portman), una celebre attrice che si prepara a interpretare Gracie in un film.
La presenza di Elizabeth e le sue domande, la sua continua ricerca delle motivazioni del personaggio sono l’elemento destabilizzante di una realtà fossilizzata, in cui nessuno sembra chiedersi cosa sia stato giusto o sbagliato.
Il “dramma” al di sotto di May December
Se May December fosse un dramma, la progressiva presa di coscienza di Joe sarebbe emotivamente devastante, così come il dilemma morale di una donna innamorata di un ragazzino, poco più che bambino, che ne diventa la moglie dopo esserne stata, per la legge, l’abusatrice.
Non è questa, tuttavia, la storia che Todd Haynes vuole raccontare, né è interessato a dare suoi giudizi personali. Lascia che a guardare e ad analizzare Gracie ci sia una figura di mediazione, Elizabeth, con tutte le zone d’ombra che anche lei – cinica ed egoista, dietro le lenti scure dei suoi occhiali da diva – mostra alla macchina da presa.
L’equilibrio delle forze di May December si gioca quindi sulla determinazione di Gracie a non rompere l’idillio di finta ingenuità su cui la sua vita è costruita e il bisogno di Elizabeth di decostruire tutto, infilarsi e strisciare come un serpente in una vita altrui e nutrirsene per il suo personaggio.
Moor, Portman e Melton, un cast (e un triangolo) straordinario
Moore e Portman riescono a rendere visibili, uno dopo l’altro, tutti gli strati della complessità e dell’oscurità dei loro personaggi, tutte le gabbie di apparenze che – in modi diversi – intrappolano entrambe e che Haynes rappresenta bene chiudendole sempre dentro cornici e specchi. Una di fronte all’altra, una il riflesso dell’altra.
Fra loro, emerge la piccola stella di Melton, che dalla televisione fa il grande salto al cinema da Festival e – sorpresa! – tiene testa a due delle migliori attrici contemporanee. Più che promosso, è probabile che May December concorrerà alla stagione americana dei premi.
Edit: May December dal suo debutto a Cannes ha ottenuto una candidatura al premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale, quattro nomination ai Golden Globes e cinque nomination agli Independent Spirit Awards. Charles Melton all’inizio della stagione dei premi ha avuto diversi riconoscimenti – vincendo anche come miglior attore non protagonista ai Gotham Awards – prima di uscire dalle ultime cinquine dei premi maggiori, dominate da Robert Downey Jr. per Oppenheimer.