Willem Dafoe in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.
Willem Dafoe in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Manca pochissimo all’uscita nelle sale italiane di Poor Things (Povere Creature!): il nuovo film di Yorgos Lanthimos sarà al cinema dal 25 gennaio; presentato a Venezia 80 (dove ha vinto il Leone d’oro al miglior film), si è aggiudicato anche due Golden Globe e un Critics’ Choice Award ad Emma Stone come Miglior attrice. Tratto dall’omonimo romanzo del 1992 di Alasdair Gray, è uno degli eventi cinematografici più attesi del 2024, per questo Willem Dafoe, che nel film interpreta Godwin Baxter, risponde alle domande della stampa in occasione di un incontro speciale.

Chi è Godwin Baxter

L’attore viene da una famiglia di medici, è cresciuto in continuo contatto con strumenti chirurgici, ospedali. Da adolescente accompagnava suo padre nel giro di visite nella clinica in cui lavorava, oltre a fare il portiere nella stessa clinica: era continuamente immerso nei laboratori, nella medicina, nella malattia, nelle cure, proprio negli anni della sua formazione personale. In Poor Things interpretare un medico ha stabilito subito un legame particolare con il film.

Mentre per la maggior parte delle persone l’idea di stare male o di doversi recare in un ospedale è un qualcosa che fa estremamente paura, per me è legato ad una specie di ritorno in famiglia, trasmette un senso di fiducia.

Willem Dafoe

Godwin Baxter è un dottore, uno scienziato, riesce a resuscitare una giovane donna, se ne prende cura ma ne determina anche l’esistenza, finché non sarà lei a plasmare autonomamente la sua vita.

Lo scienziato interpretato dall’attore nel film di Lanthimos genera la vita, con la sua creazione Bella, e sebbene l’ispirazione a Frankenstein sia evidente, il risultato è completamente diverso e distante: nella storia di Frankenstein il mostro è un essere che suscita repulsione nel suo creatore, mentre nel caso di Poor Things la creatura creata da Godwin è un’entità della quale il suo personaggio quasi si innamora; fondamentalmente sta dando a Bella una seconda chance, fornendola contemporaneamente anche a sé stesso.

Il mio personaggio crede profondamente nella scienza, e crede che questo possa essere un altro modo per avere lui stesso una seconda vita. La sensazione che si ha è che sia qualcosa di non ortodosso e non etico, ma per lui è qualcosa di generoso, di positivo, di entusiasmante.

Willem Dafoe

Sembra che Dafoe, che si è appena conquistato una stella sulla Hollywood Walk of Fame, sia destinato a rapportarsi con personaggi come questa sorta di Dio sfigurato, estremamente condizionato dalle circostanze in cui si trova, simpatico in qualche modo, devoto alla scienza e volto alla possibilità di un nuovo inizio con Bella.

Willem Dafoe in POOR THINGS. Photo by Atsushi Nishijima Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Poor Thing: la visione di Lanthimos e la protagonista Emma Stone

A proposito della sua interpretazione, Willem Dafoe tiene a sottolineare quanto Lanthimos sia bravo nel creare i mondi che intende raccontare: quello di Poor Things in particolare viene da un testo di partenza molto forte, è una realtà in cui gli attori possono entrare, sta a loro abitarlo, senza che il regista fornisca particolari direzioni, e questo perché è praticamente tutto pronto. La grande forza è sicuramente la presenza di una protagonista come Emma Stone, il resto del cast è al servizio della sua evoluzione come personaggio e come donna.

Poor Things esprime una liberazione personale attiva, che vediamo attraverso gli occhi di una donna, Bella Baxter. Il film gira totalmente attorno a lei, e Lanthimos ha con Emma Stone un rapporto speciale di grandissima vicinanza, è la sua musa. Lavorare con Emma Stone è bellissimo perché non ha atteggiamenti da diva, è una persona molto flessibile ma soprattutto un’attrice di grande talento, quindi è stato un set molto felice

Willem Dafoe

Tutti i lavori dell’attore sono connessi dal rapporto con registi che hanno visioni uniche: tra i tanti, David Lynch, David Cronenberg, Lars Von Trier e ora Yorgos Lanthimos.

I registi per me sono estremamente importanti, perché come attore è fondamentale potermi dare, concedermi, nelle mani di una persona che abbia una visione forte. E quello che mi piace molto è appunto avere a che fare con qualcuno che abbia una visione chiara, capace di spiegarla. Cerco di farla mia, non deve essere qualcosa che mi risulti immediatamente chiaro, l’importante è che mi muova verso di esso, trasformandolo per creare quella che è la vita interiore del personaggio che sto cercando di costruire.

Willem Dafoe

A proposito di tutti quei ruoli ancora da interpretare, magari sognati o desiderati, Dafoe afferma di avere una serie di desideri, che di fonte a progetti reali però in un certo senso si completano o svaniscono: quello che ama più di ogni altra cosa, e in cui riesce a dare il meglio sé come attore, è il confronto con gli altri durante il processo di creazione del personaggio, che è di gran lunga migliore del limitarsi ad avere una preferenza in merito a dei ruoli.

La bellezza sta proprio nel creare il personaggio, perché se da una parte siamo sempre noi, non si può ovviamente scomparire, al contempo è come se ci mettessimo da parte, riuscendo a dare spazio alla vita di qualcun altro.

Willem Dafoe

Ora non vi resta che andare al cinema e scoprire Poor Things in tutte le sue magnifiche sfaccettature, racconto di un mondo di povere creature e nuove consapevolezze.

Continua a seguire FRAMED! Siamo anche su FacebookInstagram Telegram.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui