Una Storia Nera di Leonardo D’Agostini, foto di Stefano Delìa. 01 Distribution
Una Storia Nera di Leonardo D’Agostini, foto di Stefano Delìa. 01 Distribution

Una storia nera, che fa rima con una storia vera; drammaticamente verosimile, elegantemente misteriosa. Si tratta del nuovo film di Leonardo D’Agostini (Nastro d’Argento 2019 come Miglior regista esordiente per Il Campione), tratto dal romanzo omonimo di Antonella Lattanzi (qui anche sceneggiatrice con D’Agostini e Ludovica Rampoldi).

Un intreccio accurato per risalire all’origine della violenza, e alla rivelazione di una morte ambigua, quella di un padre di famiglia prevaricatore e geloso, nonché della presunta colpevolezza di una moglie. Le indagini conducono a molteplici interrogativi, la storia raccontata è più che nera; si perde nella notte di una sparizione avvolta dal sangue, in un racconto che proprio nella sua ambiguità riesce a conquistare lo spettatore, merito di una scrittura dove tutto funziona, senza però essere troppo prevedibile.

Quello che leggiamo sui giornali

Tutti sanno che prima o poi nella famiglia Mattei scoppierà una tragedia, un drammatico punto di non ritorno annunciato da decenni. Ne sono consapevoli i due figli più grandi, Nicola e Rosa (Andrea Carpenzano e Lea Gavino) e Carla (Laetitia Casta), la moglie di Vito (Giordano De Plano), maltrattata, picchiata e stuprata da quando ha memoria del suo matrimonio. Le vicende che si consumano tra le mura della casa (in cui vive anche la figlia più piccola Mara) sono indicibili e spaventose, provengono dalla concezione malata di un uomo convinto di poter controllare la donna che lo ha sposato. Non c’è nulla di nuovo in questa storia nera, ne leggiamo quotidianamente sui giornali: l’attualità si riempie di violenza, femminicidi, diseducazione affettiva sfogata con omicidi e pestaggi.

Per questo proviamo un brivido di rivalsa quando, in seguito al ritrovamento del corpo di Vito, Carla si dichiara colpevole. Dopo l’ennesima aggressione, nonostante i due si siano ormai separati da qualche tempo, l’uomo torna a stabilire le sue regole, ma stavolta la reazione della sua vittima sarà decisiva.

Ogni scelta intrapresa dal regista e dalle sceneggiatrici conduce al racconto della ribellione di una donna ormai stanca di vivere nella paura, ma la verità rappresentata ha bordi frastagliati, si contamina al dubbio, rende torbida la risoluzione del caso portandoci più volte, volutamente, fuori strada. Durante il processo, che ci rimanda subito ad Anatomia di una caduta, il thriller di Justine Triet che ha fatto innamorare pubblico e critica, il personaggio di Carla, aggredito e sbiadito, è il simbolo di una voce che ha scelto, esausta, di urlare il suo dolore. Quella voce rimbomba fin troppo forte come già sentita e sottovalutata, abitualmente non ascoltata dalle autorità, messa a tacere, ed è questa la parte più spaventosa del film: il fatto che a storie così abbiamo fatto l’abitudine.

I personaggi di un teatro malsano

A fare da contorno all’indagine e al teatro di colpe e bugie sono i figli di Carla, mai toccati dal padre, proprio per questo costantemente combattuti e incerti. Ma mentre Nicola, più grande e più disincantato, prende le redini della famiglia quando tutto sembra perduto, cercando di sopperire alle mancanze di quello che è sempre stato un genitore manipolatore e violento, Rosa subisce il peso del sospetto, non sa se credere alla deposizione della madre, come non sa gestire la portata degli effetti della sua infanzia malsana, che ora si riflettono anche sulla sorella più piccola.

Ad orchestrare la sinfonia di ombre calate su uno scenario familiare in declino sono le interpretazioni di Laetitia Casta e Andrea Carpenzano, a cui crediamo dal primo all’ultimo istante. Il controllo dell’equilibrio perverso in cui stanno scivolando viene mantenuto grazie alla fermezza dei loro personaggi, così veri, sofferti, imperfetti, da convincerci totalmente.

Il loro legame è stato forgiato da anni di sopportazione, urla e crudeltà, che Nicola riconosce ormai come una pericolosa parte di sé, una parte che teme ma che al tempo stesso lo rende fermo nelle proprie scelte. Il suo personaggio cerca di rimettere insieme i pezzi, riflettendo su cosa significhi essere l’uomo di casa, provando a salvare prima chi ama, poi sé stesso.

Una Storia Nera di Leonardo D’Agostini, foto di Stefano Delìa. 01 Distribution

In breve

Una storia nera è un film volutamente combattuto tra valutazione del bene e del male, come tra quello di amore e autodistruzione. Senza mai eccedere si muove su un terreno problematico, uscendone con grazia, scegliendo con cura ogni dettaglio, compreso il cast. Ci desta dal torpore di notizie di cronaca onnipresenti, mostrandoci il retroscena e la possibilità di rompere il meccanismo che le attiva, e lo fa con classe e gusto noir.

Nel cast ci sono anche Cristiana Dell’Anna, Mario Sgueglia, Licia Maglietta e Davide Mancini.

Una storia nera è prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia con Rai Cinema, e distribuito da 01 Distribution. Continua a seguire FRAMED anche su Facebook e Instagram.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.