Paolo Buggiani (Roma) 07-11-22. Foto di Marco Waldis
Paolo Buggiani (Roma) 07-11-22. Foto di Marco Waldis

Paolo Buggiani (Castelfiorentino, 1933) è uno di quei rari artisti cui sembra l’energia non finisca mai.

Dagli anni ’50 la sua attività non si è mai interrotta, dall’informale è giunto a New York e alla street art degli anni ’80, conoscendo e lavorando insieme ad artisti quali Keith Haring, Richard Hambleton, Ken Hiratsuka, e proprio per questo è stato spesso definito come uno dei padri italiani di quest’arte ormai tanto riconosciuta quanto snaturata.

Quella di Paolo Buggiani è una street art fatta di performance, di fuoco, di interventi effimeri, dove le scelte dell’artista non scendono mai a patti col mercato, dove ciò che conta è un messaggio di libertà e disobbedienza alla ricerca di un bene superiore. Buggiani segue l’istinto e spesso questa sua indole lo ha fatto scontrare con persone e regole: è un istinto che proprio per definizione disobbedisce, ma questa disobbedienza ha sempre cercato il dialogo con le persone, la sorpresa tra la gente. È una disobbedienza rivolta agli altri, che per sua stessa natura è un messaggio politico e sociale prorompente.

Buggiani diviene anche street artist nel momento in cui capisce l’importanza della strada, quando comincia a utilizzare gli spazi pubblici della città come palcoscenico dei suoi messaggi rivolti a un pubblico estemporaneo.

Le performance di Paolo Buggiani

Le sue performance hanno avuto come teatro innumerevoli luoghi, sia urbani che extraurbani, e si sono espresse nelle forme più svariate: dalle pitture sulla neve agli incendi calibrati delle sue silhouette di fuoco, dall’installazione estemporanea delle sue sculture metalliche alle performance sui pattini in mezzo al traffico.

In questi giorni Paolo Buggiani ha voluto posizionare i suoi coccodrilli metallici sui piedistalli rimasti incompiuti di Ponte Flamino, il ponte voluto negli anni trenta come ingresso monumentale a Roma per chi viene da nord.

Paolo Buggiani (Roma) 07-11-22. Foto di Marco Waldis.

Indossando un elmo metallico che richiama un futuro dio che deve essere ancora scoperto, Paolo porta con sé un piccolo plotone del suo esercito di coccodrilli che già tante volte hanno invaso il terreno urbano di molte città. Sono coccodrilli che guardano al flusso costante di autovetture private che transitano sopra al Tevere e su Roma tutta, un flusso devastante per l’intera città.

Questi coccodrilli sembrano lanciare un monito a queste macchine: “avete reso questa città una giungla urbana e noi ce la riprenderemo riappropriandoci del vostro stesso metallo”.  

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