Bobi Wine: The People's President, candidato agli Oscar 2024 come miglior documentario
Bobi Wine: The People's President, candidato agli Oscar 2024. Courtesy of Nat Geo/Disney+

C’è un filo rosso che collega tutti i cinque documentari candidati all’Oscar 2024. Storie da tutto il mondo (di fatto più “internazionali” dell’apposita cinquina) sono sorprendenti esempi di declinazione del cinema: dal reportage giornalistico alla sperimentazione meta-narrativa.

Li abbiamo visti tutti e possiamo dire che sì, sono il vero gioiello nascosto di questa 96ª edizione degli Academy Awards, indipendentemente da chi porta a casa la statuetta.

Ve li raccontiamo.

Oscar 2024 al miglior documentario

20 Days in Mariupol

Cinema e giornalismo, giornalismo e cinema. Sono due mondi che si raccontano a vicenda e si intersecano già dallo storico Quarto Potere. Quando si parla di guerra, scivolano uno dentro l’altro, diventando mezzo e fine allo steso tempo. Lo dimostra Mstyslav Chernov, che dopo aver vinto il Premio Pulitzer per la copertura dell’invasione russa in Ucraina, con le stesse immagini concorre a tutti i più grandi premi cinematografici della stagione, Oscar compresi. 20 Days in Mariupol è un film violentissimo.

20 Days in Mariupol. Courtesy of Cbs/AP

Fa male, malissimo, minuto dopo minuto. Chernov lo sa e per questo non spegne la sua macchina da presa, nemmeno di fronte alle scena più dure. Riprende morte e distruzione. Riprende la violenza cieca degli attacchi russi sui civili. Lo fa affinché nessuno possa nascondersi dietro l’indifferenza, affinché nessuno possa dire “non lo sapevo” o “l’ho dimenticato”.

Bobi Wine: The People’s President

Meno “violento” e più politico è il racconto su Bobi Wine, artista dell’afrobeat, candidato alle presidenziali in Uganda contro il presidente-dittatore Museveni. Con la sua parabola dell’eroe è forse il film più “classico” della cinquina, perché ha un protagonista per cui tifare e una missione da raccontare.

Entusiasmante, coinvolgente e molto complesso da realizzare (le riprese si svolgono nel corso di sei anni, Covid compreso), è la storia di un uomo ma anche quella del suo Paese. Sullo sfondo resta infatti l’Uganda, su cui l’Occidente grazie agli Oscar apre gli occhi forse per la prima volta. I registi Moses Bwayo e Christopher Sharpe, più che la statuetta, sperano di creare maggiore consapevolezza. Basterà un film per cambiare il corso della Storia?

Disponibile su Disney+

Four Daughters (Quattro Figlie)

Già miglior documentario di Cannes 2023, Quattro Figlie (Four Daughters) di Kaouther Ben Hania è un gioco di specchi affascinante e in parte anche terrificante. Serve tempo per entrarci dentro, per capire cosa sta realmente raccontando, perché è così che vuole la regista. Il film è infatti un intreccio di diversi piani narrativi, fra la realtà, i ricordi e la messa in scena semi-teatrale. Di quattro figlie, Olfa ne ha perse due, le maggiori, inghiottite dalla propaganda dell’Isis.

Per raccontare la loro storia (e la spaccatura che si crea all’interno della famiglia) è necessario prenderne le distanze, filtrarla attraverso uno sguardo diverso. È così che Olfa si sdoppia, affidando le sue memorie a un’attrice professionista (Hend Sabri) e le due figlie rimaste tornano a dialogare con le figlie scomparse, le sorelle, attraverso altrettante attrici. È un’esperienza dolorosa, in ogni sua rivelazione, ma davvero unica nell’offerta cinematografica dell’anno.

In arrivo al cinema a giugno

The Eternal Memory

Nel film di Maite Alberdi torna ancora il giornalismo, sotto una forma non violenta come 20 Days in Mariupol, ma con la stessa funzione: la custodia della memoria. È una storia d’amore, quella di Augusto e Paulina. Non è, tuttavia, una storia d’amore qualsiasi. Prima di tutto perché Augusto ha l’Alzheimer. Senza Paulina non riuscirebbe forse nemmeno a ricordare il suo nome, ma l’amore per lei resiste, più forte della malattia, a ricordargli chi è.

The Eternal Memory. Coursey of I Wonder Pictures

In secondo luogo, Augusto e Paulina non sono persona qualsiasi. Lui è Augusto Góngora, storico giornalista cileno, volto della resistenza contro Pinochet. Lei è l’attrice Paulina Urrutia, anche ex ministro della Cultura nel Cile democratico. L’esercizio di memoria che Góngora compie ogni giorno, con l’aiuto di Urrutia, sua moglie, allora acquista anche un senso ulteriore. Lui, che è stato protagonista e testimone, attraverso il suo lavoro di cronista e di giornalista culturale, della rinascita del suo Paese, affida adesso al pubblico il compito di custodire tutto. E non spegnere il fuoco che lui stesso sentiva, che sente ancora adesso, nonostante tutto.

Disponibile sulle piattaforme streaming a noleggio

To Kill a Tiger

È il documentario più convenzionale dei cinque, To Kill a Tiger, per come Nisha Pahuja decide di girarlo, non per quello che rappresenta, per l’India, per le donne, per il mondo intero. C’è molta macchina fissa, ad ascoltare diverse voci e diverse testimonianze; nomi e didascalie in sovrimpressione che si associano ai volti e un percorso da seguire senza intervenire, come una mosca sul muro. La storia è quella di un padre che cerca giustizia per la figlia. Kiran, nome di fantasia, oggi ha circa 20 anni e ha scelto di mostrare il suo volto, ma all’epoca dei fatti raccontati – dello stupro di gruppo di cui è stata vittima – ne aveva solo 13.

Sembra una lotta invincibile, quella di un uomo che vuole “uccidere la tigre da solo”, metafora che usa per descrivere l’impresa quasi impossibile di ottenere giustizia. Nel villaggio del nordest dell’India dove vive, infatti, nessuno ha difeso Kiran l’ha difesa o ha preso le sue parti, nonostante tutti conoscessero i nomi dei tre uomini coinvolti. Qualcuno ha pure cercato di convincerla a sposare un suo stupratore. La scelta di Kiran e del padre è quindi una scelta coraggiosa, che va contro le convenzioni della società e rende To Kill a Tiger un film prezioso ma emotivamente complesso da affrontare e che sa bene di esserlo. Non è solo un inno alla resistenza (femminile e non solo), ma una decisa rivendicazione del bisogno alla rieducazione (maschile).

Disponibile su Netflix

V.V.

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