flightattendant-HBO Max
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The Flight Attendant è la trappola ideale in cui cadere: si presenta con un trailer affascinante e l’idea di un giallo hitchcockiano dalla trama colma di malintesi. Eppure non mantiene le promesse.

Too high, can’t come down
Losing my head, spinnin’ ‘round and ‘round
Do you feel me now?

Britney Spears – Toxic

(Troppo in alto
Non posso scendere
Sto perdendo la testa
Girando intorno e intorno
Mi senti ora?)

Si apre con una cover del pezzo di Britney Spears, Toxic, il trailer di The Flight Attendant, serie TV disponibile su HBO Max e già rinnovata per una seconda stagione (e basata sull’omonimo romanzo del 2018 di Chris Bohjalian). La protagonista interpretata da Kaley Cuoco (tra l’altro nominata come Miglior attrice in una serie commedia o musicale per i prossimi Golden Globes), è appunto un’assistente di volo, e del personaggio di Britney nel celebre videoclip mantiene l’estetica e la possibilità di finire in qualche guaio. Ma il riferimento che ammicca alle tinte pop annega in aspirazioni autoriali che finiscono con l’illudere lo spettatore, dalla sigla fino alla puntata conclusiva.

Echi hitchcockiani bagnati di vodka

Le atmosfere da giallo hitchcockiano pervadono l’idea e lo sviluppo del prodotto, 8 puntate in tutto, ma l’intuizione per una rilettura contemporanea di un gioco di intrecci perfetti si perde in un oceano di sviste dovute ad un’incauta scrittura, che cede a strafalcioni e inesattezze lacerando un’impalcatura che sarebbe dovuta essere inscalfibile.

L’epopea di Cassie, che dopo una notte di sesso con uno sconosciuto, Alex (Michiel Huisman), è destinata a svegliarsi accanto al suo cadavere insanguinato, è l’incipit perfetto per un gioco della caccia al colpevole. E l’inizio di apparizioni dell’uomo nelle visioni immaginarie della donna.

The Flight Attendant – HBO Max

Piacevole in un primo momento, quando la narrazione sul filo del rasoio attira e cattura, si perde però nello sviluppo. Il ritmo estremamente concitato scandisce le linee narrative che si intersecano e, molte volte, si scontrano producendo risoluzioni illogiche sia per la trama che per i personaggi. Del grande maestro mantiene qualche influenza: le inquadrature di Vertigo, i tempi di Caccia al Ladro, la violenza di Psycho, ma sono ispirazioni che si annacquano in un mix di eccessi volutamente kitsch (come uno split screen persistente che già dopo i primi momenti di suspence infastidisce senza fornire giustificazioni sensate).

The Flight Attendant vorrebbe essere una dark comedy con originali escamotage estetici e narrativi. Dettagli eleganti che portino lo spettatore nella mente della donna in fuga dalle accuse di omicidio, mostrandone i controsensi e il passato drammatico. Purtroppo, è un incalzante preludio dalla forma glamour che si risolve in un una formula ripetitiva di azioni sbagliate nel momento sbagliato, affastellate una sopra l’altra fino alla saturazione.

Quanto è difficile togliersi i panni di Penny

Protagonista indiscussa è Kaley Cuoco nel ruolo della bellissima Cassie Bowden, catapultata involontariamente in un labirinto di inseguimenti e false identità. Peccato non poter fare a meno di associarla ad una Penny (Big Bang Theory) con gli attacchi d’ansia e la fedina penale a rischio.

Il personaggio che le hanno cucito addosso estremizza alcuni tratti propri della bionda avvenente amica dei nerd esasperandone qualsiasi dettaglio. Il problema è l’inevitabile impoverimento della caratterizzazione, con derive più ridicole che comiche. Perché se non fosse abbastanza chiaro che la donna abbia problemi di alcol, gli autori non fanno che insistere su tracannamenti di così tante bottiglie di vodka da perderne il conto, e viaggi nel profondo dell’Io venati da spietate ovvietà.

The Flight Attendant – HBO Max

Cassie scappa dall’omicidio di Alex e da qualsiasi confronto, perché non ha mai fatto i conti col suo passato e – SPOILER – solo nell’ultima puntata si ferma a pensare concedendosi un momento di calma. I suoi occhioni sbarrati sono da amore a prima vista, ma non sono abbastanza per elevare una buona idea a qualcosa di nuovo.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.