65 - Fuga dalla Terra. Sony Pictures. Warner Bros. Entertainment Italia
65 - Fuga dalla Terra. Sony Pictures. Warner Bros. Entertainment Italia

65 – Fuga dalla Terra è il thriller fantascientifico scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods (che hanno già lavorato insieme a A Quiet Place) e prodotto, tra gli altri, da Sam Raimi. Rilasciato negli Stati Uniti il ​​10 marzo 2023 arriva nelle nostre sale mostrandoci un intrattenimento minimale che rasenta le narrazioni vintage, ma senza intuizioni brillanti.

Lost in Space

Alcuni titoli di testa ci dicono subito che molto prima della comparsa degli uomini sulla Terra altri esploratori viaggiavano per lo spazio. Un pilota, Mills, (Adam Driver), che vive con moglie e figlia su quello che sembra essere un luogo ospitale bagnato dal mare, deve partire per un lungo periodo. Non vorrebbe, principalmente lo fa per denaro, affinché sua figlia possa essere curata dalla malattia che non viene mai rivelata.

Abbiamo pochissimo tempo per affezionarci al rapporto tra loro, in qualche minuto l’uomo interagisce teneramente con la compagna, gioca sulla spiaggia con la bambina, e in un cambio scena è già nello spazio.

Mentre Mills è in viaggio (e sta trasportando vari passeggeri protetti in capsule criogeniche), una pioggia di asteroidi colpisce l’astronave, la quale si spezza praticamente in due, e cade su un pianeta che ha tutte le carte in regola per essere un luogo ostile alla sopravvivenza. Assieme a lui l’unica superstite è una bambina di circa 10 anni, Koa (Ariana Greenblatt), la quale non capisce la lingua di Mills e inizialmente ne è spaventata.

L’intuizione narrativa che attira lo spettatore affamato di fantascienza nella rete è che quel pianeta popolato da rettili giganti è la Terra, 65 milioni di anni fa, e l’asteroide che ha causato l’incidente non è altro che un minimo frammento di ciò che sta per abbattersi sulla sua superficie. L’unica possibilità per i due di salvarsi è raggiungere la parte dispersa del veicolo e con quello ripartire verso la casa di Koa, la destinazione originale. Ma il viaggio, o il racconto, che conduce all’obiettivo è molto meno avvincente delle premesse.

65 – Fuga dalla Terra. Sony Pictures. Warner Bros. Entertainment Italia

Come in un libro sci-fi degli anni ’50

65 – Fuga dalla Terra opta per un registro privo di fronzoli, ricorda inizialmente ponderate scelte letterarie sci-fi d’epoca e pare seguire un elegante filo di suspense (come in un romanzo Urania di metà anni ’50). Prevede pochi dialoghi e stabilisce un delicato contatto tra uomo e bambina, quasi a ricordarci che quel rapporto padre-figlia perso per entrambi si sta ricreando anche senza parlare la stessa lingua.

Il problema è che come non c’era stato modo di legarsi alla figlia di Mills, della quale porta dietro fotografie futuristiche e video da caricare per assistere a proiezioni tridimensionali, non ci leghiamo ai due protagonisti. E se nell’assetto limitato da puntata di The Twilight Zone si toglie l’inventiva geniale aggiungendo una serie di sequenze alla Jurassic Park (ma senza guizzi brillanti) e un mood che è più da videogioco (noioso) che da film di fantascienza coinvolgente, anche l’interpretazione di Adam Driver e i T-Rex non bastano a risollevare la situazione.

Ciò che doveva essere un’epica impresa per la salvezza è più un percorso ad ostacoli senza grandi colpi di scena.

In breve

Se vi bastano un po’ di Adam Driver scapigliato e paterno e qualche dinosauro è il film ideale per un disimpegnato pomeriggio di visione. La durata di poco più di 90 minuti non pesa e vi porta dal punto A al punto B senza troppi intoppi. Se cercate qualcosa che vi faccia sentire come “l’ultimo uomo (o donna) sulla Terra”, anche se non sapete ancora che quella è la Terra, recuperate un paio di romanzi realmente vintage su Ebay.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.