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The Green Knight, Distribuito da A24, Amazon Prime Video

Film attesissimo, distribuito negli Stati Uniti la scorsa estate, The Green Knight di David Lowery arriva in streaming sulla piattaforma Amazon Prime. Il racconto epico alla base dell’interpretazione di Lowery viene riportato in una narrazione allegorica dall’alto impatto visuale: la luminosità sommessa e i tempi volutamente dilatati lasciano però forse troppo in sospeso un’incisività che non arriva mai.

Non credo di sbagliare, però, affermando che tale errore sia insito unicamente nelle aspettative di chi guarda, mentre il film è fedele, quasi in tutto, al testo. Fedele in una modalità che travalica gli eventi e i personaggi, per arrivare fino alle atmosfere e al senso più profondo della forma (del poema).

The Green Knight, Distribuito da A24, Amazon Prime Video

L’elaborazione del racconto epico

L’atmosfera che ci accoglie è fumosa e presagisce un lento declino che si legge sui volti dei sovrani, nel buio dell’incertezza del futuro. Gawain (Dev Patel) si sveglia in un bordello la mattina di Natale e torna a casa, da sua madre Morgana, prima di recarsi ad una festa al cospetto del Re, a Camelot. Gawain è il nipote di Artù, e invitato da lui stesso, gli siede al fianco, ma non ha nulla da raccontargli, nessuna prode azione o folle avventura.

Il Re e la Regina sono per Lowery stanchi e sbiaditi, come qualcosa che sta lentamente per sgretolarsi. Nella loro esausta gentilezza siedono sul trono, quasi immobili. A differenza del poema medievale da cui è tratto, Sir Gawain and the Green Knight, risalente al quattordicesimo secolo, il giovane non è ancora un cavaliere della Tavola Rotonda.

Il suo destino di gloria, sotto forme da cui non ci si aspetta che qualcosa di brutto, irrompe nella celebrazione. A cavallo, nella sala dove si festeggia, entra un cavaliere verde ed imponente. Il suo corpo “vivo” è composto da foglie e rami, e si contrappone alla fragile morte dorata di quel banchetto. Il cavaliere misterioso lancia una sfida: chiunque riuscirà a sferrare un colpo su di lui ne ricaverà la sua ascia, a patto però che dopo un anno esatto il vincitore si rechi alla Cappella Verde per subire lo stesso colpo. La magia è legata al suo essere, e ne veniamo a conoscenza proprio perché contemporaneamente, Morgana sta mettendo in atto un sortilegio.

Gawain accoglie la sfida, il Re gli presta Excalibur, unico dettaglio splendente della scena. Sebbene suo zio gli abbia ripetuto che è un gioco, il giovane decapita il cavaliere. In un impeto di esibizione della propria forza vince la sfida, davanti ai suoi occhi però il cavaliere si rialza, riprende la propria testa e lo saluta con una promessa.

Partire dal testo ripercorrendone i vuoti e i silenzi

L’anno che il film si lascia trascorrere addosso è più veloce del viaggio di Gawain, in cerca della Cappella Verde. Arriva in fretta quindi dicembre dell’anno seguente e il ragazzo deve andare incontro al proprio destino, prendendosi le proprie responsabilità. Ciò che desidera è diventare un cavaliere e tale obiettivo lo spinge nella foresta.

L’approccio estremamente coerente del regista cede solo per alcuni dettagli, soprattutto visivi, che Lowery rielabora sapientemente per ricreare una suggestione che sia onirica e perturbante, ma anche giustamente allegorica e rispettosa del senso principale. Il percorso di Gawain è scandito in tappe, prove da superare che non sembrano tali eppure ne testano la cavalleria e la lealtà.

Il racconto epico diventa una parabola disorientante in cui ogni scelta è fondamentale per il suo futuro. Come una continua illusione fumosa, appartenente ad un sogno o ad un’allucinazione, Gawain trova le prime difficoltà e affonda dentro le sue insicurezze. Il mondo naturale lo avvolge mentre si destreggia per arrivare in tempo, quello degli spiriti ne testa i valori: la decapitazione lo terrorizza, e simbolicamente torna come ossessione del fallimento.

La regia e le visioni di David Lowery

Per due ore la regia di David Lowery dipinge scenari magici ed evocativi. Seguiamo Gawain in un viaggio al centro di sé stesso, fino alla dimora del Cavaliere Verde, che lo attende per decretarne l’avvenire. Il contrasto tra elementi pagani e rigore regale è per Lowery affascinante, e riesce a trarne immagini di una bellezza innegabile.

Il testo non è solo un monito ma materia essenziale da cui muoversi con grazia. The Green Knight è un film che in apparenza delude, per il suo sviluppo misterioso, eppure fornisce ciò che lo spettatore non si aspettava. Non colpisce con incisività perché non intende farlo, ha solo voglia di raccontarci un’avventura, donandocene la vera prospettiva.

Come una storia narrata ad alta voce all’ascoltatore, le parole emergono dai silenzi, e la forma è rispettata e celebrata.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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